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- Il 15,3% delle donne (16-70 anni) ha subito stalking.
- Il 54,7% delle vittime è perseguitato tramite strumenti tecnologici.
- Numero verde 1522 offre supporto alle vittime di stalking.
L’ombra del telefono: un abuso silente nella società digitale
Il recente giudizio pronunciato da un tribunale nel Vibonese ha messo in evidenza con forza una questione estremamente attuale nella nostra società: il fenomeno dello stalking telefonico. Questo tipo d’abuso si nasconde sotto l’apparente benignità degli strumenti comunicativi moderni ed è capace di intromettersi nella sfera privata degli individui, causando danni enormi alle persone colpite. La caratteristica insidiosa della questione è ben esemplificata dalle difficoltà riscontrate nel fornire una definizione giuridica chiara o nell’ottenere prove solide durante i procedimenti legali; questo perché i comportamenti persecutori possono risultare sfuggenti e impalpabili. L’obiettivo dell’indagine proposta è quello di illuminare gli aspetti più oscuri di questa problematica criminale analizzando anche gli ostacoli che ne complicano l’identificazione e il contrasto; nonché esaminare quali siano i rimedi disponibili sul piano legale e psicologico affinché le vittime possano efficacemente tutelarsi. Il fenomeno dello stalking telefonico costituisce quindi una crescente sfida per la giustizia moderna, che necessita urgentemente di approcci interdisciplinari mirati a seguirne da vicino lo sviluppo legato alle nuove tecnologie di comunicazione. La sua rilevanza sistemica è innegabile, poiché incide profondamente sulla libertà e sulla sicurezza delle persone, minando la fiducia nel prossimo e nel progresso tecnologico stesso.
La nozione di stalking telefonico si radica nel più ampio concetto di “atti persecutori”, delineato dall’articolo 612 bis del codice penale italiano. Tale articolo punisce chiunque, attraverso condotte reiterate, minacci, molesti o rechi disturbo a una persona, cagionandole un perdurante e grave stato di ansia o di paura, ingenerando un fondato timore per la propria incolumità o per quella di un prossimo congiunto, oppure costringendola ad alterare le proprie abitudini di vita. Il telefono, in questo scenario, diviene un’arma, uno strumento attraverso il quale l’aggressore esercita il proprio potere sulla vittima, violandone la sfera privata e compromettendone la serenità. La reiterazione delle condotte rappresenta un elemento costitutivo fondamentale del reato. Non è sufficiente una singola telefonata, un unico messaggio, per configurare lo stalking telefonico. È necessario che le molestie si ripetano nel tempo, con una frequenza tale da generare nella vittima un concreto stato di ansia e paura. Tuttavia, la giurisprudenza ha chiarito che anche un numero limitato di comunicazioni, qualora particolarmente gravi e minacciose, può integrare il reato, soprattutto se idonee a modificare le abitudini di vita della persona offesa. A tal proposito, una sentenza della Corte di Cassazione (Cass. pen., sez. V, 2 gennaio 2019, n. 61) ha sancito che “anche una sola telefonata e pochi messaggi via WhatsApp dal tono minaccioso, che portano a modificare le abitudini della persona offesa”, possono essere sufficienti per la condanna. La sottile linea di demarcazione tra una semplice molestia e un vero e proprio atto persecutorio risiede, quindi, nell’intensità e nella persistenza delle condotte, nonché nell’impatto psicologico che queste hanno sulla vittima.

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Le sfide legali: tra lacune normative e difficoltà probatorie
Gli avvocati specializzati in diritto  di famiglia e diritto penale evidenziano le difficoltà che si incontrano  nel  perseguire penalmente lo stalking telefonico. Nonostante la legge preveda delle tutele per le vittime, persistono  delle lacune  che rendono arduo il  compito di  dimostrare la  sussistenza del reato. La prova della sistematicità delle condotte e dell’impatto  psicologico sulla vittima rappresenta una delle  sfide  principali. Spesso, le vittime, sopraffatte dalla paura e dalla vergogna, tardano a denunciare, compromettendo la possibilità di  raccogliere prove decisive. Inoltre, la  natura “digitale” delle  molestie rende complessa l’individuazione e la conservazione  delle prove.  SMS, messaggi  vocali, e-mail possono essere  facilmente cancellati  o alterati,  rendendo difficile ricostruire  l’intera sequenza degli eventi persecutori.
