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- La Procura ricorre in Cassazione contro la scarcerazione di Scandurra.
- Il Riesame contesta l'esistenza di un "pactum sceleris".
- A Catella contestati incarichi per circa 138.000 euro.
- Fattura di 28.548 euro pagata da Coima ritenuta regolare.
- Confermata "elevata attitudine criminale" in Tancredi.
La Procura Ricorre in Cassazione
La Procura di Milano ha intrapreso un’azione legale significativa, presentando ricorso in Cassazione contro la decisione del Tribunale del Riesame di revocare gli arresti domiciliari ad Alessandro Scandurra, figura chiave nell’inchiesta sull’urbanistica che ha scosso il capoluogo lombardo. Scandurra, ex membro della Commissione per il paesaggio di Palazzo Marino, era stato arrestato nell’ambito di un’indagine che ha portato alla luce presunte irregolarità nel settore edilizio. I procuratori mettono in discussione le ragioni fornite dai giudici del riesame, definendole prive di fondamento logico e inadeguate a giustificare il rilascio. Questa mossa rappresenta un punto di svolta cruciale nel procedimento, aprendo nuovi scenari per il futuro dell’inchiesta.
L’inchiesta, che ha coinvolto professionisti e imprenditori del settore, ha svelato presunti rapporti illeciti tra esponenti istituzionali e costruttori, gettando un’ombra sulla trasparenza dei processi decisionali in materia urbanistica. Le accuse formulate spaziano dalla corruzione all’abuso d’ufficio, delineando un quadro complesso e preoccupante. Il ricorso in Cassazione è il primo passo formale della Procura per contestare la decisione del Riesame e ripristinare la misura cautelare nei confronti di Scandurra. Fonti interne alla Procura confermano che un’azione analoga è prevista anche per Andrea Bezziccheri, costruttore milanese anch’egli coinvolto nell’indagine e già scarcerato lo scorso agosto. La determinazione degli inquirenti nel perseguire la verità emerge chiaramente da queste iniziative.
Le Motivazioni del Riesame: Un Duro Colpo per l’Accusa
Le motivazioni del Tribunale del Riesame hanno rappresentato un duro colpo per l’impianto accusatorio. In particolare, le conversazioni via chat acquisite dai pm, tra cui quelle con l’ex assessore comunale all’urbanistica Giancarlo Tancredi e il direttore generale di Palazzo Marino Christian Malangone, non avrebbero rivelato elementi sufficienti a provare l’esistenza di accordi corruttivi. I giudici hanno evidenziato come i contatti, pur definiti “impropri” a causa dell’eccessiva confidenza tra gli interlocutori, si limitassero a scambi di informazioni e valutazioni tecniche sui progetti, senza mai concretizzarsi in un vero e proprio “pactum sceleris“.
Il Tribunale ha inoltre sottolineato il profilo professionale di alto livello di Scandurra, destinatario di riconoscimenti internazionali e regolarmente compensato per gli incarichi svolti. A detta dei magistrati, non c’erano evidenze di gonfiamenti di fatture o documentazione contabile artefatta, né prove concrete che gli incarichi di progettazione fossero stati conferiti a Scandurra per via del suo ruolo pubblico piuttosto che per le sue capacità professionali individuali. Questa valutazione ha minato alla base l’ipotesi accusatoria, mettendo in discussione la solidità delle prove raccolte. Inoltre, il Riesame ha escluso che Manfredi Catella, numero uno di Coima, fosse a conoscenza della complessa normativa sui conflitti di interesse che gravano sui pubblici ufficiali. Questa affermazione ha ulteriormente indebolito la posizione dell’accusa, aprendo interrogativi sulla reale portata del coinvolgimento di Catella nella vicenda.
Nonostante le scarcerazioni, il Riesame ha confermato un “elevata attitudine criminale” in Tancredi, il quale, insieme a Marinoni, avrebbe “distorto la funzione pubblica”, parlando di un vero e proprio “mercimonio”.

