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- Il d.lgs. 231/01 estende la responsabilità penale alle organizzazioni.
- Molti imprenditori considerano i modelli 231/01 un mero adempimento burocratico.
- La compliance ex 231/01 è un'arma strategica per le imprese.
- Assonime propone la colpa di organizzazione come elemento costitutivo dell'illecito.
- I modelli devono evolvere verso un sistema più ampio e integrato.
L’evento, promosso da Sicindustria e dalla Camera degli Avvocati Tributaristi di Palermo, in sinergia con Consulting Services Compliance, ha  focalizzato l’attenzione sull’attuale validità ed efficacia dei modelli organizzativi previsti  dal decreto legislativo 231/01. Il fulcro della  discussione è  stato  il confronto tra l’evoluzione incessante della criminalità d’impresa e la globalizzazione dei rischi, fenomeni  che mettono a dura prova l’adeguatezza degli strumenti di prevenzione esistenti. Il decreto legislativo 231/01,  introdotto più di vent’anni fa,  ha rappresentato una svolta epocale nel sistema giuridico italiano, sancendo la responsabilità amministrativa degli enti per reati commessi nel loro interesse o a loro vantaggio da figure apicali o subordinate. Tale normativa ha segnato un passaggio cruciale, estendendo la responsabilità penale, tradizionalmente riservata alle persone fisiche, anche alle organizzazioni. Tuttavia, a distanza di oltre due decenni, emerge un interrogativo pressante: *i modelli organizzativi  previsti dal decreto sono ancora in grado di contrastare efficacemente le sfide poste da  un contesto socio-economico in rapida trasformazione? Durante il convegno, esperti del settore legale  e professionisti hanno condiviso le proprie opinioni, evidenziando come, nonostante l’importanza dei modelli 231/01 come baluardi di legalità e  strumenti di prevenzione del rischio di reato, una parte considerevole di imprenditori continua a considerarli un mero adempimento  burocratico, privo di un reale valore aggiunto  per la gestione aziendale. Questa percezione distorta, spesso radicata in  una conoscenza superficiale dell’istituto, rischia di vanificare l’efficacia dei modelli stessi, trasformandoli in formalità svuotate di contenuto e incapaci  di incidere concretamente sulla prevenzione  della criminalità.
  L’Avvocato Massimo Motisi, figura di spicco dell’Ordine degli  Avvocati di Palermo, ha sottolineato  con forza come il contesto globale sia  profondamente mutato, con le grandi aziende, le multinazionali  e le società esposte a reati  sempre più sofisticati  e complessi, che spaziano dalle frodi fallimentari ai crimini societari, ambientali e legati alla sicurezza sul lavoro. In tale scenario, la compliance ex 231/01  può rappresentare un’arma strategica per le imprese, non solo per proteggersi dalle sanzioni penali, ma anche  per strutturarsi in  modo efficiente, competere ad armi pari nel mercato globale e aderire a un solido  codice  etico e ai  principi di legalità. Il  Colonnello Carlo Pappalardo, in qualità di Comandante del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria del Comando Provinciale di Palermo della Guardia di Finanza, ha energicamente sottolineato la rilevanza fondamentale della tematica  della responsabilità amministrativa degli enti,  come definita  dal d.lgs. n. 231  del 2001, per le operazioni della Guardia  di Finanza. Ha inoltre menzionato l’esistenza di un accordo formale tra la Procura Generale presso la Corte d’Appello e il Comando Regionale, volto a rafforzare le indagini e a identificare chiaramente le responsabilità in questo ambito. Un  ulteriore evento dedicato al tema si è svolto sempre a Palermo il 5 marzo 2025, promosso dalla  Sezione Sicilia della Rete Nazionale Forense (RNF) e dal Distretto di Palermo della Scuola Superiore della Magistratura (SSM), con la partecipazione di magistrati, avvocati e rappresentanti della Guardia di Finanza.  Anche in questa occasione, si è discusso a fondo dell’evoluzione e dell’innovazione della responsabilità amministrativa degli enti ex D. LGS. 231/01,  evidenziando  come  essa possa costituire una preziosa opportunità per le imprese.
