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- Confermate 9 condanne per il clan 'Paracco' legato al traffico di cocaina.
- 14 anni di reclusione per Rosario Pace, capo del clan.
- Un consigliere comunale arrestato si dimise e morì nel 2023.
- Tentativo di influenzare appalti pubblici per 2 milioni di euro.
L’operazione “Oro Bianco” ha subito un importante sviluppo con la conferma, da parte della Corte di Cassazione, delle condanne per nove imputati legati al clan “Paracco” di Palma di Montechiaro. Questo gruppo criminale, emerso come alternativa a Cosa Nostra e alla Stidda, è stato smantellato grazie a un’indagine approfondita che ha rivelato un vasto traffico di cocaina e infiltrazioni nel tessuto politico locale.
La Sentenza Definitiva e il Quadro Criminale
La decisione della Cassazione, che ha rigettato quattro ricorsi e dichiarato inammissibili gli altri cinque, rende definitive le condanne emesse in precedenza dalla Corte d’Appello di Palermo. Al centro dell’inchiesta figura Rosario Pace, 65 anni, ritenuto il capo del “Paracco”, condannato a 14 anni di reclusione. L’operazione, culminata con il blitz del 13 gennaio 2021, aveva portato all’arresto di un consigliere comunale di Palma di Montechiaro, accusato di associazione mafiosa, il quale si era dimesso immediatamente dopo l’arresto e deceduto in carcere nel gennaio del 2023.
Le altre condanne definitive riguardano: Gioacchino Rosario Barragato (65 anni, 8 anni), Francesco Bonsignore (59 anni, 5 anni e 8 mesi), Sarino Lauricella (56 anni, 8 anni), Domenico Manganello (50 anni, 12 anni e 6 mesi), Giuseppe Morgana (40 anni, 8 anni), Emanuele Pace (37 anni, 8 anni), Gioacchino Pace (54 anni, 10 anni e 6 mesi) e Giuseppe Blando (60 anni, di Favara, 6 anni e 10 mesi). Le otto assoluzioni pronunciate in primo grado sono state confermate.
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Dettagli dell’Inchiesta e Accuse
L’inchiesta “Oro Bianco”, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia (DDA) di Palermo, ha svelato come il “Paracco” fosse riuscito a gestire un fiorente traffico di stupefacenti, infiltrando un proprio uomo all’interno del consiglio comunale e tentando di influenzare l’assegnazione di appalti pubblici, tra cui un contratto di quartiere del valore di due milioni di euro. Le indagini, inizialmente concentrate nel palermitano, si sono estese alla provincia di Agrigento, grazie anche alle rivelazioni del collaboratore di giustizia Giuseppe Quaranta.
Le accuse contestate agli imputati includono l’associazione mafiosa, l’estorsione, il traffico di droga e l’illecita acquisizione di attività economiche, concessioni, autorizzazioni, appalti e servizi pubblici, sfruttando la forza di intimidazione derivante dal vincolo associativo e dalle condizioni di assoggettamento e omertà.

Implicazioni Politiche e Territoriali
L’operazione “Oro Bianco” ha messo in luce le ramificazioni del clan “Paracco” nel tessuto politico e sociale di Palma di Montechiaro e delle zone limitrofe. L’arresto del consigliere comunale e i tentativi di infiltrazione negli appalti pubblici evidenziano la capacità del gruppo criminale di condizionare la vita amministrativa e economica del territorio. La conferma delle condanne da parte della Cassazione rappresenta un importante segnale nella lotta contro la criminalità organizzata e un monito per le istituzioni locali.
Riflessioni Conclusive: Giustizia e Legalità nel Territorio Agrigentino
La sentenza definitiva nel caso “Oro Bianco” rappresenta un punto fermo nella lotta contro la criminalità organizzata in Sicilia. La conferma delle condanne sottolinea l’efficacia delle indagini e la determinazione della magistratura nel contrastare le infiltrazioni mafiose nel tessuto sociale ed economico. Questo caso, in particolare, evidenzia come la mafia non sia un’entità monolitica, ma un insieme di gruppi criminali che si adattano ai contesti locali, cercando di sfruttare le opportunità offerte dal territorio.
Dal punto di vista legale, è importante sottolineare come l’associazione mafiosa sia un reato complesso, che richiede la prova di un vincolo associativo stabile e di una capacità di intimidazione che deriva dalla forza del gruppo criminale. La confisca dei beni dei condannati, inoltre, rappresenta uno strumento fondamentale per privare la mafia delle risorse economiche accumulate illecitamente e per restituire alla collettività i beni sottratti.
Un aspetto legale avanzato, applicabile al caso, è la normativa in materia di *responsabilità degli enti per i reati commessi dai propri amministratori o dipendenti*. Se si dimostrasse che il Comune di Palma di Montechiaro ha tratto vantaggio dalle attività illecite del clan “Paracco”, l’ente potrebbe essere chiamato a rispondere penalmente e civilmente per i danni causati.
Amici lettori, riflettiamo insieme: la lotta alla mafia non è solo una questione di repressione, ma anche di prevenzione. È necessario promuovere una cultura della legalità e della trasparenza, rafforzare i controlli sugli appalti pubblici e sostenere le imprese che operano nel rispetto delle regole. Solo così potremo liberare il nostro territorio dalla morsa della criminalità organizzata e costruire un futuro di sviluppo e di benessere per tutti.