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- Nel 2024, 1.213 segnalazioni esterne all'ANAC, 285 procedibili.
- Solo il 20% delle segnalazioni ha portato a sanzioni.
- Il 75% dei dipendenti conosce il whistleblowing, ma solo il 15% si fida.
L’obiettivo è quello di smantellare sistemi opachi e promuovere la trasparenza all’interno delle organizzazioni. In Italia, la normativa sul whistleblowing ha compiuto progressi significativi negli ultimi anni, mirando a proteggere i segnalatori e incentivare la denuncia di comportamenti scorretti. Tuttavia, l’efficacia di questa legislazione nel contrastare la corruzione e le sfide incontrate dai whistleblower restano aree critiche di analisi.
La disciplina italiana in materia di whistleblowing si fonda principalmente sulla legge n. 179 del 2017, che ha recepito la direttiva europea 2019/1937. Questa legge stabilisce una serie di tutele per i segnalatori, tra cui la riservatezza dell’identità, il divieto di ritorsioni e la possibilità di ottenere un risarcimento per danni subiti a seguito della segnalazione. I dati dell’Autorità Nazionale Anticorruzione (ANAC) indicano una crescente diffusione del whistleblowing anche nel settore privato. Nel 2024, l’ANAC ha ricevuto 1.213 segnalazioni esterne di presunti illeciti, di cui 285 considerate procedibili. Questo suggerisce una maggiore consapevolezza dell’importanza del whistleblowing come strumento di controllo democratico. L’implementazione della direttiva europea e la legge nazionale che ne è seguita hanno richiesto un adeguamento da parte delle aziende, soprattutto quelle con più di 50 dipendenti, che sono state obbligate a dotarsi di canali di segnalazione interni e a garantire la protezione dei segnalatori. Tale obbligo è stato esteso anche a quelle realtà che operano in settori sensibili, come i servizi finanziari e la tutela ambientale, indipendentemente dal numero di dipendenti.
Nonostante questi progressi, l’efficacia della legge è ancora dibattuta. Molti esperti ritengono che le tutele siano insufficienti e che i whistleblower siano spesso esposti a ritorsioni. La complessità della normativa e la mancanza di una solida cultura della trasparenza possono rendere difficile per i dipendenti denunciare gli illeciti. Uno studio del 2025 ha evidenziato che il 60% dei whistleblower che hanno subito ritorsioni non ha ricevuto un adeguato supporto legale e che solo il 20% delle segnalazioni ha portato a sanzioni concrete contro i responsabili degli illeciti. La realtà del whistleblowing in Italia si scontra con una serie di ostacoli strutturali che ne limitano l’efficacia e scoraggiano potenziali segnalatori. La paura di conseguenze negative, come la perdita del lavoro o il mobbing, resta uno dei principali deterrenti. Un’indagine del 2024 ha rivelato che il 75% dei dipendenti è a conoscenza del whistleblowing, ma solo il 15% si sente sicuro a segnalare un illecito. Questo divario tra conoscenza e fiducia evidenzia la necessità di un cambio di mentalità e di un rafforzamento delle tutele.
Per affrontare queste sfide, è fondamentale promuovere una cultura della trasparenza e dell’integrità all’interno delle organizzazioni. Questo può essere fatto attraverso programmi di formazione, codici etici e meccanismi di controllo interno. È inoltre necessario semplificare la normativa e fornire un supporto legale e psicologico ai whistleblower. Infine, è essenziale rafforzare il ruolo dell’ANAC e garantire che abbia le risorse e i poteri necessari per svolgere efficacemente il suo compito di protezione dei segnalatori e di contrasto alla corruzione. La lotta alla corruzione richiede un impegno costante e coordinato da parte di tutti gli attori coinvolti, dalle istituzioni alle aziende, dai cittadini alla società civile. Il whistleblowing rappresenta uno strumento prezioso in questa lotta, ma solo se accompagnato da una reale volontà di cambiamento e da un sistema di tutele efficace.
Le sfide e le ritorsioni contro i segnalatori
Nonostante l’esistenza della legge n. 179/2017 e il recepimento della direttiva europea, i whistleblower in Italia continuano a incontrare notevoli ostacoli e a subire ritorsioni. La paura di perdere il lavoro, di essere demansionati, trasferiti o sottoposti a mobbing rimane un timore diffuso. Molti dipendenti temono di essere esclusi dai circuiti professionali e di subire danni alla propria reputazione. Le ritorsioni possono manifestarsi in varie forme, come il licenziamento, la sospensione, il mutamento di funzioni, la riduzione dello stipendio, la modifica dell’orario di lavoro, l’adozione di misure disciplinari, la coercizione, l’intimidazione, le molestie, la discriminazione e il trattamento sfavorevole. In alcuni casi, i whistleblower sono stati sottoposti a perizie psichiatriche o mediche.
