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- Commissioni: le piattaforme trattengono dal 10% al 30% sugli onorari.
- Aste al ribasso: competizione che penalizza la qualità del servizio.
- Antitrust: sanzioni per pubblicità ingannevole e trasparenza delle tariffe.
Come le Piattaforme Influenzano la Scelta e il Costo del Professionista
L’evoluzione del mercato legale digitale
Il mondo dei servizi legali sta subendo una radicale evoluzione dovuta all’espansione delle piattaforme digitali che operano come mediatori tra avvocati e clienti. Questa metamorfosi ha avuto inizio timidamente alcuni anni or sono ma ha conosciuto una rapida intensificazione in tempi recenti. Siamo quindi testimoni della creazione di un mercato complesso e articolato; il passaparola tradizionale è stato soppiantato da sistemi imperniati su algoritmi sofisticati mentre il ranking degli esperti nel settore giuridico diventa sempre più condizionato da elementi esterni al loro controllo.
I marketplace legali hanno promesso inizialmente di rendere l’accesso alla giustizia davvero democratico, con opzioni per consulenze online e preventivi prontamente disponibili; tuttavia questa facciata attraente cela problematiche significative. Infatti dietro le innovazioni apparentemente vantaggiose c’è una realtà in cui dinamiche meno chiare possono compromettere equilibri competitivi agendo negativamente tanto sui professionisti quanto sugli utenti finali.
Già nel 2017 alcune indagini pionieristiche avevano messo in luce le opportunità ma anche i pericoli insiti nell’emergere delle nuove piattaforme: mentre alcune si dimostravano maggiormente rispettose delle norme etiche vigenti, altre emergevano per approcci decisamente più spregiudicati nel perseguire nuovi contatti commerciali.
Attualmente, lo scenario è ulteriormente complesso a causa della nascita di nuovi modelli imprenditoriali innovativi accompagnati da una serie crescente di interrogativi critici.
Un elemento particolarmente dibattuto concerne la classe delle piattaforme emerse nel settore legale. Possiamo delineare essenzialmente quattro tipologie:
- Vetrina digitale: tali piattaforme forniscono agli avvocati un ambiente virtuale dove possono mettere in mostra il loro profilo professionale insieme alle loro aree di esperienza e ai recapiti utili. La presenza su queste vetrine è frequentemente condizionata dalla scelta di un abbonamento oppure dall’acquisto di annunci pubblicitari; così facendo l’avvocato investe nella propria visibilità con la speranza che ciò generi interesse nei potenziali clienti.
- Sistemi di abbinamento: queste soluzioni digitali operano creando connessioni dirette tra avvocati e clienti mediante un’analisi delle domande fatte dagli utenti rispetto alle qualifiche disponibili fra i professionisti del settore legale. Inoltre, alcune interfacce mettono a disposizione strumenti comunicativi interni—come chat o servizi di messaggistica—per facilitare l’interazione tra le parti coinvolte.
La crescente diffusione delle suddette piattaforme pone importanti questioni riguardo agli effetti sulla competitività nell’ambito della professione giuridica e sull’integrità della qualità dei servizi forniti agli utenti finali.
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Meccanismi di ranking e visibilità: chi decide chi compare
Uno dei nodi cruciali del mercato degli avvocati online è rappresentato dai meccanismi di ranking e visibilità. Chi decide quali avvocati compaiono in cima ai risultati di ricerca? Quali sono i criteri che determinano l’ordine in cui vengono presentati i profili? La risposta a queste domande è tutt’altro che trasparente.
Alcune piattaforme adottano sistemi di “sponsorizzazione”, dove gli avvocati che pagano una commissione più alta ottengono una maggiore visibilità. In pratica, si tratta di una sorta di pubblicità a pagamento, dove chi investe di più ha maggiori possibilità di essere notato dai potenziali clienti. Questo sistema, sebbene legittimo, rischia di alterare la concorrenza, penalizzando gli avvocati più competenti ma meno disposti a investire in pubblicità.
Altre piattaforme utilizzano algoritmi complessi che tengono conto di diversi fattori, come il numero di recensioni, la specializzazione, l’anzianità e la “reattività” alle richieste dei clienti. Nel contesto attuale, la questione della trasparenza diventa particolarmente complessa da realizzare. I criteri utilizzati per stabilire il ranking risultano essere non solo sottilmente nebulosi, ma anche di difficile accessibilità dal punto di vista della comprensione. Un ulteriore problema è rappresentato dalla possibilità che gli algoritmi favoriscano i legali dotati delle maggiori risorse temporali ed economiche da dedicare all’ottimizzazione della loro visibilità online. Questo aspetto può danneggiare quei professionisti giuridici concentrati principalmente sull’erogazione qualitativa dei servizi prestati.
