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- La riforma Cartabia è accusata di aver snaturato il rito civile.
- Norma "spaventosa" impone il rinnovo della procura per l'appello.
- Abolizione richiesta dopo il PNRR entro giugno 2026.
Oggi, 17 ottobre 2025, alle ore 11:02, il panorama legale italiano è scosso da una forte presa di posizione contro la riforma Cartabia. Durante il Congresso nazionale forense tenutosi a Torino, il presidente del Consiglio nazionale forense (CNF), Francesco Greco, ha espresso una critica severa e inequivocabile: la riforma Cartabia è, a suo dire, la peggiore che il sistema giudiziario italiano abbia mai subito e ne chiede l’abolizione una volta raggiunti gli obiettivi del PNRR entro giugno 2026.
Le critiche alla riforma Cartabia
Le parole di Greco sono state un vero e proprio atto d’accusa. Secondo il presidente del CNF, la riforma ha *snaturato il rito civile*, trasformandolo in un processo privo di contraddittorio effettivo e di dibattito reale, favorendo un abuso della trattazione scritta. Nel processo penale, Greco ha evidenziato norme “spaventose”, come quella che impone il rinnovo della procura per l’appello, penalizzando i meno abbienti che si affidano al difensore d’ufficio e rischiano di avere un solo grado di giudizio.
Un altro punto critico sollevato è l’introduzione del processo penale telematico in un momento in cui gli uffici giudiziari non erano adeguatamente preparati. Greco ha inoltre citato la norma che impedisce alla vittima di un furto, che blocca il ladro in flagranza di reato, di trattenerlo in attesa della polizia, pena l’accusa di sequestro di persona.

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Il dibattito sulla figura dell’avvocato in Costituzione
Parallelamente alle critiche alla riforma Cartabia, si è riacceso il dibattito sull’inserimento della figura dell’avvocato nella Costituzione. La vicepresidente del Senato, Anna Rossomando, e il sottosegretario alla Giustizia, Andrea Delmastro, hanno espresso parere favorevole a questa proposta, vista come un completamento della separazione delle carriere tra giudici e pubblici ministeri. Delmastro ha inoltre rivendicato l’approccio del governo nella riforma dell’ordinamento della professione forense, basato sull’ascolto delle istanze degli avvocati e del Consiglio nazionale forense.
Le reazioni e le implicazioni politiche
L’attacco frontale di Greco alla riforma Cartabia, senza menzionare la riforma sulla separazione delle carriere, ha suscitato reazioni nel mondo politico e giuridico. La richiesta di abolizione della riforma, una volta raggiunti gli obiettivi del PNRR, pone interrogativi sulle future strategie dell’Avvocatura italiana e sulle possibili alleanze politiche. La proposta di costituzionalizzare la figura dell’avvocato, invece, potrebbe rappresentare un passo importante per rafforzare il ruolo della difesa nel sistema giudiziario e garantire un processo più equo ed equilibrato.
Conclusioni: Un bivio per la giustizia italiana
Il futuro del sistema giudiziario italiano è a un punto di svolta. Le critiche alla riforma Cartabia e il dibattito sulla figura dell’avvocato in Costituzione delineano scenari complessi e potenzialmente contrastanti. Sarà fondamentale un confronto aperto e costruttivo tra tutte le forze politiche e le componenti del mondo giuridico per trovare soluzioni che garantiscano un sistema giudiziario efficiente, equo e rispettoso dei diritti di tutti i cittadini.
Amici, parliamoci chiaro: la legge è un labirinto per molti. Ma una cosa è certa: il diritto alla difesa è SACROSANTO. Pensateci: se un giorno, per sfortuna, vi trovaste invischiati in una questione legale, vorreste avere al vostro fianco un avvocato preparato e indipendente, giusto? Ecco, l’articolo che abbiamo letto ci ricorda proprio questo: che dietro le riforme e i tecnicismi, ci sono i diritti delle persone, soprattutto quelle più vulnerabili.
E a proposito di tecnicismi, una nozione legale base ma fondamentale è il principio del “giusto processo”. Significa che tutti hanno diritto a un processo equo, con tempi ragionevoli e la possibilità di difendersi adeguatamente. Un concetto apparentemente semplice, ma che nella pratica può essere messo a dura prova.
Ma c’è di più. Una nozione legale avanzata che si lega a questo tema è il concetto di “effettività della tutela giurisdizionale”. Non basta avere delle leggi scritte bene, bisogna anche che queste siano applicate in modo da garantire una vera protezione dei diritti. Altrimenti, la legge diventa solo carta straccia.
Quindi, la prossima volta che sentirete parlare di riforme della giustizia, non limitatevi a leggere i titoli dei giornali. Cercate di capire cosa c’è dietro, quali sono gli interessi in gioco e, soprattutto, come queste riforme possono influenzare la vita di tutti noi. Perché la giustizia è un bene comune, e come tale va tutelata e difesa.