E-Mail: [email protected]
- Arrestato in Germania Al Buti, accusato di crimini commessi dal 2015.
- CPI pronta al processo, primo procedimento per situazione in Libia.
- Caso Almasri: Italia criticata per mancata collaborazione con la CPI.
- Libia accetta giurisdizione CPI fino al 2027, poi revoca restrizioni.
La <a class="crl" target="_blank" rel="nofollow" href="https://it.euronews.com/my-europe/2025/07/18/arrestato-in-germania-el-hishri-libico-legato-ad-almasri-con-laccusa-di-crimini-contro-lum”>recente cattura di Khaled Mohamed Ali El Hishri, noto anche come “Al Buti”, in Germania, ha riacceso i riflettori sulla complessa situazione libica e sulla cooperazione internazionale in materia di giustizia penale. L’arresto, avvenuto il 16 luglio 2025, è stato prontamente accolto con favore dalla Corte Penale Internazionale (CPI), che ha espresso gratitudine alle autorità tedesche per la loro collaborazione.
Le Accuse Contro Al Buti
Al Buti è accusato di crimini di guerra e crimini contro l’umanità commessi in Libia, in particolare all’interno e nei pressi della prigione di Mitiga, tra il febbraio 2015 e l’inizio del 2020. Durante questo periodo, egli era un alto funzionario del gruppo armato Special Deterrence Forces (SDF/RADA), dove migliaia di persone sono state detenute per lunghi periodi. Le accuse includono omicidio, tortura, stupro e violenza sessuale. La Procura della CPI ha dichiarato di essere pronta per il processo contro El Hishri, sottolineando l’importanza di questo arresto per avviare i primi procedimenti giudiziari relativi alla situazione in Libia dinanzi alla Corte.

- Finalmente un passo avanti per la giustizia internazionale! ⚖️......
- L'Italia ha perso un'occasione, la Germania ne ha approfittato 🇩🇪......
- Ma la CPI è davvero imparziale o è uno strumento politico? 🤔......
Il Caso Almasri e le Tensioni Diplomatiche
L’arresto di Al Buti avviene in un contesto segnato dalle polemiche relative al caso di Almasri, un altro ufficiale libico arrestato in Italia e successivamente rimpatriato, nonostante un mandato di arresto della CPI. Questo episodio aveva suscitato forti critiche nei confronti del governo italiano, accusato di non aver collaborato con la Corte e di aver ostacolato la giustizia internazionale. La Procura della CPI aveva addirittura chiesto il deferimento dell’Italia all’Assemblea degli Stati o al Consiglio di sicurezza dell’ONU. A differenza del caso Almasri, la CPI ha prontamente commentato l’arresto di Al Buti, elogiando la cooperazione delle autorità tedesche. Questo contrasto evidenzia le diverse posizioni adottate dagli Stati membri nei confronti della CPI e della sua giurisdizione.
La Posizione della Libia
La Libia ha avuto un atteggiamento ambiguo nei confronti della CPI. Inizialmente, il Governo di Unità Nazionale (GUN) di Tripoli aveva accettato la giurisdizione della Corte per i presunti crimini commessi nel suo territorio fino al 2027. Tuttavia, successivamente, il governo libico ha rifiutato di consegnare Almasri alla CPI, sostenendo di non aver ricevuto prove a sostegno dei presunti fatti. Inoltre, il ministero della Giustizia libico ha revocato la restrizione procedurale nei confronti di Almasri, ribadendo che la Libia non ha firmato né ratificato lo Statuto di Roma e che nessun cittadino libico sarà consegnato al di fuori della giurisdizione del territorio libico.
Verso un Processo Internazionale?
L’arresto di Al Buti rappresenta un passo significativo verso l’apertura di un processo internazionale sui crimini commessi in Libia. La CPI ha intenzione di procedere contro altre decine di persone coinvolte in tali crimini, e l’arresto di Al Buti conferma che la Corte sta attivamente lavorando per assicurare i responsabili alla giustizia. Se Al Buti verrà estradato all’Aja e processato, ciò potrebbe avere un impatto significativo sulla situazione in Libia e sulla lotta contro l’impunità per i crimini internazionali.
Giustizia Internazionale: Un Equilibrio Delicato
Il caso di Al Buti e Almasri solleva questioni cruciali sulla giustizia internazionale e sulla cooperazione tra gli Stati. La CPI, istituita dallo Statuto di Roma, ha il mandato di perseguire i responsabili dei crimini più gravi di portata internazionale: genocidio, crimini contro l’umanità, crimini di guerra e crimine di aggressione. Tuttavia, la sua efficacia dipende dalla collaborazione degli Stati membri, che sono tenuti a eseguire i mandati di arresto e a cooperare con le indagini.
Una nozione legale di base rilevante in questo contesto è il principio di complementarietà, sancito dall’articolo 17 dello Statuto di Roma. Questo principio stabilisce che la CPI interviene solo quando gli Stati non sono in grado o non hanno la volontà di perseguire i crimini di propria competenza. In altre parole, la CPI non sostituisce i tribunali nazionali, ma agisce come ultima risorsa per garantire che i crimini più gravi non rimangano impuniti.
Una nozione legale avanzata è il concetto di giurisdizione universale, che consente a uno Stato di perseguire determinati crimini, come la tortura o i crimini di guerra, indipendentemente dal luogo in cui sono stati commessi e dalla nazionalità dell’autore o della vittima. Questo principio si basa sull’idea che alcuni crimini sono così gravi da offendere l’intera comunità internazionale e che tutti gli Stati hanno il dovere di perseguire i responsabili.
Riflettiamo: la giustizia internazionale è un equilibrio delicato tra la sovranità degli Stati e la necessità di garantire che i crimini più gravi non rimangano impuniti. La cooperazione tra gli Stati è essenziale per il successo della CPI e per la lotta contro l’impunità. Tuttavia, gli interessi politici e le considerazioni diplomatiche possono spesso ostacolare la giustizia. Il caso di Al Buti e Almasri ci ricorda che la strada verso la giustizia internazionale è lunga e tortuosa, ma che ogni passo avanti è importante per costruire un mondo più giusto e pacifico.