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- Assegno mensile iniziale di 10.000 euro per il figlio.
- Allegri chiese di dimezzare l'assegno a 5.000 euro.
- Il 35% dei versamenti non era per il mantenimento del figlio.
La Cassazione mette la parola fine alla battaglia legale tra Allegri e Ughi
Dopo otto anni di controversie legali, la Corte di Cassazione ha emesso una sentenza definitiva nel caso che vedeva contrapposti l’ex allenatore della Juventus, Massimiliano Allegri, e la sua ex compagna, Claudia Ughi. La Suprema Corte ha rigettato il ricorso presentato da Allegri, confermando l’assoluzione di Ughi dalle accuse di appropriazione indebita e violazione degli obblighi familiari. Questa decisione segna la conclusione di una vicenda complessa e delicata, che ha sollevato importanti questioni riguardanti il mantenimento dei figli e la gestione delle risorse economiche all’interno delle famiglie allargate.
La vicenda ha avuto inizio nel 2017, quando Allegri e Ughi si sono separati consensualmente. Un ammontare mensile di 10.000 euro era quanto stabilito per il sostentamento del figlio di undici anni; importo proporzionato al tenore di vita che il reddito dell’allenatore, allora valutato attorno ai 7 milioni di euro annuali, poteva garantire. Tuttavia, nel maggio 2019, Allegri ha chiesto al tribunale di dimezzare l’assegno a 5.000 euro, adducendo una situazione di “disoccupazione” nonostante una liquidazione di 7,5 milioni di euro e un patrimonio immobiliare considerevole. Il tribunale ha respinto la richiesta, ritenendo che le risorse accumulate da Allegri fossero sufficienti a sostenere l’assegno originario.
L’accusa di appropriazione indebita e la difesa di Claudia Ughi
Nell’escalation della contesa, a luglio del 2022, Allegri ha formalizzato una denuncia contro Ughi per appropriazione indebita aggravata, contestando anche la violazione degli obblighi di assistenza familiare. L’allenatore accusava l’ex compagna di aver utilizzato 210.000 euro sui 600.000 versati in quattro anni per scopi diversi dal mantenimento del figlio, tra cui il pagamento delle rette universitarie della figlia maggiore di Ughi, l’acquisto di un immobile a Livorno e investimenti in fondi. La Guardia di Finanza ha condotto un’indagine approfondita, analizzando 1872 movimenti bancari e verificando la corrispondenza tra le spese documentate e le finalità dichiarate. L’investigazione ha rivelato che una porzione dei versamenti, quantificabile nel 35%, è stata indirizzata verso attività non direttamente correlate alle esigenze di mantenimento del figlio.
La difesa di Claudia Ughi, affidata agli avvocati Davide Steccanella e Paolo Davico Bonino, si è basata su tre argomentazioni principali: i “bisogni familiari” includono anche il sostegno alla figlia maggiore in difficoltà economica; l’investimento immobiliare era una misura di stabilizzazione abitativa durante la pandemia; non c’è stato arricchimento personale, tutti i fondi sono stati utilizzati per il nucleo familiare allargato. Il Tribunale di Torino ha assolto Ughi nel dicembre 2022, con la formula piena “perché il fatto non sussiste”. Nell’aprile 2024, la decisione venne ratificata dalla Corte d’Appello, la quale aggiunse che gli accordi del 2017 non ponevano limiti all’utilizzo dei fondi oltre alla copertura delle spese fondamentali.

La decisione della Cassazione e le sue implicazioni
La Corte di Cassazione ha confermato le sentenze di primo e secondo grado, rigettando il ricorso di Allegri e ponendo fine alla lunga battaglia legale. Il verdetto si fonda sul principio che, in seno a una famiglia, non si possono creare distinzioni tra figli nati da unioni differenti: le somme spese, in assenza di tornaconto personale, sono ripartite equamente per la crescita e il sostegno complessivo della famiglia. Questa sentenza potrebbe avere importanti implicazioni per altre famiglie che si trovano ad affrontare problematiche simili, in particolare quelle con figli nati da relazioni precedenti o successive.
La vicenda Allegri-Ughi solleva interrogativi che vanno oltre il caso specifico: cosa significa “mantenimento adeguato” per figli di genitori con redditi elevati? Quali sono i confini dell’utilizzo dei contributi alimentari all’interno dei nuclei familiari estesi?
Quali responsabilità probatorie gravano sul genitore pagatore in situazioni di presunto utilizzo scorretto dei fondi? La deliberazione della Cassazione potrebbe rappresentare un riferimento per l’indirizzo politico, specialmente per la proposta di legge sulla “Trasparenza negli alimenti”, la quale prospetta la necessità di una rendicontazione trimestrale per somme superiori a 5000 euro mensili.
Un precedente significativo per il diritto di famiglia
La sentenza della Cassazione nel caso Allegri-Ughi rappresenta un precedente significativo nel diritto di famiglia italiano. Essa ribadisce il principio dell’unità familiare, anche in presenza di nuclei allargati e figli nati da relazioni diverse. La Corte ha riconosciuto che il concetto di “mantenimento” non si limita alle strette necessità del figlio, ma può estendersi al benessere complessivo del nucleo familiare, includendo il sostegno ai fratelli e sorelle, soprattutto in situazioni di difficoltà economica. Questa interpretazione amplia la portata degli obblighi di assistenza genitoriale e tiene conto della complessità delle relazioni familiari contemporanee.
La decisione della Cassazione invita a una riflessione più ampia sul ruolo del denaro all’interno delle famiglie separate e sulla necessità di trovare un equilibrio tra le esigenze di tutti i suoi membri. Essa sottolinea l’importanza di una gestione trasparente e responsabile delle risorse economiche, evitando abusi e strumentalizzazioni. La sentenza, inoltre, potrebbe stimolare un dibattito pubblico sulla necessità di aggiornare la legislazione in materia di assegni alimentari, al fine di garantire una maggiore equità e tutela per i figli, indipendentemente dalla loro origine e dalla situazione familiare.
Amici lettori, questa vicenda ci ricorda che il diritto di famiglia è un campo in continua evoluzione, che deve adattarsi ai cambiamenti sociali e alle nuove forme di convivenza. Una nozione base da tenere a mente è che l’obbligo di mantenimento dei figli è un dovere inderogabile dei genitori, sancito dall’articolo 147 del Codice Civile. Una nozione più avanzata riguarda l’articolo 316-bis del Codice Civile, che disciplina le modalità di adempimento dell’obbligo di mantenimento e prevede la possibilità di versare un assegno periodico o di provvedere direttamente alle spese necessarie per il figlio. Riflettiamo su come queste norme si applicano alle nostre vite e su come possiamo contribuire a costruire un sistema più giusto ed equo per tutti i membri della famiglia.