“La difficoltà principale risiede nella prova del ‘grave e   perdurante stato  di ansia  o di paura’”, spiega l’avvocato Elena Martini, esperta in diritto penale.   “Spesso, le vittime non sono in  grado di descrivere con precisione le conseguenze psicologiche subite, o non  hanno accesso a  una  documentazione medica che attesti il loro  stato  di sofferenza. In questi casi,   è fondamentale ricorrere a consulenze psicologiche   e psichiatriche,  che possano  fornire una valutazione accurata   del danno subito”.
Un ulteriore ostacolo è rappresentato dalla  difficoltà di identificare l’autore delle molestie. Le chiamate anonime, i numeri di telefono falsi, i profili social creati ad  hoc per perseguitare la vittima rendono complessa l’attività investigativa.  In questi casi, è fondamentale  la collaborazione delle  forze dell’ordine, che possono avvalersi di  strumenti tecnologici avanzati per risalire all’identità dello stalker.   Le misure di protezione che le vittime  possono richiedere variano dall’ammonimento del questore  al divieto di avvicinamento, fino all’applicazione di  misure cautelari più gravi, come l’arresto. Tuttavia, l’efficacia di tali misure è  spesso limitata. È evidente   che gli stalker particolarmente tenaci riescono a eludere i provvedimenti restrittivi, continuando  così a infliggere molestie alla propria  vittima. Potrebbero avvalersi di differenti modalità comunicative oppure cercare l’assistenza di terzi  per  portare avanti la  loro condotta persecutoria. Perciò, si rivela essenziale   un costante monitoraggio e un adeguato sostegno per chi subisce tali atti. Inoltre,  è imperativo che le autorità competenti mantengano  una    prontezza d’intervento elevata in caso venga compromessa  l’integrità delle misure protettive  esistenti.  
L’impatto psicologico: una ferita invisibile
Lo stalking telefonico non è solo un reato, ma anche una forma  di  violenza psicologica che   può avere conseguenze devastanti sulla   salute mentale delle vittime. Ansia, depressione, attacchi  di panico, disturbi del   sonno, isolamento   sociale  sono solo alcune delle  conseguenze che possono  manifestarsi. Le vittime si sentono costantemente minacciate, perseguitate, private della propria libertà e della propria dignità. Perdono la fiducia nel prossimo, si chiudono in se stesse, rinunciano alle proprie attività sociali e  professionali.  “Lo stalking telefonico mina  il senso di sicurezza e  di controllo  sulla propria vita, portando a un profondo senso di vulnerabilità”, afferma la dottoressa Francesca De Paoli, psicologa forense  specializzata in casi  di violenza  di genere.  “Le vittime si sentono come  se fossero costantemente  osservate,  spiate, controllate.  Hanno la  sensazione di non poter sfuggire al proprio  stalker, di  essere intrappolate in una spirale di paura  e di  angoscia”.  Il supporto  psicologico  è fondamentale per aiutare le vittime a superare il trauma subito e a ricostruire   la propria vita.  La figura del terapeuta si rivela cruciale nel sostenere  le  vittime nel  loro cammino verso l’elaborazione emotiva; esse  possono recuperare fiducia in se  stesse, nonché nelle relazioni interpersonali, grazie all’applicazione mirata delle tecniche psicologiche adeguate  alla gestione dell’ansia e  della paura.  Talvolta  è  indispensabile avvalersi anche  dei farmaci per controllare disturbi significativi quali ansia o depressione.
In questo  contesto è fondamentale comunicare alle  persone colpite che esse non sono  isolate né tanto meno responsabili degli  eventi subiti; lo stalking telefonico rappresenta un atto  illegale dove solo chi commette tale reato deve farsi carico delle conseguenze legate alle proprie azioni malefiche. Le persone coinvolte hanno pieno diritto non solo a ricevere assistenza ma  anche ad intraprendere azioni  legali  contro gli aggressori  al fine di salvaguardarsi insieme ai propri affetti.
Dai recenti report dell’ISTAT risalenti al 2023 emerge che ben il 15,3% delle donne nella fascia d’età compresa tra i sedici ed i settanta anni ha fatto esperienza diretta dello stalking almeno una volta nel corso della propria vita. Tra quelle coinvolte invece, ben il 54,7% viene importunata mediante strumenti tecnologici quali chiamate telefoniche, messaggi SMS, posta elettronica e social media. Il numero verde nazionale chiamato 1522 è disponibile per offrire supporto alle vittime di stalking. L’analisi di tali informazioni evidenzia non solo l’ampiezza, ma anche la serietà del problema in questione, suggerendo con urgenza un accresciuto intervento sia dalle istituzioni che dalla comunità sociale. È fondamentale attivarsi per offrire adeguata protezione alle vittime ed affrontare in modo incisivo il comportamento degli stalker.