Le testimonianze raccolte dalle associazioni che si occupano di lotta alla corruzione indicano che le ritorsioni sono spesso difficili da provare e da contrastare. I datori di lavoro possono mascherare le ritorsioni dietro motivazioni apparentemente legittime, rendendo difficile per i whistleblower ottenere giustizia. Nel 2023, solo il 30% dei casi di ritorsioni segnalate all’ANAC ha portato a un’indagine formale e solo il 10% a una sanzione. L’assenza di un sistema di protezione efficace e la difficoltà di dimostrare il nesso causale tra la segnalazione e la ritorsione rendono i whistleblower vulnerabili e scoraggiano la denuncia di illeciti. Un’altra sfida significativa è la mancanza di consapevolezza e di supporto. Molti dipendenti non conoscono i loro diritti o non sanno a chi rivolgersi in caso di ritorsioni. Inoltre, l’assenza di un supporto legale e psicologico adeguato può rendere difficile per i whistleblower affrontare le conseguenze della loro denuncia. Le associazioni che si occupano di whistleblowing offrono un servizio di consulenza e di assistenza, ma le risorse sono limitate e la domanda è in crescita.
Per contrastare le ritorsioni, è necessario rafforzare le tutele legali e promuovere una cultura della trasparenza e dell’integrità. Questo richiede un impegno da parte delle istituzioni, delle aziende e della società civile. Le istituzioni devono garantire che la legge sia applicata in modo efficace e che i whistleblower siano protetti da ritorsioni. Le aziende devono adottare politiche di whistleblowing chiare e trasparenti e creare un ambiente in cui i dipendenti si sentano sicuri a segnalare gli illeciti. La società civile deve svolgere un ruolo di sensibilizzazione e di supporto ai whistleblower. Le associazioni che si occupano di whistleblowing possono fornire un servizio di consulenza e di assistenza legale e psicologica. È inoltre necessario promuovere una cultura del rispetto e della fiducia, in cui la denuncia di un illecito sia vista come un atto di responsabilità e non come un tradimento. Solo in questo modo il whistleblowing potrà diventare uno strumento efficace per contrastare la corruzione e promuovere un’Italia più giusta e trasparente.
E’ necessario garantire che i whistleblower siano protetti da ritorsioni e che abbiano accesso a un sistema di giustizia equo ed efficiente. Inoltre, è necessario promuovere una cultura della trasparenza e dell’integrità all’interno delle organizzazioni pubbliche e private. Le campagne di sensibilizzazione possono contribuire a informare i cittadini sui diritti dei whistleblower e sui meccanismi di segnalazione disponibili. Inoltre, è importante promuovere il dialogo tra le istituzioni, le associazioni e le organizzazioni della società civile per individuare le migliori pratiche e le soluzioni più efficaci per contrastare la corruzione.
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- 🤔 Ma il whistleblowing non rischia di paralizzare le aziende......
- ⚖️ Whistleblowing: un dovere civico o un'arma a doppio taglio...?...
Il ruolo dell’Anac nella protezione dei segnalatori
L’Autorità Nazionale Anticorruzione (ANAC) svolge un ruolo centrale nella protezione dei whistleblower e nella promozione di una cultura della trasparenza. L’ANAC è responsabile della gestione delle segnalazioni esterne, della verifica della conformità delle procedure di whistleblowing adottate dalle organizzazioni pubbliche e private e dell’imposizione di sanzioni in caso di ritorsioni o violazioni della legge. In base al D. Lgs n. 24/2023, *l’ANAC è investita della competenza per gestire le comunicazioni relative a ritorsioni, sia nel settore pubblico che in quello privato, avvalendosi della collaborazione dell’Ispettorato della funzione pubblica e dell’Ispettorato nazionale del lavoro. L’Autorità giudiziaria ha invece la competenza per dichiarare la nullità degli atti ritorsivi.
