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Scandalo a Milano: grattacieli nel mirino e sogni immobiliari infranti

La disputa legale tra Tar e Cassazione sull'urbanistica milanese lascia acquirenti senza casa e solleva interrogativi sulla certezza del diritto e la tutela dei cittadini.
  • Cassazione: piano attuativo necessario per edifici > 25 metri.
  • TAR Lombardia: ok a edifici alti in aree già urbanizzate.
  • Acquirenti "Residenze Lac" perdono i risparmi: cantiere sequestrato.

Il Contenzioso Urbanistico Milanese: Un Divario tra Giustizia Amministrativa e Penale

Il panorama urbanistico milanese è scosso da un acceso dibattito legale, innescato da un’inchiesta della Procura per presunto abuso edilizio. La questione centrale riguarda l’interpretazione dell’articolo 41 della legge urbanistica 1150 del 1942, in particolare sull’obbligo di un piano attuativo per interventi edilizi in aree già urbanizzate, specialmente in caso di demolizioni seguite dalla costruzione di edifici superiori a 25 metri. Questo scontro interpretativo ha creato una spaccatura tra il Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) della Lombardia e la Corte di Cassazione, sollevando interrogativi cruciali sulla legislazione nazionale e sulla sua applicazione uniforme.

Il caso specifico che ha acceso la disputa riguarda tre grattacieli, con altezze comprese tra i 27 e i 43 metri, eretti nel quartiere “Parco delle Cave” a Milano. Questi edifici hanno sostituito un precedente complesso non residenziale. La società costruttrice ha proceduto presentando una Segnalazione Certificata di Inizio Attività (SCIA) per ristrutturazione edilizia, evitando così la realizzazione di un piano attuativo. L’ufficio della Procura ha messo in dubbio la validità dell’intervento realizzato. Secondo le loro valutazioni, l’«elevazione degli edifici» imponeva di effettuare una nuova stima del «carico urbanistico», servendosi di un piano particolareggiato in conformità con quanto stabilito per gli edifici di recente costruzione.

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  • Che disastro! 😠 Possibile che nessuno......
  • Ma quindi, i grattacieli sono davvero un problema...? 🤔...

La Visione Permissiva del TAR Lombardia

Inaspettatamente, il TAR Lombardia ha dato ragione alla società costruttrice. Stando all’organo amministrativo, nelle zone già interamente urbanizzate, l’edificazione di strutture di elevata altezza è consentita senza necessità di un piano attuativo, purché vengano rispettate determinate condizioni. Nel caso specifico, la vicinanza alla stazione Centrale, in un’area integralmente edificata e dotata di tutte le infrastrutture necessarie, ha portato il TAR a considerare l’intervento legittimo. I magistrati hanno evidenziato che la “presenza di un contesto già definito, accompagnata dal modesto peso insediativo” dell’edificio, ha permesso di bypassare il requisito del piano attuativo. Questa decisione ha aperto la strada a una procedura semplificata con SCIA, in alternativa al permesso di costruire, riflettendo un’interpretazione più flessibile dell’urbanistica milanese, soprattutto nelle aree densamente edificate.

La Rigida Interpretazione della Corte di Cassazione

La sentenza n. 26620 emessa dalla Corte di Cassazione Penale annulla quella precedentemente espressa dal TAR Lombardia, sancendo con chiarezza che *_l’obbligo di pianificazione attuativa si configura come imprescindibile nel caso degli edifici alti oltre i 25 metri._ È indispensabile prevedere una lottizzazione convenzionata, conformemente a quanto delineato nell’articolo 41 della legge n. 1150/1942. La decisione mette in evidenza come il _principio fondante della normativa urbanistica non possa né debba subire deroghe o abolizioni_*, richiedendo quindi un’interpretazione del tutto necessaria e centrale nella sua applicabilità; pertanto, si impone che il calcolo delle opere relative all’urbanizzazione venga realizzato tenendo conto esclusivamente dell’intervento stesso e non considerando se sussista o meno una zona già dotata d’urbanizzazione preesistente.

Le “Residenze Lac”: Un Sogno Infranto e la Frustrazione degli Acquirenti

Parallelamente al dibattito legale, si consuma il dramma degli acquirenti delle “Residenze Lac”, un progetto immobiliare nel Parco delle Cave, promesso come un angolo di New York a Milano. I costruttori avevano convinto gli acquirenti a versare ingenti anticipi, promettendo immobili di pregio con vista su un laghetto artificiale. Tuttavia, il sogno si è trasformato in un incubo: il cantiere è stato sequestrato e la Corte di Cassazione ha stabilito che gli acquirenti dovranno rivolgersi alla giustizia civile per recuperare i loro soldi.

La situazione è drammatica per molte famiglie, alcune delle quali hanno venduto le proprie case per investire nel progetto. Filippo Borsellino, portavoce del comitato “Famiglie sospese”, racconta di persone che hanno perso i risparmi di una vita e si trovano senza un tetto sulla testa. La frustrazione è palpabile, accentuata dalla sensazione di essere stati dimenticati dalle istituzioni. Nonostante le promesse di una vita immersa nel verde, come a Central Park, gli acquirenti si trovano di fronte a un cantiere abbandonato e alla prospettiva di una lunga e costosa battaglia legale.

Conclusione: Verso una Legislazione Urbanistica Chiara e Inequivocabile

Il caso dell’urbanistica milanese evidenzia la necessità impellente di una legislazione nazionale aggiornata e univoca, che elimini le ambiguità interpretative e garantisca certezza del diritto. La divergenza tra TAR e Cassazione, unita al dramma degli acquirenti delle “Residenze Lac”, sottolinea l’importanza di un quadro normativo chiaro e coerente, che tuteli sia l’interesse pubblico alla legalità urbanistica sia i diritti dei cittadini.

Amici, riflettiamo un attimo. La legge, in teoria, dovrebbe essere una bussola che ci guida, non un labirinto in cui perderci. Nel caso dell’urbanistica, una nozione base da tenere a mente è il principio di _prevalenza dell’interesse pubblico_. Questo significa che le decisioni urbanistiche devono bilanciare gli interessi privati con quelli della collettività, come la tutela del territorio e la qualità della vita.

Ma c’è anche una nozione più avanzata da considerare: il _principio di proporzionalità_. Questo principio implica che le restrizioni imposte dalla legge urbanistica devono essere proporzionate all’obiettivo da raggiungere. Si potrebbe affermare che la realizzazione di un edificio non dovrebbe essere bloccata semplicemente per il fatto che eccede leggermente i limiti d’altezza prescritti, sempre che tale superamento non comprometta l’interesse collettivo in modo significativo.

La questione emersa a Milano stimola una profonda riflessione circa la funzione della legge e la sua interpretazione. Ci si deve interrogare sull’effettiva utilità delle norme urbanistiche nei confronti dei cittadini o se tali disposizioni finiscano per diventare strumenti generatori d’incertezza ed ingiustizia. È altresì fondamentale ponderare su quali siano le modalità attraverso cui possiamo contribuire alla creazione di un sistema legislativo più chiaro, giusto e trasparente. Solo così sarà possibile prevenire che gli auspici legati all’acquisto di una casa possano tramutarsi in esperienze angosciose senza fine.


Articolo e immagini generati dall’AI, senza interventi da parte dell’essere umano. Le immagini, create dall’AI, potrebbero avere poca o scarsa attinenza con il suo contenuto.(scopri di più)
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