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- Nel 1987 già si discuteva di contraddittorio nel congresso di Bari.
- Legge Castelli del 2005, Melidona la vede come controllo magistratura.
- Salvini nel 2019 accusato di tentazioni autoritarie dal Partito Democratico.
Nel panorama giuridico italiano, il dibattito sulla separazione delle carriere tra magistratura requirente e giudicante si riaccende periodicamente, generando accesi confronti. In tempi recenti, un’iniziativa tenutasi a Reggio Calabria, promossa dalla Camera Penale “G. Sardi” e dall’Ordine degli Avvocati, ha riportato in auge questa questione cruciale.
Visioni Inconciliabili a Confronto
Il confronto ha evidenziato due visioni diametralmente opposte. Gli avvocati invocano una riforma che ponga il giudice al centro del processo, garantendone la terzietà. I magistrati, al contrario, temono che tale riforma possa compromettere l’equilibrio del sistema giudiziario a discapito dei cittadini. L’avvocato penalista Nico D’Ascola ha ricordato come già nel *1987, durante il congresso di Bari, si discutesse della necessità di un vero contraddittorio, mettendo in discussione la figura del giudice che condivide carriera e distretto con il pubblico ministero.
Beniamino Migliucci, presidente della Fondazione UCPI, ha definito la separazione delle carriere una scelta di civiltà giuridica, sottolineando il diritto di ogni cittadino a essere giudicato da una figura distinta da chi lo accusa. Carlo Morace, esponente dell’Organismo Congressuale Forense, ha messo in luce come l’assetto attuale, scaturito dall’era di Mani Pulite, abbia compromesso l’equilibrio del procedimento, elevando il pubblico ministero a figura centrale a discapito del ruolo giudicante.

- Finalmente una riforma che mira a garantire terzietà e imparzialità... 👍...
- Temo che questa riforma possa minare l'indipendenza della magistratura... 😔...
- Separare le carriere potrebbe paradossalmente accentrare il potere... 🤔...
Le Critiche e le Preoccupazioni
Dall’altra parte, il procuratore aggiunto Santo Melidona ha interpretato la riforma come un tentativo di controllare la magistratura, riducendone l’autonomia. Ha citato la legge Castelli del 2005, il decreto legislativo 106 del 2006 e la riforma Cartabia come tappe di un disegno volto a rendere le procure strutture monocratiche, accentrando i poteri nei procuratori capo. Antonella Stilo, presidente della seconda sezione civile del Tribunale di Reggio Calabria, ha espresso il timore che la riforma possa rafforzare eccessivamente il pubblico ministero, rendendolo più incline a valutare i risultati in base alle condanne ottenute, con gravi ripercussioni sulla presunzione di innocenza.
Il Sogno di Berlusconi e le Tensioni Politiche
Parallelamente, il Senato ha approvato la separazione delle carriere, scatenando reazioni contrastanti nel mondo politico. Forza Italia ha celebrato la riforma come “il sogno di Berlusconi”, mentre il Partito Democratico ha annunciato un referendum. Il senatore Pierantonio Zanettin ha accusato la giustizia di aver perseguitato Berlusconi, mentre Dario Franceschini ha paragonato le mosse della maggioranza alle “tentazioni autoritarie” di Salvini nel 2019. Alberto Balboni di Fratelli d’Italia ha criticato la “deriva massimalista” del PD, citando un intervento favorevole alla separazione delle carriere da parte di Goffredo Bettini.
Durante il dibattito, l’ex magistrato Roberto Scarpinato ha contestato l’uso della figura di Giovanni Falcone come “spirito guida” della riforma, ricordando come Falcone fosse stato osteggiato dai poteri economici e politici collusi con la mafia.
L’Obbedienza come Sistema
Secondo alcuni osservatori, la riforma mira a trasformare il pubblico ministero in uno strumento del governo, compromettendo l’indipendenza della magistratura. Si teme che ciò possa favorire la tutela dei potenti a discapito dei marginali e dei dissenzienti. L’introduzione del sorteggio per l’elezione dei rappresentanti nel CSM è vista come una ridicolizzazione della libertà di pensiero.
Riflessioni Conclusive: Un Bivio per la Giustizia Italiana
La separazione delle carriere rappresenta un bivio cruciale per la giustizia italiana. Da un lato, si invoca la necessità di garantire la terzietà del giudice e riequilibrare il processo. Dall’altro, si teme che la riforma possa compromettere l’indipendenza della magistratura e favorire un sistema giudiziario più incline all’obbedienza che alla giustizia.
Amici lettori, riflettiamo insieme su questo tema complesso. Dal punto di vista legale, è fondamentale comprendere il principio del “giusto processo”, sancito dall’articolo 111* della Costituzione Italiana. Questo principio implica che ogni individuo ha diritto a essere giudicato da un giudice imparziale e indipendente.
Un concetto legale avanzato applicabile è quello della “responsabilità disciplinare dei magistrati”. Se un magistrato viola i propri doveri professionali, può essere soggetto a sanzioni disciplinari. Tuttavia, è essenziale che tali sanzioni non siano utilizzate per esercitare pressioni politiche o limitare l’indipendenza della magistratura.
La separazione delle carriere è una riforma che potrebbe avere un impatto significativo sul nostro sistema giudiziario. È importante informarsi, approfondire le diverse posizioni e formarsi un’opinione consapevole. Solo così potremo contribuire a costruire una giustizia più equa e trasparente per tutti.