L’ANAC è investita di un ruolo cruciale nella gestione delle segnalazioni esterne, agendo come punto di riferimento per coloro che, temendo ritorsioni interne, preferiscono rivolgersi a un ente terzo e indipendente. L’Autorità ha il compito di valutare le segnalazioni ricevute, avviare le indagini necessarie e, se necessario, irrogare sanzioni. Tuttavia, la sua efficacia dipende dalla capacità di agire in modo rapido ed efficace, garantendo la riservatezza del segnalatore e proteggendolo da eventuali ritorsioni. ANAC può irrogare sanzioni amministrative pecuniarie da 10.000 a 50.000 euro quando viene accertata la commissione di ritorsioni, l’ostacolo alla segnalazione o la violazione dell’obbligo di riservatezza*. Sanzioni sono previste anche per la mancata istituzione di canali di segnalazione o per l’adozione di procedure non conformi alla legge. Nonostante questi poteri, alcuni esperti ritengono che l’ANAC abbia bisogno di maggiori risorse e poteri per svolgere efficacemente il suo ruolo. Inoltre, è necessario rafforzare la collaborazione tra l’ANAC e le altre autorità competenti, come la magistratura e le forze dell’ordine, per garantire una risposta rapida ed efficace alle segnalazioni di illeciti. Il ruolo dell’ANAC non si limita alla gestione delle segnalazioni e all’irrogazione di sanzioni. L’Autorità è anche impegnata nella promozione di una cultura della trasparenza e dell’integrità attraverso attività di formazione, sensibilizzazione e informazione. L’ANAC ha sviluppato linee guida e strumenti per aiutare le organizzazioni pubbliche e private a implementare procedure di whistleblowing efficaci e a creare un ambiente in cui i dipendenti si sentano sicuri a segnalare gli illeciti.
Per rafforzare il ruolo dell’ANAC, è necessario aumentare le risorse a sua disposizione, sia in termini di personale che di budget. È inoltre necessario semplificare le procedure e accelerare i tempi di risposta alle segnalazioni. Infine, è essenziale promuovere una maggiore collaborazione tra l’ANAC e le altre autorità competenti, come la magistratura e le forze dell’ordine. Solo in questo modo l’ANAC potrà svolgere efficacemente il suo ruolo di protezione dei whistleblower e di contrasto alla corruzione. Il D. Lgs. 24/2023 ha ampliato i poteri dell’ANAC, conferendole la competenza per gestire le comunicazioni di ritorsioni sia nel settore pubblico che nel settore privato. Tuttavia, l’Autorità deve ancora dimostrare di essere in grado di esercitare efficacemente questi poteri e di proteggere i whistleblower da ritorsioni. La sfida è quella di trasformare l’ANAC in un vero e proprio punto di riferimento per i segnalatori, un’istituzione in grado di garantire la loro protezione e di promuovere una cultura della trasparenza e dell’integrità.
E’ necessario rafforzare la collaborazione tra l’ANAC e le altre autorità competenti, come la magistratura e le forze dell’ordine, per garantire una risposta rapida ed efficace alle segnalazioni di illeciti.

Verso un futuro con maggiore tutela per i whistleblower
Il whistleblowing, pur rappresentando uno strumento di grande potenzialità per il contrasto alla corruzione, in Italia non ha ancora raggiunto la piena efficacia. Le difficoltà incontrate dai segnalatori e le lacune nelle tutele legali ne limitano l’impatto. Tuttavia, i progressi compiuti negli ultimi anni, con l’adozione di una normativa più completa e la crescente consapevolezza dell’importanza del whistleblowing, aprono la strada a un futuro in cui questo strumento possa svolgere un ruolo più significativo nella lotta alla corruzione e nella promozione di una società più trasparente e giusta. Il futuro del whistleblowing in Italia dipende dalla capacità di superare le sfide attuali e di creare un sistema di tutele efficace. Questo richiede un impegno da parte di tutti gli attori coinvolti, dalle istituzioni alle aziende, dai cittadini alla società civile. Le istituzioni devono garantire che la legge sia applicata in modo efficace e che i whistleblower siano protetti da ritorsioni. Le aziende devono adottare politiche di whistleblowing chiare e trasparenti e creare un ambiente in cui i dipendenti si sentano sicuri a segnalare gli illeciti. La società civile deve svolgere un ruolo di sensibilizzazione e di supporto ai whistleblower.
Per raggiungere questo obiettivo, è necessario intervenire su diversi fronti. In primo luogo, è fondamentale rafforzare le tutele legali per i segnalatori, garantendo che siano protetti da ritorsioni e che abbiano accesso a un sistema di giustizia equo ed efficiente. Questo potrebbe includere l’introduzione di sanzioni più severe per i datori di lavoro che attuano ritorsioni, la creazione di un fondo per il risarcimento dei danni subiti dai whistleblower e la garanzia di un supporto legale e psicologico adeguato. In secondo luogo, è necessario promuovere una cultura della trasparenza e dell’integrità all’interno delle organizzazioni pubbliche e private. Questo potrebbe includere l’introduzione di programmi di formazione sull’etica e la legalità, l’adozione di codici etici e la creazione di meccanismi di controllo interno. In terzo luogo, è essenziale rafforzare il ruolo dell’ANAC, garantendo che abbia le risorse e i poteri necessari per svolgere efficacemente il suo ruolo di protezione dei whistleblower e di contrasto alla corruzione. Questo potrebbe includere l’aumento del personale e del budget dell’ANAC, la semplificazione delle procedure e l’accelerazione dei tempi di risposta alle segnalazioni e una maggiore collaborazione tra l’ANAC e le altre autorità competenti, come la magistratura e le forze dell’ordine.
