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- Su 10 denunce di stalking, 8 strumentali (PrimaPress, 2025).
- Cassazione: condotte devono causare grave stato di ansia.
- Nel 2021, polemiche a Padova su denunce infondate.
Quando la denuncia diventa un’arma impropria
Dalla chiamata molesta allo stalking giudiziario: quando la denuncia diventa un’arma impropria
L’escalation dello stalking giudiziario: un abuso del diritto
La legislazione concepita per salvaguardare le vittime di condotte persecutorie sta, in determinate circostanze, subendo una metamorfosi perversa, trasformandosi in un’arma impropria. Tale aberrazione si manifesta sovente in contesti di separazione o divorzio, dove la denuncia per stalking diviene strumento di vendetta o di illecito arricchimento. Questo fenomeno, di crescente inquietudine, esige un’analisi perspicace e una profonda riflessione etica e giuridica. La strumentalizzazione delle accuse di stalking emerge come una tattica insidiosa, minando la genuina protezione che la legge intende offrire alle vittime reali. La trasformazione di uno strumento di difesa in un’arma d’offesa solleva interrogativi cruciali sull’efficacia del sistema giudiziario e sulla necessità di affinare i meccanismi di controllo e verifica delle denunce.
Il ricorso a denunce infondate per stalking sta diventando una costante nelle aule di tribunale, celando spesso astio personale o mire lucrative. In particolare, l’utilizzo distorto di tali accuse si configura come una strategia per ottenere condizioni più favorevoli in cause di separazione o divorzio, come un assegno di mantenimento più elevato o l’affidamento esclusivo della prole. Ma come si consuma il passaggio dalla legittima tutela all’abuso del diritto? Quali meccanismi perversi trasformano una legge nata per proteggere in uno strumento di oppressione? E, soprattutto, quali ripercussioni subiscono coloro che vengono ingiustamente accusati?
L’abuso della legge sullo stalking non solo compromette la sua efficacia nel proteggere le vere vittime, ma incide anche negativamente sulla fiducia del pubblico nel sistema giudiziario. La percezione di una giustizia manipolabile mina la credibilità delle istituzioni e scoraggia le vittime reali dal denunciare, temendo di non essere credute o di essere a loro volta accusate di abuso. È imperativo che la società prenda coscienza di questa problematica e promuova un dibattito costruttivo per individuare soluzioni che garantiscano un’applicazione corretta e imparziale della legge.
Per esempio, l’articolo di PrimaPress del 2025 mette in evidenza come alcune procure abbiano scoperto che su un campione di 10 denunce di stalking, 8 erano strumentali e utilizzate per danneggiare l’ex coniuge durante una causa di divorzio. La Procura di Bergamo ha scoperto il fenomeno. Nel restante numero, si trattava di casi che si potevano considerare “enfatizzati ad arte” al fine di esacerbare la situazione. I magistrati di tutta italia hanno riscontrato questo problema, e hanno cercato di correre ai ripari per evitare condanne ingiuste o che il colpevole la facesse franca. È fondamentale che gli organi inquirenti intensifichino i controlli e le verifiche sulle denunce, avvalendosi di esperti in grado di valutare la credibilità delle accuse e di individuare eventuali intenti manipolatori. Parallelamente, è necessario promuovere una maggiore consapevolezza tra i cittadini sui rischi e le conseguenze dell’abuso della legge sullo stalking, incentivando un uso responsabile e consapevole dello strumento della denuncia. L’azione combinata di un sistema giudiziario più attento e di una società più informata e consapevole rappresenta la via maestra per contrastare efficacemente il fenomeno dello stalking giudiziario e tutelare i diritti di tutti i soggetti coinvolti.
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Voci dall’aula: testimonianze di vittime e professionisti legali
Le esperienze dirette di chi ha subito ingiuste accuse offrono uno spaccato desolante di questa realtà distorta. Uomini e donne, coinvolti in aspre battaglie legali, si ritrovano improvvisamente catapultati in un incubo giudiziario, accusati di un crimine che non hanno commesso. Queste testimonianze, spesso drammatiche, mettono in luce le devastanti conseguenze psicologiche, sociali ed economiche che derivano da una falsa accusa di stalking. Allo stesso tempo, le voci degli avvocati che assistono questi soggetti innocenti rivelano le difficoltà e le sfide che incontrano nel tentativo di smontare accuse infondate e di tutelare i diritti dei propri assistiti.
