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- Arrestati due turchi a Viterbo con una pistola calibro 9.
- Boris Boyun, boss della mafia turca, arrestato a Viterbo nel 2024.
- Cassazione blocca l'estradizione di Boyun il 12 marzo.
Il 3 settembre 2025, a Viterbo, un evento ha scosso la tranquilla atmosfera della festa di Santa Rosa. Due cittadini turchi, Baris Kaya, 22 anni, e Abdullah Atik, 25 anni, sono stati arrestati dalla polizia. La scoperta di armi nel loro alloggio – una pistola Browning calibro 9 e una mitraglietta d’assalto Tokarev – ha immediatamente fatto scattare un allarme antiterrorismo. Tuttavia, le indagini successive hanno aperto scenari più complessi, intrecciando criminalità organizzata, faide interne e decisioni giudiziarie controverse.
L’arresto è avvenuto poche ore prima del tradizionale trasporto della Macchina di Santa Rosa, un evento a cui partecipava anche il ministro degli Esteri Antonio Tajani. Per ragioni di sicurezza, le luci della città, tradizionalmente spente per l’occasione, sono rimaste accese, e il ministro Tajani è stato trasferito in una caserma per garantire la sua incolumità. La presenza prevista dell’ambasciatore israeliano è stata annullata per precauzione.
Inizialmente, l’ipotesi prevalente era quella di un attentato imminente. Tuttavia, con il progredire delle indagini, si è fatta strada l’idea di una faida tra gang rivali. Gli inquirenti hanno ipotizzato che i due arrestati potessero essere a Viterbo per assassinare Ismail Atiz, un boss rivale affiliato alla gang Casperlar, arrestato il 25 agosto. Atiz avrebbe dovuto essere portato al tribunale di Viterbo per la convalida dell’arresto, rendendolo un bersaglio vulnerabile.
Il Caso Boris Boyun: Un Boss Conteso tra Italia e Turchia
Al centro di questa intricata vicenda c’è il nome di Boris Boyun, detto Baris, nato nel 1984 a Istanbul. Considerato uno dei boss più influenti della mafia turca, Boyun è stato arrestato a Viterbo il 22 maggio 2024, al termine di un’operazione congiunta tra le autorità italiane, turche ed elvetiche. L’arresto ha portato alla cattura di 19 persone.
Boyun è attualmente detenuto in una località segreta, sottoposto al regime del 41 bis. La Turchia ha richiesto la sua estradizione, supportata dal ministero della Giustizia italiano. Tuttavia, la Corte di Cassazione ha bloccato l’estradizione il 12 marzo, ritenendo che le carceri turche non offrano garanzie sufficienti per la sua sicurezza. La decisione della Cassazione si basa sulla presunta appartenenza di Boyun all’etnia curda e sulla sua dichiarazione di essere perseguitato politico.
La Corte d’appello di Roma aveva precedentemente dato il via libera all’estradizione, ritenendo che Boyun non fosse curdo e che le autorità turche avessero fornito garanzie adeguate sul trattamento che gli sarebbe stato riservato. Tuttavia, la Cassazione ha ribaltato questa decisione, citando rapporti di Amnesty International e altre organizzazioni che denunciano sistematiche violazioni dei diritti umani in Turchia, in particolare nei confronti dei curdi e degli oppositori politici.

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Le Indagini e le Ipotesi sul Movente
Le indagini sull’arresto dei due turchi a Viterbo sono ancora in corso. Gli inquirenti stanno valutando diverse ipotesi, tra cui quella di un attentato sventato, una faida tra gang rivali e un tentativo di liberare Boris Boyun dal carcere. La Procura viterbese ha avviato un’inchiesta per traffico illegale di armi, escludendo al momento qualsiasi connessione con atti di terrorismo.
Un elemento di particolare interesse è rappresentato dai legami tra la mafia turca e il fondamentalismo islamico. Secondo alcune indagini, cellule dormienti pronte ad agire controllerebbero un traffico internazionale di armi e droga, con collegamenti con l’ISIS Khorasan. Questa pista aggiunge un ulteriore livello di complessità alla vicenda, sollevando interrogativi sulla natura e la portata della presenza della criminalità organizzata turca in Italia.
L’arresto di altre cinque persone di origine turca a Montefiascone, trovate in possesso dello stesso documento utilizzato dai due arrestati a Viterbo, rafforza l’ipotesi di un’operazione pianificata e coordinata. Tuttavia, il movente preciso e gli obiettivi finali di questa operazione rimangono ancora da chiarire.
Implicazioni Legali e Politiche: Un Caso di Giustizia Internazionale
La vicenda di Boris Boyun e degli arresti a Viterbo solleva importanti questioni legali e politiche. La decisione della Cassazione di bloccare l’estradizione di Boyun ha suscitato forti reazioni in Turchia, che l’ha interpretata come una “dichiarazione di guerra”. Questa decisione potrebbe incrinare i rapporti tra Italia e Turchia, due paesi che finora hanno mantenuto un’ottima collaborazione istituzionale.
Inoltre, la vicenda mette in luce le difficoltà nel bilanciare la tutela dei diritti umani con la necessità di combattere la criminalità organizzata transnazionale. La Cassazione ha ritenuto prevalente il rischio di trattamenti disumani e degradanti in Turchia, mentre la Corte d’appello di Roma aveva dato priorità alla cooperazione internazionale nella lotta alla mafia.
Il caso Boyun rappresenta un precedente significativo nel diritto internazionale, in quanto solleva interrogativi sui limiti dell’estradizione e sulla responsabilità degli stati di garantire il rispetto dei diritti umani anche nei confronti di persone accusate di gravi crimini. La vicenda evidenzia anche la complessità delle dinamiche criminali transnazionali, che spesso coinvolgono interessi politici, economici e culturali diversi.
Oltre la Cronaca: Riflessioni sul Diritto e la Giustizia
La vicenda che abbiamo narrato ci porta a riflettere su un principio cardine del diritto: la presunzione di innocenza. Ogni individuo è considerato innocente fino a prova contraria, e questo principio deve essere garantito anche a chi è accusato di crimini efferati. Nel caso di Boyun, la Cassazione ha ritenuto che il rischio di violazione dei diritti umani prevalesse sulla necessità di estradarlo, in nome di questo principio fondamentale.
Un concetto legale avanzato che si applica a questa situazione è quello della protezione internazionale. Questo principio prevede che uno stato possa concedere asilo o protezione sussidiaria a persone che rischiano di subire persecuzioni o trattamenti inumani nel loro paese d’origine. La decisione della Cassazione di bloccare l’estradizione di Boyun può essere interpretata come una forma di protezione internazionale, basata sulla valutazione del rischio di violazione dei suoi diritti fondamentali in Turchia.
Ma cosa significa tutto questo per noi, cittadini comuni? Significa che la giustizia è un equilibrio delicato tra la necessità di punire i colpevoli e la garanzia dei diritti di tutti. Significa che le decisioni giudiziarie hanno implicazioni che vanno oltre il singolo caso, influenzando i rapporti tra stati e la percezione della giustizia a livello internazionale. E significa che, anche di fronte a crimini orribili, non dobbiamo mai dimenticare i principi fondamentali che ci rendono una società civile e democratica.