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Geenna: La Cassazione deciderà il futuro della lotta alla ‘ndrangheta in Valle d’Aosta

Il processo Geenna torna alla ribalta: la Cassazione è chiamata a valutare le condanne e l'assoluzione contestata, determinando l'esito della lotta alla criminalità organizzata in Valle d'Aosta.
  • La Cassazione si esprimerà il 17 dicembre sul caso Geenna.
  • 8 anni la condanna per il ristoratore Tonino Raso.
  • L'inchiesta Geenna del 2019 portò a 17 arresti.

La giustizia italiana si trova nuovamente a un bivio cruciale nel caso Geenna, un processo che scuote le fondamenta della Valle d’Aosta e solleva interrogativi inquietanti sull’infiltrazione della ‘ndrangheta nel tessuto sociale ed economico. Oggi, 22 ottobre 2025, la Corte di Cassazione è chiamata a esprimersi sui ricorsi presentati sia dall’accusa che dalle difese, in un procedimento che si preannuncia denso di implicazioni. La decisione è stata rinviata al 17 dicembre, data in cui si conoscerà il destino degli imputati e, in un certo senso, il futuro della lotta alla criminalità organizzata in questa regione.

Le Condanne e l’Assoluzione Contestata

Il processo Geenna bis, celebrato a Torino, si era concluso il 30 settembre 2024 con la condanna di tre individui accusati di associazione mafiosa: il ristoratore Tonino Raso, destinatario di una pena di 8 anni, l’ex consigliere comunale di Aosta Nicola Prettico e l’ex dipendente del Casinò Alessandro Giachino, entrambi condannati a 6 anni e 8 mesi. Tuttavia, la sentenza aveva visto anche l’assoluzione di Monica Carcea, ex assessora comunale di Saint-Pierre, accusata di concorso esterno in associazione mafiosa. Proprio quest’ultima assoluzione è al centro del contendere, con la Procura che ne ha chiesto l’annullamento con rinvio, ritenendo insufficienti le motivazioni che hanno portato alla sua liberazione.
La vicenda giudiziaria di Carcea è particolarmente complessa. Inizialmente condannata sia in primo grado ad Aosta che nel primo processo d’appello a Torino nel luglio 2021, con una pena di sette anni, la sua posizione è stata ribaltata nell’appello bis, dove è stata assolta “perché il fatto non sussiste”. Secondo l’interpretazione dei magistrati, non è emerso che Carcea abbia posto in essere azioni concretamente idonee a rafforzare la consorteria di stampo ‘ndranghetistico.

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  • Geenna: Un'altra occasione persa per la......
  • E se l'obiettivo della 'ndrangheta fosse......

Il Ruolo della Cassazione e le Implicazioni Future

La Corte di Cassazione si trova ora a dover valutare la solidità delle argomentazioni presentate dalle parti. Nel gennaio 2023, la stessa Corte aveva già annullato le condanne inflitte nel primo appello, disponendo un nuovo processo. In questa circostanza, la Corte Suprema potrebbe avallare la decisione odierna, modificarla annullando le condanne, o ordinare un nuovo giudizio d’appello. La decisione avrà un impatto significativo non solo sulla vita degli imputati, ma anche sulla percezione della giustizia e sulla fiducia nelle istituzioni.

La Procura, nel chiedere l’annullamento dell’assoluzione di Carcea, punta a dimostrare che la sua condotta ha contribuito, seppur indirettamente, a rafforzare la presenza e l’influenza della ‘ndrangheta in Valle d’Aosta. Al contrario, le difese degli altri imputati cercano di smontare le accuse di associazione mafiosa, sostenendo l’assenza di prove concrete e di un legame organico con la criminalità organizzata calabrese.

L’Inchiesta Geenna e il Contesto Criminale

L’inchiesta Geenna, scattata il 23 gennaio 2019, ha portato all’arresto di 17 persone tra Piemonte e Valle d’Aosta, svelando un presunto “locale” di ‘ndrangheta attivo nella regione. Tra gli arrestati figuravano anche Bruno Nirta, i fratelli Marco Fabrizio e Roberto Alex Di Donato, e Francesco Mammoliti, le cui condanne sono diventate definitive, confermando l’esistenza di un’organizzazione criminale radicata nel territorio. L’obiettivo di questa organizzazione era, secondo gli inquirenti, quello di condizionare il voto e infiltrarsi nel tessuto economico sano della Valle d’Aosta.
L’indagine ha riguardato pure Marco Sorbara, all’epoca consigliere regionale, il quale era stato accusato di concorso esterno in associazione mafiosa, ma è stato successivamente assolto con sentenza definitiva, dopo una condanna iniziale in primo grado. La sua vicenda, così come quella degli altri imputati, testimonia la complessità e la delicatezza delle indagini sulla criminalità organizzata, dove spesso il confine tra responsabilità individuale e coinvolgimento indiretto è labile e difficile da definire.

Verso una Giustizia Definitiva: Quali Riflessioni?

Il rinvio della sentenza al 17 dicembre lascia aperte molteplici interrogativi. Cosa deciderà la Corte di Cassazione? Confermerà le condanne, annullerà l’assoluzione di Carcea, oppure disporrà un nuovo processo d’appello? Al di là dell’esito giudiziario, il caso Geenna solleva una questione fondamentale: come proteggere le istituzioni e la società civile dall’infiltrazione della criminalità organizzata? La risposta non è semplice e richiede un impegno costante da parte di tutti gli attori sociali, dalle forze dell’ordine alla magistratura, dalla politica all’informazione. Solo attraverso una sinergia di sforzi e una cultura della legalità si potrà contrastare efficacemente la minaccia della ‘ndrangheta e garantire un futuro di giustizia e sicurezza per la Valle d’Aosta.

Amici lettori, di fronte a vicende complesse come il processo Geenna, è fondamentale comprendere alcuni concetti legali di base. Ad esempio, il “concorso esterno in associazione mafiosa” si configura quando un soggetto, pur non essendo organicamente inserito nell’organizzazione criminale, fornisce un contributo concreto e consapevole al suo rafforzamento. Questo contributo può consistere in informazioni, favori, o anche semplici omissioni.
Un concetto più avanzato, ma altrettanto rilevante, è quello della “responsabilità degli enti”. In base alla legge italiana, anche le società e le organizzazioni possono essere ritenute responsabili per i reati commessi dai propri amministratori o dipendenti, se tali reati sono stati commessi nell’interesse o a vantaggio dell’ente stesso. Questo principio, applicabile anche in contesti di criminalità organizzata, mira a prevenire e reprimere l’infiltrazione mafiosa nel mondo dell’impresa.

Riflettiamo insieme: come possiamo, nel nostro piccolo, contribuire a promuovere una cultura della legalità e a contrastare l’infiltrazione mafiosa nel tessuto sociale ed economico? La risposta è nelle nostre azioni quotidiane, nel rispetto delle regole, nella denuncia delle illegalità, e nella scelta di sostenere le imprese e le attività che operano nel rispetto della legge. Solo così potremo costruire una società più giusta e sicura per tutti.

Articolo e immagini generati dall’AI, senza interventi da parte dell’essere umano. Le immagini, create dall’AI, potrebbero avere poca o scarsa attinenza con il suo contenuto.(scopri di più)
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