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Il Caso Catella: Mancanza di Gravi Indizi di Colpevolezza
Anche per Manfredi Catella, il Tribunale del Riesame ha stabilito la mancanza di gravi indizi di colpevolezza. I giudici hanno evidenziato come nei messaggi scambiati tra Catella e Scandurra non si cogliesse alcun riferimento all’esistenza di un patto corruttivo, ma solo un’eccessiva confidenza tra gli interlocutori. L’accusa contestava a Scandurra di aver ricevuto da Coima incarichi professionali per circa 138.000 euro in cambio di un orientamento favorevole della Commissione su progetti urbanistici, tra cui il “PII Porta Romana” e il progetto “P39 – Pirellino”.
Tuttavia, il Riesame ha ritenuto che la fattura di 28.548 euro pagata da Coima a Scandurra il 31 luglio 2023, considerata “oggettivamente falsa” dalla Procura, fosse in realtà riferita ad attività professionali realmente svolte e documentate regolarmente. Si è pure chiarito che lo studio di fattibilità era collegato alle scadenze di un avviso pubblico del PNRR e non dipendeva dalle sessioni della Commissione per il Paesaggio. I giudici hanno concluso che il Gip era giunto a ritenere l’esistenza dell’accordo corruttivo con un “ragionamento congetturale” e non con elementi fattuali. La revoca degli arresti domiciliari di Catella rappresenta un’ulteriore battuta d’arresto per l’inchiesta, sollevando dubbi sulla solidità delle accuse e sulla reale esistenza di un sistema corruttivo.
Quale Futuro per l’Inchiesta Urbanistica? Riflessioni Legali e Sociali
L’inchiesta sull’urbanistica di Milano si trova ora a un bivio cruciale. Il ricorso in Cassazione presentato dalla Procura contro la scarcerazione di Scandurra rappresenta un tentativo di ribaltare le decisioni del Riesame e di riaffermare la validità delle accuse. Tuttavia, le motivazioni del Tribunale del Riesame, che hanno evidenziato la mancanza di gravi indizi di colpevolezza e la natura “congetturale” delle prove, pongono seri interrogativi sulla tenuta dell’impianto accusatorio. Sarà la Cassazione a dover valutare se le motivazioni del Riesame sono sufficientemente fondate o se, al contrario, sussistono elementi per annullare la decisione e disporre nuove misure cautelari.
Indipendentemente dall’esito del ricorso in Cassazione, questa vicenda solleva importanti riflessioni sul rapporto tra politica, affari e giustizia. La trasparenza dei processi decisionali in materia urbanistica, la prevenzione dei conflitti di interesse e la necessità di garantire l’imparzialità della pubblica amministrazione sono temi centrali che emergono con forza da questa inchiesta. È fondamentale che la magistratura faccia piena luce su quanto accaduto, accertando eventuali responsabilità e garantendo che la giustizia faccia il suo corso. Allo stesso tempo, è necessario che la politica e la società civile si interroghino sulle cause profonde di queste vicende e si impegnino a promuovere una cultura della legalità e della trasparenza.
Amici lettori, in questo complesso scenario legale, è utile ricordare un principio fondamentale del diritto penale: la presunzione di innocenza. Ogni individuo è considerato innocente fino a prova contraria, e spetta all’accusa dimostrare la colpevolezza dell’imputato al di là di ogni ragionevole dubbio. Questa garanzia costituzionale è un pilastro del nostro sistema giuridico e deve essere sempre rispettata.
Inoltre, è importante considerare il concetto di “abuso d’ufficio“, un reato che punisce il pubblico ufficiale che, nello svolgimento delle sue funzioni, viola norme di legge o regolamento per procurare a sé o ad altri un ingiusto vantaggio patrimoniale o non patrimoniale. La corretta interpretazione e applicazione di questa norma è fondamentale per garantire la trasparenza e l’imparzialità della pubblica amministrazione.
Questa vicenda ci invita a riflettere sul ruolo della giustizia e sulla sua capacità di tutelare i diritti dei cittadini e di garantire la legalità. È un compito arduo e complesso, che richiede impegno, competenza e indipendenza. Solo così potremo costruire una società più giusta e trasparente, in cui la legge sia uguale per tutti e in cui nessuno sia al di sopra della legge.