Criticità dei modelli 231/01: una disamina approfondita
Al di là delle considerazioni generali sull’importanza dei modelli 231/01, è fondamentale analizzare criticamente le loro debolezze intrinseche e i margini di miglioramento. Un documento di Assonime, ripreso da PuntoSicuro, mette in luce come la disciplina abbia mostrato alcune lacune, soprattutto in relazione ai meccanismi di premialità e alle sanzioni, che devono essere colmate per riaffermare la centralità della funzione preventiva. Uno dei principali problemi riscontrati è che il meccanismo premiale legato al modello organizzativo non ha funzionato come previsto, a causa di diversi fattori concomitanti. In primo luogo, i modelli hanno gradualmente assunto un approccio sempre più generico e formale, perdendo di vista la concretezza e l’aderenza alla realtà aziendale. In secondo luogo, la decisione di addossare all’impresa l’onere di dimostrare la propria adeguata organizzazione ha reso eccessivamente difficile l’esercizio del diritto di difesa. Da ultimo, la valutazione giudiziaria si è di rado concentrata su difetti organizzativi specifici, optando invece per un giudizio complessivo del modello che spesso ha condotto all’attribuzione di responsabilità all’azienda per il semplice verificarsi del reato. Tale impostazione ha finito per penalizzare le aziende virtuose, che avevano investito tempo e risorse nella predisposizione di modelli organizzativi efficaci.
Per superare queste criticità, Assonime propone un approccio innovativo, basato su alcuni pilastri fondamentali. In primo luogo, suggerisce di prevedere la colpa di organizzazione come elemento costitutivo dell’illecito dell’ente, spostando l’onere della prova dal privato al pubblico ministero. In secondo luogo, invita a passare da un modello generalista a regole cautelari puntuali per specifiche aree di rischio, ispirandosi alle migliori prassi in uso nelle imprese. In terzo luogo, raccomanda di equiparare al modello organizzativo 231/01 i presidi organizzativi, i sistemi di controllo interno e gestione dei rischi d’impresa, riconoscendo il valore di tutte le iniziative volte a prevenire la commissione di reati. Inoltre, Assonime sottolinea la necessità di rafforzare l’indipendenza e la professionalità dell’organismo di vigilanza, l’organo deputato a controllare l’attuazione del modello organizzativo e a segnalare eventuali anomalie. Infine, auspica un ripristino del principio di proporzionalità delle sanzioni, valorizzando le buone condotte poste in essere dall’impresa nel corso del processo. In definitiva, la sfida cruciale è quella di trasformare i modelli 231/01 da meri adempimenti burocratici a strumenti dinamici e realmente efficaci per la prevenzione della criminalità d’impresa. Tale trasformazione richiede un cambio di mentalità, che coinvolga tutti i livelli dell’organizzazione aziendale, dalla dirigenza ai dipendenti, e che tenga conto delle specificità del settore di attività e delle dimensioni dell’impresa. È necessario, inoltre, un continuo aggiornamento dei modelli, in linea con l’evoluzione normativa e con le nuove forme di criminalità che emergono nel contesto globalizzato. Solo in questo modo i modelli 231/01 potranno continuare a svolgere un ruolo significativo nella lotta alla criminalità d’impresa e nella promozione di una cultura della legalità.
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Proposte di miglioramento per un sistema 231/01 più efficace
Le proposte di miglioramento avanzate da Assonime e da altri esperti del settore mirano a rendere il sistema 231/01 più efficace e aderente alle esigenze delle imprese. In particolare, l’introduzione della colpa di organizzazione come elemento costitutivo dell’illecito dell’ente rappresenterebbe una svolta significativa. Attualmente, la responsabilità dell’ente si fonda sulla mera commissione del reato da parte di un soggetto apicale o sottoposto, a prescindere dalla sussistenza di una reale carenza organizzativa. L’introduzione della colpa di organizzazione consentirebbe di accertare se l’ente ha effettivamente adottato tutte le misure necessarie per prevenire la commissione del reato, e se tale reato è stato reso possibile da una negligenza o da un’omissione da parte dell’ente stesso. Tale modifica comporterebbe un’inversione dell’onere della prova, spostandolo dal privato al pubblico ministero, il quale dovrebbe dimostrare la sussistenza di una carenza organizzativa da parte dell’ente. Un altro aspetto cruciale è il passaggio da un modello generalista a regole cautelari puntuali per specifiche aree di rischio. I modelli 231/01 attualmente in uso sono spesso caratterizzati da un eccessivo livello di generalità, che li rende difficilmente applicabili alla realtà concreta delle imprese. Per superare tale criticità, è necessario individuare le aree di rischio specifiche per ciascun settore di attività, e adottare regole cautelari mirate a prevenire la commissione dei reati più frequenti in tali aree. Ad esempio, un’impresa operante nel settore edile dovrà adottare regole cautelari specifiche per prevenire i reati in materia di sicurezza sul lavoro, mentre un’impresa operante nel settore finanziario dovrà adottare regole cautelari specifiche per prevenire i reati di riciclaggio e frode finanziaria.