L’effetto collaterale consiste nella potenziale erosione della meritocrazia: adesso la selezione degli esperti legali subisce crescenti condizionamenti esterni – tra cui spiccano le capacità economiche orientate verso investimenti pubblicitari o abilità tecniche nell’adattamento agli algoritmi operativi. Una simile evoluzione rischia quindi di deformare le dinamiche mercantili nel settore forense; infatti, i legali maggiormente esposti potrebbero non rivelarsi quelli con maggior talento o competenza effettiva. Sempre il 19 ottobre 2021, nello specifico incontro tenuto dal Consiglio Nazionale Forense emerse l’analisi relativa al caso di un avvocato impegnato nel promuovere sul proprio portale web slogan quali “prezzi ridotti”, “appuntamenti gratuiti” e “riscossione onorari a definizione pratiche,” segnalando ancora… Mi scuso, ma non hai fornito alcun testo da elaborare. Per favore, inviami il testo che desideri riformulare e procederò con le richieste!
L’impatto delle commissioni sulle tariffe: chi paga il conto
Un altro aspetto delicato del mercato degli avvocati online è rappresentato dall’impatto delle commissioni sulle tariffe. Le piattaforme, per remunerare il proprio servizio di intermediazione, trattengono una percentuale sul compenso dell’avvocato, che può variare dal 10% al 30% o anche più. Questo costo aggiuntivo, inevitabilmente, viene scaricato sul cliente, con il risultato di tariffe più alte rispetto a quelle che si otterrebbero contattando direttamente il professionista.
Inoltre, alcune piattaforme incentivano una sorta di “asta al ribasso”, dove gli avvocati sono chiamati a competere sul prezzo per aggiudicarsi l’incarico. Questo meccanismo, sebbene possa sembrare vantaggioso per il consumatore, rischia di innescare una competizione al ribasso che penalizza la qualità del servizio. Gli avvocati, per poter competere con i colleghi, sono costretti a ridurre i propri margini di profitto, con il rischio di dover lavorare a ritmi insostenibili o di dover tagliare i costi sulla qualità del servizio.
La situazione attuale porta il cliente a trovarsi di fronte a un paradosso: sebbene possa accedere a prestazioni che sembrano economicamente vantaggiose, corre il rischio di ricevere una consulenza carente o di imbattersi in spese non previste. Questa dinamica competitiva improntata al ribasso tende anche a minare il valore intrinseco della professione legale stessa, influenzando negativamente la qualità dei servizi erogati.
A tal proposito, l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM) ha adottato misure repressive contro pratiche commerciali ingannevoli all’interno dell’ambito giuridico; attraverso queste azioni si cerca non solo di punire comportamenti anticoncorrenziali ma anche di favorire una maggiore trasparenza delle tariffe.

Regolamentazione e prospettive future: verso un mercato più trasparente
Sebbene il panorama legato agli avvocati online risulti vantaggioso sotto molteplici aspetti—come l’accessibilità elevata e una certa comodità—non mancano le problematiche che lo affliggono. Pertanto, è assolutamente essenziale che le autorità preposte intervengano con misure adeguate per stabilizzare questa area operativa e assicurarne un sistema commerciale trasparente ed equo.
In particolare, è cruciale l’adozione di linee guida inequivocabili riguardanti i sistemi di ranking e visibilità; ciò permetterebbe non solo di evitare anomalie nel campo concorrenziale ma anche di proteggere il merito dei professionisti in gioco. Inoltre, va prestata attenta osservazione alle conseguenze economiche derivanti dalle commissioni applicate alle tariffe stesse: ciò impedirebbe il trasferimento ingannevole dei costi sui fruitori finali.
Ripetuti interventi dell’Antitrust hanno portato alla punizione del Consiglio Nazionale Forense (CNF) a causa delle restrizioni imposte sulla pubblicità destinata agli avvocati online, oltre ai tentativi maldestri volti a ripristinare requisiti tariffari minimi; tutto ciò riflette un impegno attivo verso una maggiore apertura nella scena giuridica concorrente. Queste azioni rappresentano quindi una notevole conquista verso la creazione di uno scenario imprenditoriale non solo più equo ma anche fondamentalmente chiaro.