Verso un futuro più sicuro: prevenzione, sensibilizzazione e nuove strategie legali
 Affrontare lo stalking telefonico  esige una strategia  integrata che coinvolga vari settori: dalle istituzioni agli  organi delle forze dell’ordine;  da professionisti come avvocati  e psicologi fino ad associazioni impegnate nella lotta contro la violenza sulle  donne e alla partecipazione della comunità nel suo insieme. Fondamentale è l’investimento su due fronti:  prevenzione attraverso la sensibilizzazione, con l’intento  primario d’istruire i più giovani sui  temi del  rispetto reciproco e della parità tra i generi; deve essere perseguita anche una trasformazione culturale atta ad affermare un’autentica cultura del  consenso mentre si combattono forme ideologiche preconcette  insite nella società stessa. Anche  dal  versante delle forze  dell’ordine è essenziale  garantire formazione specifica ed equipaggiamento tecnologicamente avanzato affinché possano fronteggiare efficacemente i comportamenti degli stalker   e offrire sicurezza alle vittime stesse. Per quanto riguarda  gli  avvocati, diventa imperativo saper  assistere legittimamente  chi subisce queste molestie: sostenerle nell’atto della denuncia verso   lo stalker, e nella raccolta degli elementi probatori necessari per eventuali azioni giuridiche seguenti; sarà importante inoltre agevolarle nell’accesso alle misure protettive appropriate. Infine, il supporto psicologico offerto dagli specialisti  deve   risultare pienamente  funzionale al superamento  dei traumi vissuti dalle vittime  permettendo loro una  reintegrazione pacifica nella vita  quotidiana. Le organizzazioni  attive nella lotta  contro la violenza di genere rivestono una funzione essenziale   nell’offrire assistenza a coloro che sono  bersaglio di stalking telefonico. Queste entità forniscono  ascolto  profondo, consulenze sia giuridiche che psicologiche  ed  accompagnano  le persone danneggiate attraverso il complesso iter  della denuncia e  dell’allontanamento  dal proprio  molestatore.  Esse richiedono fermamente ai rappresentanti istituzionali un aumento della dedizione nelle attività  preventive contro tale fenomeno inquietante.
In aggiunta a ciò,   è  fondamentale ripensare alla cornice legislativa atta a combattere il fenomeno dello stalking telefonico: l’applicazione  delle normative vigenti necessita senza dubbio di   una maggiore severità; d’altro canto,  è   urgente creare nuovi dispositivi normativi capaci non  solo di sanzionare  con efficacia i trasgressori  recidivi ma anche di garantire protezioni superiori alle potenziali vittime. Ad esempio, sarebbe opportuno istituire pene significativamente  aumentate  per quegli individui che reincidono negli atti persecutori ed implementare strategie idonee all’individuazione  rapida degli aggressori i quali, servendosi delle tecnologie, sfruttano tali strumenti al fine del  perseguimento sistematico  dei soggetti  prescelti  come obiettivi  del loro accanimento. 
Oltre la cronaca: riflessioni umane e legali
Nel labirinto del diritto, a  volte, si fatica a tradurre in norma l’esperienza umana. Lo  stalking telefonico, con la sua carica di angoscia e paura, ne  è  un esempio lampante. Una nozione legale base che può essere utile in questi casi è  quella di “bene giuridico tutelato”. Nel  caso  dello  stalking, il bene giuridico tutelato è la libertà morale della persona, il suo diritto a vivere serenamente e  a non essere perseguitata.
   Dal  punto di vista legale avanzato,  si potrebbe riflettere sulla necessità  di una “tutela anticipata”. Invece di aspettare che  lo stalking si concretizzi in un danno grave, si potrebbe intervenire prima,  con misure preventive, per proteggere la  vittima. Pensiamo, ad esempio, a un sistema di allerta precoce, basato sull’analisi dei comportamenti  online e telefonici di un potenziale  stalker.
Ma al di là delle norme e delle strategie legali, resta una domanda fondamentale: come possiamo, come società, creare un ambiente in cui lo stalking non trovi terreno fertile? In che modo possiamo promuovere valori fondamentali come il rispetto, l’empatia e la consapevolezza riguardo alle ripercussioni delle nostre azioni? Probabilmente, la chiave si trova nel recupero di una dignitosa etica della responsabilità, che ci induca a vedere ogni individuo come un soggetto umano dignitoso di rispetto e meritevole di tutela.