Inoltre, è fondamentale equiparare al modello organizzativo 231/01 i presidi organizzativi, i sistemi di controllo interno e gestione dei rischi d’impresa. Molte imprese hanno già adottato sistemi di controllo interno e gestione dei rischi sofisticati, che mirano a prevenire la commissione di reati e a garantire la conformità alle normative. È necessario riconoscere il valore di tali sistemi, equiparandoli al modello organizzativo 231/01, e consentendo alle imprese di utilizzare tali sistemi per dimostrare la propria adeguata organizzazione. Infine, è indispensabile rafforzare l’indipendenza e la professionalità dell’organismo di vigilanza, l’organo deputato a controllare l’attuazione del modello organizzativo e a segnalare eventuali anomalie. L’organismo di vigilanza deve essere composto da soggetti indipendenti e dotati di adeguate competenze professionali, in grado di svolgere il proprio ruolo in modo efficace e imparziale. In definitiva, il miglioramento del sistema 231/01 passa attraverso un approccio integrato, che coinvolga tutti gli attori del sistema, dalle imprese ai giudici, e che miri a creare un sistema di prevenzione della criminalità d’impresa realmente efficace e aderente alle esigenze delle imprese.
Verso un nuovo paradigma della responsabilità d’impresa
L’evoluzione del diritto penale societario richiede una profonda riflessione sul ruolo dell’impresa nella società contemporanea. Non più un mero soggetto economico, l’impresa è chiamata a farsi garante di valori etici e sociali, contribuendo attivamente alla costruzione di un futuro più sostenibile e responsabile. In questo contesto, i modelli 231/01 rappresentano uno strumento prezioso, ma devono essere ripensati e aggiornati per rispondere alle nuove sfide poste dalla globalizzazione e dalla digitalizzazione. È necessario superare la logica formale dell’adempimento burocratico, abbracciando una visione sostanziale della responsabilità d’impresa, che si traduca in un impegno concreto a prevenire la commissione di reati e a promuovere una cultura della legalità*. Ciò implica un investimento in formazione e sensibilizzazione, la creazione di meccanismi di controllo interno efficaci, e la promozione di una comunicazione trasparente e aperta con tutti gli stakeholder. Solo in questo modo le imprese potranno conquistare la fiducia dei consumatori, degli investitori e della società civile, costruendo un futuro di prosperità e benessere per tutti.
Dal punto di vista legale, correlato al tema principale dell’articolo, è fondamentale comprendere la differenza tra la responsabilità penale individuale e la responsabilità amministrativa degli enti. La responsabilità penale individuale riguarda la persona fisica che ha commesso il reato, mentre la responsabilità amministrativa degli enti riguarda l’organizzazione nel suo complesso, qualora il reato sia stato commesso nel suo interesse o a suo vantaggio.
Approfondendo ulteriormente, un concetto legale avanzato applicabile al tema è quello della “compliance integrata”. La compliance integrata si riferisce all’integrazione dei modelli 231/01 con altri sistemi di gestione aziendale, come i sistemi di gestione della qualità, dell’ambiente e della sicurezza sul lavoro. L’obiettivo è creare un sistema di gestione unico e coerente, che tenga conto di tutti gli aspetti della responsabilità d’impresa, dalla prevenzione della criminalità alla tutela dell’ambiente e della sicurezza dei lavoratori.
Riflettendo sul futuro della responsabilità d’impresa, è lecito chiedersi se i modelli 231/01 siano destinati a rimanere uno strumento isolato, oppure se evolveranno verso un sistema più ampio e integrato, che tenga conto di tutti gli aspetti della responsabilità sociale d’impresa. La risposta a questa domanda dipenderà dalla capacità delle imprese di abbracciare una visione più ampia e responsabile del proprio ruolo nella società, e dalla volontà dei legislatori di creare un quadro normativo chiaro e coerente, che promuova la legalità e la sostenibilità.








