Cosca Scerbo-mannolo: la Cassazione conferma le condanne

La Corte di Cassazione ha emesso sentenze definitive nell’ambito del processo “Big Bang”, confermando la sussistenza della cosca Scerbo-Mannolo, un’organizzazione criminale radicata nella fascia ionica catanzarese. L’operazione, condotta dalla Direzione Distrettuale Antimafia (DDA) di Catanzaro, ha portato alla luce un sistema di estorsioni e usura che ha vessato imprenditori e commercianti locali. Le decisioni della Cassazione segnano un punto fermo nella lotta contro la criminalità organizzata in Calabria, consolidando le indagini e le ricostruzioni effettuate dalla DDA.

Le Condanne e gli Annullamenti

Il verdetto della Cassazione ha reso definitive otto condanne, tra cui quella di Giuseppe Talarico, condannato a otto anni di reclusione per associazione mafiosa dopo essere stato assolto in primo grado. La sua condanna è un elemento chiave nella conferma della struttura e dell’operatività della cosca. Per Mario Scerbo, la cui condanna per associazione mafiosa, usura ed estorsione è stata confermata, la Corte ha annullato la sentenza relativamente alle aggravanti della mafiosità e dell’associazione armata, con rinvio ad altra sezione per una nuova valutazione della pena. Questo significa che, sebbene la sua colpevolezza sia stata accertata, la pena potrebbe essere rideterminata in base alla rivalutazione delle aggravanti. Tra gli altri condannati figurano Martino Sirelli, Leonardo Curcio, Antonio Scicchitano, Volodymyr Nemesh, Mario Falcone e Leonardo Falcone, con pene che variano dai tre ai nove anni e mezzo di reclusione.

Il Contesto dell’Operazione Big Bang

L’operazione “Big Bang”, scattata nel marzo 2021, ha rappresentato un duro colpo per la cosca Mannolo, ponendo fine a un periodo di terrore per molti imprenditori e commercianti attivi tra Botricello, Cropani e Sellia Marina. Le indagini sono partite da un episodio intimidatorio del novembre 2018, quando Volodymyr Nemesh, su ordine dei Mannolo, avrebbe posizionato una tanica di benzina davanti a due bar che si erano rifiutati di acquistare il caffè dalla ditta di Pietruccia Scerbo, moglie di Dante Mannolo. Questo evento ha innescato un’indagine più ampia che ha rivelato un sistema di estorsioni e usura con tassi d’interesse che potevano raggiungere il 150% annuo. Le estorsioni erano sistematiche e miravano a imporre il “pizzo” in occasione delle festività principali.

Le Dinamiche Interne alla Cosca

Le indagini hanno permesso di ricostruire le dinamiche interne alla cosca, evidenziando il ruolo di figure chiave come Alfonso Mannolo, il patriarca del clan, e suo figlio Dante, poi divenuto collaboratore di giustizia. Proprio dalle forniture di caffè imposte da Dante Mannolo sono partite le indagini che hanno portato alla luce il vasto giro di racket e usura. La collaborazione di Dante Mannolo ha fornito un contributo significativo alle indagini, permettendo di ricostruire il sistema estorsivo e di individuare i responsabili. L’uscita di scena di Alfonso Mannolo e la collaborazione di Dante Mannolo rappresentano un cambiamento significativo nella struttura e nell’operatività della cosca.

Implicazioni Legali e Riflessioni Conclusive

La sentenza della Cassazione nel processo “Big Bang” ha implicazioni legali significative. La conferma della sussistenza della cosca Scerbo-Mannolo rafforza la lotta contro la criminalità organizzata e consolida le indagini della DDA di Catanzaro. L’annullamento parziale della condanna di Mario Scerbo, con rinvio per la rideterminazione della pena, evidenzia la complessità del sistema giudiziario e la necessità di valutare attentamente le aggravanti.

Oltre la Sentenza: Un’Analisi Approfondita

Dal punto di vista legale, è fondamentale comprendere il concetto di associazione a delinquere di stampo mafioso, previsto dall’articolo 416 bis del codice penale. Questo reato punisce chi partecipa a un’associazione di tipo mafioso, caratterizzata da metodi di intimidazione e omertà per commettere delitti, acquisire il controllo di attività economiche, o influenzare le elezioni. Un aspetto più avanzato riguarda l’applicazione delle misure di prevenzione patrimoniali, che consentono di sequestrare e confiscare i beni illecitamente acquisiti dalle organizzazioni mafiose, privandole delle risorse economiche necessarie per operare.

La vicenda della cosca Scerbo-Mannolo ci invita a riflettere sul ruolo della società civile nella lotta alla criminalità organizzata. La denuncia degli imprenditori e commercianti vessati dalle estorsioni è fondamentale per spezzare la catena dell’omertà e permettere alle forze dell’ordine di intervenire. Allo stesso tempo, è necessario un impegno costante da parte delle istituzioni per garantire la sicurezza e la protezione di chi denuncia, offrendo un sostegno concreto alle vittime e promuovendo una cultura della legalità e della giustizia.