Ma per far questo occorre ricordare che le campagne di sensibilizzazione possono contribuire a informare i cittadini sui diritti dei whistleblower e sui meccanismi di segnalazione disponibili. Inoltre, è importante promuovere il dialogo tra le istituzioni, le associazioni e le organizzazioni della società civile per individuare le migliori pratiche e le soluzioni più efficaci per contrastare la corruzione. Solo in questo modo il whistleblowing potrà diventare uno strumento efficace contro la corruzione e contribuire a promuovere un’Italia più giusta e trasparente.
Oltre la legge: verso una cultura della responsabilità
Il whistleblowing, in fin dei conti, non è solo una questione di leggi e procedure, ma soprattutto una questione di cultura e responsabilità. È necessario superare la paura, il timore di ritorsioni, e promuovere una mentalità in cui la segnalazione di un illecito sia vista come un dovere civico, un atto di coraggio e di amore per la propria comunità. La legge può fornire un quadro di riferimento e stabilire delle regole, ma è la coscienza individuale e la responsabilità collettiva a fare la differenza. È necessario creare un ambiente in cui i dipendenti si sentano parte di un progetto comune, in cui la trasparenza e l’integrità siano valori condivisi e in cui la denuncia di un illecito sia vista come un contributo alla costruzione di un futuro migliore. Questo richiede un impegno da parte di tutti, dalle istituzioni alle aziende, dai cittadini alla società civile.
Le istituzioni devono dare l’esempio, promuovendo la trasparenza e l’integrità al proprio interno e garantendo che la legge sia applicata in modo equo ed efficace. Le aziende devono adottare politiche di whistleblowing chiare e trasparenti e creare un ambiente in cui i dipendenti si sentano sicuri a segnalare gli illeciti. La società civile deve svolgere un ruolo di sensibilizzazione e di supporto ai whistleblower, creando una rete di solidarietà e di protezione. I cittadini devono essere consapevoli dei loro diritti e dei loro doveri e devono essere pronti a denunciare gli illeciti di cui sono a conoscenza. Ma soprattutto occorre lavorare sulla formazione delle nuove generazioni, insegnando loro l’importanza dell’etica, della legalità e del rispetto delle regole. È necessario creare una cultura della responsabilità, in cui ognuno si senta chiamato a fare la propria parte per costruire un’Italia più giusta e trasparente. Il whistleblowing, in questo contesto, diventa uno strumento non solo per contrastare la corruzione, ma anche per promuovere una società più civile e responsabile. È un invito a tutti noi a fare la nostra parte, a non chiudere gli occhi di fronte all’ingiustizia, a non tacere di fronte all’illegalità, ma a denunciare gli illeciti e a contribuire alla costruzione di un futuro migliore.
E’ fondamentale promuovere una cultura della trasparenza e dell’integrità all’interno delle organizzazioni pubbliche e private, e che tutti possano partecipare in prima persona.
Amici lettori, riflettiamo un momento su quanto abbiamo discusso. Il whistleblowing, pur con tutte le sue sfide, rappresenta un pilastro fondamentale per una società sana e trasparente. Dal punto di vista legale, una nozione base da tenere a mente è quella del “principio di legalità”, secondo cui nessuno può essere punito se non in forza di una legge entrata in vigore prima del fatto commesso. Questo principio si lega al whistleblowing perché protegge chi segnala da ritorsioni non previste dalla legge.
Ma, per andare oltre, una nozione legale avanzata che si applica qui è quella della “responsabilità sociale d’impresa” (RSI). Le aziende, sempre più spesso, sono chiamate non solo a rispettare la legge, ma anche a integrare volontariamente preoccupazioni sociali e ambientali nelle loro operazioni commerciali e nei loro rapporti con le parti interessate. Un sistema di whistleblowing efficace è un elemento cruciale della RSI, poiché dimostra un impegno concreto verso la trasparenza e l’etica.
Ora, vi invito a una riflessione personale: cosa possiamo fare noi, nel nostro piccolo, per promuovere una cultura della legalità e della trasparenza? Forse, iniziare a parlare apertamente di questi temi con i nostri colleghi, amici e familiari. Oppure, sostenere le organizzazioni che si battono per i diritti dei whistleblower. Ricordiamoci che ogni piccolo gesto può fare la differenza.