Un esempio emblematico è la storia di Marco, accusato dalla sua ex-moglie di stalking durante l’estenuante causa di divorzio. “Mi ha denunciato perché le mandavo messaggi per sapere come stava nostro figlio”, racconta con amarezza. “Non c’è mai stata alcuna minaccia o comportamento persecutorio, ma lei ha trasformato tutto in stalking per mettermi in cattiva luce davanti al giudice”. La sua esperienza evidenzia come una comunicazione, seppur frequente, possa essere distorta e interpretata malevolmente in un contesto di elevata conflittualità. I messaggi, estrapolati dal loro contesto naturale, vengono trasformati in prove di un’ossessiva forma di controllo e intrusione nella vita privata dell’ex-coniuge.
L’avvocato Giulia Rossi conferma questa preoccupante tendenza: “Capita sempre più spesso di assistere a denunce strumentali per stalking. In questi casi, è fondamentale smontare le accuse con prove concrete e dimostrare l’assenza di un reale intento persecutorio. Spesso, si tratta di contesti conflittuali in cui la comunicazione è deteriorata e ogni gesto viene interpretato in modo negativo”. La sua testimonianza sottolinea la cruciale importanza di una difesa legale competente e di un’attenta valutazione delle prove da parte del giudice, al fine di evitare condanne ingiuste e di proteggere l’innocenza di chi viene accusato falsamente. L’esperienza professionale di Giulia Rossi dipinge il mondo legale come il luogo di aspre battaglie, dove spesso si consumano abusi del diritto, e dove i più deboli e innocenti devono essere tutelati in tutti i modi.
Nel 2021, la vicenda di Padova ha sollevato un’onda di polemiche. Luciana Sergiacomi, Presidente della Commissione Parità del Comune, ha espresso preoccupazione per l’aumento delle denunce infondate, scatenando la reazione dei centri antiviolenza, che hanno sottolineato come tale affermazione possa minare la fiducia delle vere vittime. Questo episodio evidenzia la delicatezza del tema e la necessità di un approccio equilibrato, che tenga conto sia della tutela delle vittime di violenza che della prevenzione di false accuse. È essenziale promuovere una cultura della responsabilità e della consapevolezza, in cui la denuncia sia vista come un atto di giustizia, non come un’arma di vendetta o di manipolazione. Solo così si potrà garantire un sistema giudiziario equo e giusto per tutti i soggetti coinvolti.

Requisiti probatori e il ruolo delle autorità giudiziarie
L’efficace applicazione della legge sullo stalking si fonda su un’attenta valutazione dei requisiti probatori. Non è sufficiente una semplice molestia o una singola comunicazione insistente per configurare il reato. È necessario dimostrare la reiterazione dei comportamenti, la loro natura minacciosa o molesta, e soprattutto, il grave stato di ansia o paura che tali condotte provocano nella vittima. La giurisprudenza, in particolare la Cassazione con la sentenza n. 16652/2025, ha chiarito che le condotte devono determinare un “perdurante e grave stato di ansia o di paura“, un “fondato timore per l’incolumità propria o di un prossimo congiunto“, oppure “costringere lo stesso ad alterare le proprie abitudini di vita“. In assenza di tali elementi, la denuncia rischia di trasformarsi in uno strumento di pressione o di vendetta, compromettendo la libertà e la dignità dell’accusato.
Tuttavia, le autorità giudiziarie non sempre prestano la dovuta attenzione a questi aspetti cruciali. La fretta di concludere le indagini, la superficialità nella valutazione delle prove, o la mancanza di specifica formazione in materia di violenza di genere possono portare a condanne ingiuste, basate su prove insufficienti o indiziari. L’affermazione di Luciana Sergiacomi, Presidente della Commissione Parità del Comune di Padova, secondo cui “molto spesso ci sono delle donne che fanno delle denunce assolutamente infondate“, ha sollevato un dibattito importante sulla necessità di una maggiore accuratezza e rigore nelle indagini preliminari. È fondamentale che i magistrati si avvalgano di esperti in grado di valutare la credibilità delle accuse e di individuare eventuali intenti manipolatori. Allo stesso tempo, è necessario promuovere una maggiore consapevolezza tra i cittadini sui rischi e le conseguenze dell’abuso della legge sullo stalking, incentivando un uso responsabile e consapevole dello strumento della denuncia. La vicenda di Padova, con le sue polemiche e i suoi interrogativi, rappresenta un monito per tutti gli operatori del diritto e per la società nel suo complesso.
