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- Riforma giustizia percepita come stravolgimento, con fiducia apposta.
- Dal 2001 revisioni costituzionali a maggioranza assoluta.
- Sprint su separazione carriere, esame in commissione alla Camera.
L’attuale panorama politico italiano è scosso da una serie di eventi che mettono in discussione l’equilibrio dei poteri e la natura stessa della Costituzione. L’approvazione al Senato della riforma sulla giustizia, in particolare, ha sollevato interrogativi profondi sul futuro del costituzionalismo nel Paese.
Un Attacco al Cuore della Costituzione
La riforma sulla giustizia non è percepita solo come un intervento sul sistema giudiziario, ma come un vero e proprio stravolgimento del carattere “rigido” della Costituzione italiana. Si paventa una definitiva attrazione della Costituzione nella sfera di influenza del Governo, trasformando il Parlamento in un mero organo di ratifica delle decisioni prese dall’esecutivo. Questa evoluzione capovolge uno dei principi fondamentali del costituzionalismo post-bellico, splendidamente sintetizzato dalla celebre affermazione di Pietro Calamandrei: «quando si scrive la Costituzione i banchi del Governo devono restare vuoti».
La procedura seguita per l’approvazione della riforma, con l’apposizione della fiducia per evitare modifiche nel corso dell’iter parlamentare, assimila di fatto la Costituzione a un decreto-legge, un atto straordinario che necessita di una conversione in legge da parte del Parlamento. Questo processo è visto come l’esito di un lungo regresso costituzionale che ha intaccato lo spirito della Carta fondamentale, pur lasciandone inalterata la lettera. L’articolo 138 della Costituzione, infatti, prevede maggioranze qualificate, una doppia approvazione conforme delle Camere e la possibilità di un referendum oppositivo senza quorum, proprio per evitare interventi “estemporanei” e garantire un coinvolgimento responsabile di tutti i rappresentanti in Parlamento.
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Dalle Costituzioni di Compromesso a Quelle dei Vincitori
La Costituzione italiana, nata da un compromesso tra culture liberali, cattoliche e social-comuniste, si distingue dalle costituzioni “autocratiche e decisioniste” che si sono affermate in altre esperienze storiche. Questo spirito “costituente” richiede un confronto tra le diverse forze politiche nel momento in cui si modificano i principi costituzionali, garantendo una doppia legalità – costituzionale e ordinaria – che ha tenuto insieme la democrazia nel secondo dopoguerra.
Tuttavia, questo equilibrio si è incrinato nel tempo, a partire dal 2001, con l’affermarsi di una prassi di revisioni costituzionali a maggioranza assoluta, anziché con la maggioranza qualificata dei due terzi dei componenti del Parlamento. Attualmente, si assiste a una radicale trasformazione: dalle semplici riforme costituzionali approvate con la sola maggioranza si è passati a quelle promosse esclusivamente dal Governo, spesso contro o senza il coinvolgimento del Parlamento. Le critiche sollevate dai costituzionalisti e dalle opposizioni sono state ignorate, mentre la maggioranza si è limitata ad attendere il voto per acconsentire senza parlare.

Lo Sprint sulla Separazione delle Carriere
Parallelamente alla riforma sulla giustizia, si registra un’accelerazione sull’esame del disegno di legge sulla separazione delle carriere dei magistrati. Le informazioni provenienti dagli ambienti parlamentari suggeriscono che il provvedimento costituzionale potrebbe essere introdotto in commissione alla Camera già nella settimana a venire. L’obiettivo della maggioranza sarebbe quello di istruire il provvedimento in modo da poterlo portare in Aula nella prima occasione utile, una volta trascorsi i tre mesi previsti tra le prime due e le seconde due letture per le riforme costituzionali.
Questo sprint sulla separazione delle carriere, unito alle modifiche apportate alla Costituzione, alimenta ulteriormente il dibattito sulla tenuta del sistema democratico e sull’equilibrio dei poteri nel Paese. Si teme che queste iniziative possano portare a un modello di democrazia costituzionale diverso da quello formalmente vigente, passando dalle costituzioni “di compromesso” a quelle “dei vincitori”, secondo la distinzione proposta da Carl Schmitt. In questo scenario, il Parlamento rischia di diventare un mero “teatro della divisione”, incapace di svolgere la sua funzione di rappresentanza della Nazione.
Verso una Democrazia del Capo?
La situazione attuale evoca lo scenario delineato da Schmitt, in cui la volontà di un popolo è rappresentata dall'”acclamazione” della moltitudine riunita, piuttosto che dal dibattito e dal confronto tra le diverse forze politiche. Si profila, quindi, una possibile deriva verso una democrazia del Capo, in cui il potere esecutivo assume un ruolo predominante a scapito degli altri poteri dello Stato.
Di fronte a queste trasformazioni, è fondamentale che i cittadini siano consapevoli dei rischi che si corrono e che si impegnino a difendere i principi fondamentali della Costituzione, garantendo il rispetto dei diritti e delle libertà di tutti. La democrazia costituzionale richiede un impegno costante da parte di tutti i soggetti politici e sociali, al fine di preservare l’equilibrio dei poteri e la pluralità delle voci che compongono la società italiana.
Riflessioni Conclusive: Tra Legalità e Legittimità
In questo scenario complesso e in rapida evoluzione, è cruciale interrogarsi sul significato di legalità e legittimità. La legalità formale, ovvero il rispetto delle procedure previste dalla legge, non è sufficiente a garantire la legittimità di un atto o di una decisione. La legittimità, infatti, si fonda sul consenso sociale, sulla partecipazione democratica e sul rispetto dei principi fondamentali della Costituzione.
*Un concetto legale di base da tenere a mente è quello di separazione dei poteri, principio cardine dello Stato di diritto che mira a evitare la concentrazione del potere nelle mani di un unico organo. Un concetto legale più avanzato è quello di controllo di costituzionalità*, che permette di verificare la conformità delle leggi alla Costituzione, garantendo la tutela dei diritti fondamentali.
È fondamentale che ogni cittadino si interroghi sul ruolo che intende svolgere in questo momento storico. Vogliamo essere semplici spettatori di un processo che rischia di svuotare la democrazia, oppure vogliamo essere protagonisti attivi nella difesa dei valori costituzionali? La risposta a questa domanda determinerà il futuro del nostro Paese.