L’atteggiamento promozionale da parte di un legale riguardo a prestazioni a costi ridotti comporta la possibilità di incorrere in severe sanzioni disciplinari, le quali possono variare dall’ammonizione fino alla sospensione.
Si auspica con fervore un intervento legislativo capace di stabilire un assetto normativo preciso ed esauriente, che prenda in considerazione le peculiarità dell’universo degli avvocati digitali, assicurando nel contempo una protezione adeguata per i diritti sia dei clienti sia dei professionisti stessi. Solo in tal modo sarà possibile valorizzare appieno il potenziale insito in questo ambito emergente, promuovendo al contempo una forma d’accesso alla giustizia più agevole ed economica per l’intera popolazione. La trasformazione digitale nel campo legale necessita di essere affiancata da una rinnovata consapevolezza così come dalla responsabilizzazione attiva degli attori coinvolti; ciò è fondamentale affinché non si verifichino distorsioni sul mercato e si possano preservare elevati standard qualitativi nei servizi erogati.
Verso un nuovo equilibrio: etica, tecnologia e tutela del consumatore
L’evoluzione del panorama giuridico virtuale si basa su una complessa interazione tra integrità etica professionale, tecnologie avanguardistiche e il salvaguardamento degli interessi dei consumatori. Sebbene le piattaforme di intermediazione possano fungere da catalizzatori per facilitare l’accesso al sistema giudiziario, è imperativo che esse rispettino rigorosamente le normative etiche e anticoncorrenziali; solo così potranno assicurarsi meccanismi decisionali chiari nella gestione della visibilità nei risultati di ricerca, così come pratiche commerciali corrette.
Intrinsecamente connessa a principi quali la fedeltà,
difensiva e riservatezza. La scelta di delegare il proprio interesse o risolvere una contesa attraverso l’operato di un esperto dell’ambito legislativo presuppone infatti una forte sinergia caratterizzata da reciproca confidenza. Anche se le innovative soluzioni digitali mettono a disposizione strumenti moderni imprescindibili al cliente finale, esse non dovrebbero compromettere tale connubio; al contrario, dovrebbero essere enfatizzate continuativamente.
Per questo motivo diventa essenziale garantire che gli utenti abbiano piena coscienza sia dei potenziali benefici sia delle insidie presentate dal settore del legal tech; la loro abilità nel distinguere analiticamente tra diversi servizi offerti deve essere affinata costantemente.
La scelta del professionista legale deve essere basata su criteri oggettivi e meritocratici, come la competenza, l’esperienza e la reputazione, e non su fattori esterni come la visibilità online o il prezzo più basso.
Per chiudere questo articolo, desidero condividere con voi una riflessione. Nel complesso e dinamico mondo legale, la figura dell’avvocato online rappresenta un’evoluzione inevitabile, un adattamento ai tempi che cambiano. Ma cosa significa, concretamente, avere a che fare con la legge, soprattutto online? In termini semplici, il diritto è l’insieme di regole che governano la nostra società, e la consulenza legale è il consiglio che un esperto, l’avvocato, ci fornisce per navigare in questo complesso sistema. Applicato al mondo online, questo significa essere consapevoli dei nostri diritti e doveri anche quando utilizziamo internet, che si tratti di proteggere la nostra privacy, di stipulare un contratto online o di difenderci da una truffa.
Approfondendo ulteriormente, potremmo parlare di “compliance legale”, un concetto più avanzato che riguarda l’insieme delle attività che un’azienda o un professionista devono mettere in atto per rispettare le leggi e i regolamenti del settore in cui operano.
Nel panorama attuale degli avvocati online emerge l’importanza della compliance legale, comprendente aspetti quali una meticolosa gestione delle informazioni personali dei clienti ed il rispetto rigoroso delle normative relative alla pubblicità nonché una piena trasparenza riguardo alle spese professionali.
Tuttavia, oltre ai requisiti tecnici e normativi da rispettare, ciò che realmente si rivela fondamentale è l’approfondimento consapevole. La legislazione deve essere vista come un’opportunità piuttosto che come una barriera; si tratta infatti di uno strumento progettato per tutelare i diritti individuali e contribuire alla creazione di un tessuto sociale più equo. In questo senso, la consulenza legale – sia essa fornita online oppure attraverso canali tradizionali – rappresenta un supporto indispensabile nel nostro percorso verso maggiore giustizia. È importante riflettere su quanto i frangenti diventino sempre più intricati ed interconnessi: acquisire padronanza circa i propri diritti costituisce senza dubbio la chiave principale nelle nostre mani.