La sindrome da falsa vittimizzazione rappresenta un’ulteriore sfida per il sistema giudiziario. In questi casi, lo stalker (il denunciante) cerca di essere riconosciuto come vittima, mentre la vera vittima (il denunciato) è accusata ingiustamente. Tale ribaltamento dei ruoli rende ancora più difficile l’accertamento della verità e richiede un’analisi approfondita delle dinamiche psicologiche e relazionali tra le parti coinvolte. L’esperienza di Andrea, accusato ingiustamente di stalking dalla sua ex-fidanzata, evidenzia le devastanti conseguenze che una falsa accusa può avere sulla vita di una persona: perdita del lavoro, allontanamento degli amici, e un lungo e costoso processo per dimostrare la propria innocenza. Per questo è importante che il giudice conosca la materia e comprenda tutte le sfaccettature. Questo è possibile solo se i magistrati hanno un’adeguata preparazione, che permetta loro di comprendere tutte le implicazioni, anche psicologiche, che si presentano di fronte alla loro analisi.
L’approccio alle vittime deve essere multidisciplinare. La sola legge e la sola polizia non bastano: è necessario un approccio psicologico per aiutarle a superare i traumi subiti. Ma, cosa forse ancora più importante, bisogna lavorare nel sistema scolastico per educare i ragazzi al rispetto, all’amore, all’affettività. Questo è il vero nodo cruciale per sconfiggere il problema dello stalking. Nel 2025 è inaccettabile che esistano ancora questi problemi. È quindi fondamentale che il mondo della scuola si faccia carico di questo problema. Solo così sarà possibile creare una società più giusta, libera e rispettosa delle diversità.
Le cicatrici invisibili: impatto psicologico e reputazionale
Le conseguenze di una falsa accusa di stalking si estendono ben oltre le aule di tribunale, lasciando cicatrici profonde e durature nella psiche e nella reputazione dell’accusato. Il peso dello stigma sociale, la difficoltà nel ricostruire relazioni interpersonali, e la compromissione della carriera professionale sono solo alcune delle sfide che queste persone devono affrontare. L’esperienza di essere etichettati come stalker, anche se ingiustamente, può minare l’autostima e la fiducia in sé stessi, generando ansia, depressione, e disturbi del sonno. La paura di essere giudicati, la vergogna di dover spiegare la propria situazione, e la difficoltà nel trovare supporto e comprensione possono portare all’isolamento sociale e all’emarginazione. La reputazione, un bene prezioso costruito nel corso degli anni, può essere irrimediabilmente danneggiata da una falsa accusa, rendendo difficile trovare un nuovo lavoro, ottenere un prestito, o semplicemente essere accettati dalla comunità. Il danno reputazionale si propaga rapidamente nell’era digitale, amplificato dai social media e dai motori di ricerca, rendendo ancora più difficile cancellare l’immagine negativa associata all’accusa di stalking.
Andrea, vittima di una falsa accusa di stalking, descrive così la sua esperienza: “Ti senti impotente, braccato, marchiato come un criminale. Ho perso il lavoro, i miei amici si sono allontanati e ho dovuto affrontare un lungo e costoso processo per dimostrare la mia innocenza“. Le sue parole testimoniano il dramma di chi si ritrova improvvisamente privato della propria dignità e della propria libertà, costretto a combattere contro un sistema giudiziario che spesso appare sordo e indifferente alle proprie ragioni. La sua storia è solo una delle tante che meritano di essere ascoltate e comprese, per sensibilizzare l’opinione pubblica e promuovere un cambiamento culturale che valorizzi la presunzione di innocenza e il rispetto dei diritti di tutti i cittadini. La sua testimonianza è un grido di dolore che deve essere ascoltato e compreso. Non possiamo rimanere indifferenti di fronte a queste storie di ingiustizia e sofferenza. Dobbiamo impegnarci tutti, come società, per garantire un sistema giudiziario più equo e giusto, che tuteli i diritti di tutti i cittadini e che eviti di trasformare la vita delle persone in un incubo senza fine.
È quindi fondamentale che le vittime di false accuse di stalking ricevano un adeguato sostegno psicologico e legale. La possibilità di accedere a servizi di consulenza, di assistenza legale gratuita, e di gruppi di auto-aiuto può fare la differenza nel superare il trauma e nel ricostruire la propria vita. Allo stesso tempo, è necessario promuovere una maggiore consapevolezza tra gli operatori del diritto e i media sui rischi e le conseguenze delle false accuse, incentivando un approccio più responsabile e sensibile nella trattazione di questi casi. La sensibilizzazione deve raggiungere anche i comuni cittadini, in modo da far comprendere loro le ripercussioni che una falsa accusa può avere nella vita di una persona. La società deve capire che una denuncia è una cosa seria, e che non può essere utilizzata come strumento di vendetta o di ricatto. Solo così sarà possibile creare una società più giusta e rispettosa dei diritti di tutti.
