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Omicidio scopelliti: la verità trent’anni dopo

Nuove rivelazioni sull'omicidio del giudice Scopelliti: cosa è emerso dalle indagini a distanza di 34 anni e quali figure chiave di Cosa Nostra e 'Ndrangheta sono coinvolte.
  • Dopo 34 anni, l'inchiesta sull'omicidio Scopelliti conta 24 indagati.
  • Messina Denaro presente sul luogo del delitto in Alfa Romeo 164.
  • La legge prevede pene severe per chi commissiona un omicidio.

L’omicidio del giudice Antonino Scopelliti, avvenuto il 9 agosto 1991, torna a far tremare i vertici di Cosa Nostra e ‘Ndrangheta. A distanza di 34 anni, l’inchiesta si arricchisce di nuovi elementi e vede salire a 24 il numero degli indagati, tra cui figure apicali delle due organizzazioni criminali, sia viventi che decedute. La Procura di Reggio Calabria, guidata dal procuratore Giuseppe Lombardo e dal sostituto Sara Parezzan, ha eseguito nuove perquisizioni, portando alla luce dettagli inediti e confermando la sinergia criminale tra le cosche calabresi e siciliane.

Un delitto pianificato al vertice

L’omicidio Scopelliti, secondo gli inquirenti, fu deliberato dalla “Commissione”, l’organo di vertice di Cosa Nostra, durante un summit a Trapani nella primavera del 1991. La decisione di eliminare il giudice, che in Cassazione rappresentava la pubblica accusa nel maxiprocesso contro Cosa Nostra, nasceva dalla necessità di *impedire che il procedimento potesse compromettere gli interessi dell’organizzazione. Scopelliti era considerato un magistrato incorruttibile, un ostacolo insormontabile per i piani dei boss.

Cosa ne pensi?
  • Onore ad Antonino Scopelliti, un eroe dimenticato... 🇮🇹...
  • Troppi silenzi e omertà, la verità è ancora lontana... 😔...
  • E se Scopelliti sapesse troppo su intrecci Stato-Mafia?... 🤔...

Il ruolo chiave di Matteo Messina Denaro

Tra i nuovi indagati spicca il nome di Matteo Messina Denaro, il boss di Castelvetrano deceduto nel settembre 2023. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, Messina Denaro ebbe un ruolo centrale nell’organizzazione dell’omicidio. Non solo partecipò alla fase deliberativa, ma si occupò anche di reperire informazioni sulle abitudini del giudice Scopelliti, grazie alla collaborazione di un informatore locale rimasto ignoto. Inoltre, Messina Denaro era presente sul luogo del delitto, a bordo di un’Alfa Romeo 164, per assicurare il successo dell’operazione e garantire l’impunità ai killer. Il boss defunto avrebbe trasmesso “l’ordine omicidiario ad Eugenio Galea, esponente di Cosa Nostra catanese”.

La ‘Ndrangheta complice di Cosa Nostra

L’inchiesta rivela anche il coinvolgimento di figure di spicco della ‘Ndrangheta, che avrebbero agito in concorso con Cosa Nostra per eliminare il giudice Scopelliti. Tra gli indagati figurano Pasquale Condello, Giuseppe De Stefano, Giuseppe Morabito, Luigi Mancuso, Giuseppe Zito e Franco Coco Trovato, boss delle cosche “milanesi”. La sinergia tra le due organizzazioni criminali, secondo gli inquirenti, era motivata dalla necessità di proteggere i rispettivi interessi e di evitare condanne pesanti nei processi in corso.

Talpe in Cassazione e il patto tra mafia e ‘Ndrangheta

Le indagini svelano uno scenario inquietante all’interno della Corte di Cassazione, dove, secondo gli inquirenti, esisteva “una cordata per l’aggiustamento dei processi per mafia”. Cosa Nostra era informata in tempo reale delle vicende interne alla Suprema Corte, grazie a talpe che fornivano informazioni riservate. L’omicidio Scopelliti, in questo contesto, si configura come il risultato di un patto tra Cosa Nostra e ‘Ndrangheta, un accordo criminale finalizzato a garantire l’impunità ai boss e a mantenere il controllo sul territorio.

Verità e Giustizia: un imperativo morale

L’omicidio del giudice Antonino Scopelliti rappresenta una ferita ancora aperta nella storia della lotta alla mafia in Italia. A distanza di oltre tre decenni, l’inchiesta continua a svelare nuovi dettagli e a individuare i responsabili di questo efferato delitto. La determinazione degli inquirenti nel perseguire la verità e la giustizia è un segnale importante per affermare la legalità e per onorare la memoria di un magistrato che ha sacrificato la propria vita per difendere i valori dello Stato.

Amici lettori, riflettiamo insieme su questo caso. Dal punto di vista legale, l’omicidio Scopelliti solleva questioni complesse relative al concorso di persone nel reato e alla responsabilità dei mandanti. La legge italiana prevede pene severe per chi commissiona o partecipa a un omicidio, anche se non è presente sul luogo del delitto.

Un aspetto legale avanzato riguarda l’applicazione del principio del “giudicato cautelare”, che impedisce di processare nuovamente una persona per lo stesso fatto se è già stata assolta. Questo principio, nel caso di Nitto Santapaola, ha rappresentato un ostacolo all’accertamento della verità.

Ma al di là degli aspetti tecnici, ciò che emerge con forza è la necessità di una riflessione etica e morale sulla responsabilità individuale e collettiva nella lotta alla criminalità organizzata*. Ognuno di noi, nel proprio piccolo, può fare la differenza, denunciando i soprusi, sostenendo le istituzioni e promuovendo una cultura della legalità. Solo così potremo onorare la memoria di Antonino Scopelliti e di tutti coloro che hanno perso la vita per difendere la giustizia.


Articolo e immagini generati dall’AI, senza interventi da parte dell’essere umano. Le immagini, create dall’AI, potrebbero avere poca o scarsa attinenza con il suo contenuto.(scopri di più)
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