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- L'Aipdp analizza il populismo penale, fenomeno globale presente in Argentina, Usa e Ungheria.
- Oltre 150 ordini del giorno contro il decreto sicurezza alla Camera.
- Il decreto Caivano aumenta la carcerazione minorile, approccio ritenuto controproducente.
Il panorama legale contemporaneo è segnato da una crescente tensione tra le spinte populiste in ambito penale e la tutela dei principi costituzionali. L’Associazione italiana dei professori di diritto penale (Aipdp) ha intrapreso un ciclo di dieci incontri in diverse università italiane per analizzare questo delicato equilibrio. L’iniziativa, promossa in un momento in cui il decreto sicurezza è al centro del dibattito parlamentare, mira a stimolare una riflessione critica tra studenti, opinione pubblica e legislatori.
Gian Luigi Gatta, ordinario di diritto penale all’Università di Milano e presidente dell’Aipdp, sottolinea come il populismo penale sia un fenomeno globale, riscontrabile in contesti diversi come l’Argentina di Milei, gli Stati Uniti di Trump e l’Ungheria di Orbán. La tendenza comune è quella di ricorrere alla “medicina penale” come panacea per tutti i mali, con l’illusione che l’inasprimento delle pene e la creazione di nuovi reati possano risolvere problemi sociali complessi.

Il Decreto Sicurezza al Centro delle Contestazioni
Il decreto sicurezza, attualmente in discussione alla Camera, è diventato un punto focale di contestazione. Sono stati presentati oltre 150 ordini del giorno, principalmente dalle opposizioni, che potrebbero generare fino a 20 ore di dibattito. La rete “A pieno regime” ha organizzato manifestazioni di protesta, culminate in una conferenza stampa davanti alla Camera. I manifestanti denunciano un attacco ai diritti democratici e annunciano una grande mobilitazione per il 31 maggio.
Durante le proteste, Luca Blasi, assessore alla Cultura del municipio III di Roma, è stato ferito mentre cercava di mediare tra i manifestanti e le forze dell’ordine. L’episodio ha suscitato indignazione e solidarietà, con accuse al governo di reprimere il dissenso politico. Blasi, figura nota nei movimenti sociali romani, è stato colpito con una manganellata mentre cercava di calmare gli animi.
Le Critiche al Decreto Caivano e l’Aumento della Carcerazione Minorile
Tra le misure più controverse, il decreto Caivano ha aumentato il ricorso alla carcerazione, soprattutto per i minorenni. Secondo Gatta, questo approccio è controproducente, poiché bisognerebbe evitare il più possibile l’utilizzo della carcerazione per i minori. L’aumento della pena per lo spaccio di lieve entità ha portato a un incremento della custodia cautelare in carcere, alimentando le preoccupazioni sull’uso eccessivo di questa misura.
Le critiche si concentrano sull’illusione di risolvere i problemi sociali attraverso la pena. Come ricordato da Papa Francesco nel 2014, è necessario intervenire con politiche sociali ed economiche, piuttosto che affidarsi esclusivamente alla repressione penale. Le riforme attuate sembrano essere a costo zero, con investimenti limitati in settori cruciali come l’educazione e il disagio sociale.
Populismo Penale: Una Minaccia per lo Stato di Diritto?
La deriva populista in ambito penale solleva interrogativi profondi sullo stato di diritto e sulla tutela dei diritti fondamentali. L’inasprimento delle pene, la creazione di nuovi reati e l’aumento della carcerazione rischiano di compromettere i principi di proporzionalità e rieducazione della pena, sanciti dalla Costituzione. È fondamentale promuovere un dibattito pubblico informato e consapevole, che tenga conto delle implicazioni sociali, economiche e giuridiche delle politiche penali adottate.
Amici lettori, riflettiamo insieme su questo tema cruciale. Il diritto penale è uno strumento potente, ma va utilizzato con saggezza e responsabilità. Una nozione base di diritto legale ci ricorda che la pena deve essere proporzionata al reato commesso e finalizzata alla rieducazione del condannato. Una nozione più avanzata ci invita a considerare il diritto penale come ultima ratio, ovvero come l’estrema risorsa da utilizzare solo quando altri strumenti di politica sociale ed economica si sono rivelati insufficienti.
Chiediamoci: stiamo davvero affrontando le cause profonde della criminalità, o ci limitiamo a curare i sintomi con misure repressive? Stiamo garantendo a tutti i cittadini pari opportunità e condizioni di vita dignitose, o stiamo creando nuove forme di marginalizzazione ed esclusione sociale? La risposta a queste domande determinerà il futuro del nostro sistema penale e della nostra società.