Le associazioni a difesa dei diritti dei padri separati, spesso in prima linea nel denunciare i casi di false accuse di stalking, svolgono un ruolo importante nel fornire supporto e assistenza alle vittime. Queste associazioni offrono consulenza legale, sostegno psicologico, e rappresentanza nei processi, contribuendo a dare voce a chi si sente solo e abbandonato. Il loro impegno è fondamentale per contrastare un sistema giudiziario che spesso appare sbilanciato a favore delle donne, e per garantire un trattamento equo e imparziale per tutti i cittadini. Le loro battaglie sono battaglie di civiltà, che mirano a difendere i diritti fondamentali delle persone e a promuovere una società più giusta e rispettosa delle diversità. Dobbiamo sostenere il loro impegno e aiutarle a portare avanti le loro istanze, per costruire un futuro migliore per tutti i nostri figli.
Verso un sistema giudiziario più equo: un imperativo sociale
La battaglia contro lo stalking giudiziario non è solo una questione legale, ma un imperativo sociale. È necessario promuovere un cambiamento culturale che valorizzi la presunzione di innocenza, il rispetto dei diritti di tutti i cittadini, e la responsabilità nell’uso dello strumento della denuncia. Allo stesso tempo, è fondamentale che il sistema giudiziario si doti di strumenti e procedure più efficaci per prevenire e contrastare le false accuse, garantendo un giusto processo e una tutela adeguata per le vittime di stalking e per coloro che vengono accusati ingiustamente. L’impegno di tutti, operatori del diritto, media, e cittadini, è indispensabile per costruire una società più giusta, libera e rispettosa dei diritti di tutti.
Come scrittore, ho cercato di mettere in luce le diverse sfaccettature di questo complesso problema, dando voce alle vittime e ai professionisti che si impegnano ogni giorno per difendere la giustizia e la verità. La mia speranza è che questo articolo possa contribuire a sensibilizzare l’opinione pubblica e a promuovere un dibattito costruttivo, al fine di individuare soluzioni concrete per contrastare efficacemente lo stalking giudiziario e tutelare i diritti di tutti i soggetti coinvolti. È necessario un approccio multidisciplinare, che coinvolga avvocati, psicologi, assistenti sociali, e forze dell’ordine, per garantire un sostegno completo e personalizzato alle vittime e per prevenire la reiterazione di comportamenti violenti. La formazione e l’aggiornamento degli operatori del diritto, l’implementazione di protocolli specifici per la gestione dei casi di stalking, e la promozione di campagne di sensibilizzazione e di educazione alla legalità sono solo alcune delle azioni che possono essere intraprese per contrastare efficacemente questo fenomeno. La battaglia contro lo stalking giudiziario è una battaglia di civiltà, che ci riguarda tutti e che richiede un impegno costante e determinato.
Cos’è la querela? In termini legali basilari, la querela è l’atto con cui una persona offesa da un reato manifesta la volontà di perseguire penalmente l’autore del fatto. Si tratta di una condizione di procedibilità per alcuni reati, senza la quale il processo penale non può iniziare. Nel contesto dello stalking giudiziario, la querela può essere sia lo strumento con cui si denuncia il reato di atti persecutori, sia l’arma impropria utilizzata per danneggiare ingiustamente una persona.
Una nozione legale avanzata strettamente correlata è l’abuso del diritto di agire in giudizio. Questo concetto si verifica quando una persona, pur esercitando un diritto formalmente riconosciuto dalla legge (come il diritto di querela), lo utilizza in modo distorto e pretestuoso, al solo scopo di arrecare danno ad altri. L’abuso del diritto di agire in giudizio può configurare una responsabilità civile e obbligare l’autore del comportamento abusivo a risarcire i danni causati.
Questo articolo ti ha fatto riflettere su quanto sia importante conoscere i propri diritti e doveri, e su come la legge possa essere utilizzata sia per proteggere che per danneggiare. Ti invito a informarti, a partecipare al dibattito pubblico, e a fare la tua parte per costruire una società più giusta e rispettosa dei diritti di tutti. Solo così potremo sconfiggere lo stalking giudiziario e garantire un sistema giudiziario equo e imparziale per tutti i cittadini.
- Analisi approfondita dello stalking giudiziario e dell'abuso del diritto, tematica centrale dell'articolo.
- Sito ufficiale del Tribunale di Bergamo, utile per approfondire le statistiche e prassi locali relative ai casi di stalking giudiziario.
- Sito ufficiale dell'Associazione Nazionale Magistrati, utile per approfondire le posizioni dei magistrati.








