Stasi-poggi: cassazione riesamina la semilibertà dopo l’intervista a ‘le iene’

La vicenda di Alberto Stasi, condannato per l’omicidio di Chiara Poggi a Garlasco, torna a far discutere a seguito del ricorso in Cassazione presentato dalla Procura Generale di Milano. L’oggetto del contendere è la semilibertà concessa a Stasi, messa in discussione a causa di un’intervista rilasciata al programma televisivo “Le Iene” durante un permesso premio.

La Contestazione della Procura Generale

La Procura Generale, guidata da Francesca Nanni, con la sostituta Valeria Marino, aveva già espresso parere contrario alla concessione della semilibertà durante l’udienza del 9 aprile 2025. Il motivo principale risiede nella mancata richiesta di autorizzazione per l’intervista rilasciata durante un permesso concesso per motivi familiari. Secondo l’accusa, tale intervista rappresenta una violazione delle prescrizioni imposte a Stasi, un comportamento che i giudici avrebbero dovuto valutare diversamente.

Nonostante il direttore del carcere di Bollate, Giorgio Leggieri, avesse precisato che l’intervista era stata registrata durante il permesso premio e che non erano state rilevate infrazioni, la Procura Generale insiste sulla necessità di una valutazione più rigorosa. Il punto focale è capire se fosse lecito impiegare il permesso premio, ottenuto per motivi familiari, per rilasciare un’intervista.

La Difesa di Stasi e la Decisione del Tribunale di Sorveglianza

Gli avvocati di Alberto Stasi, Giada Bocellari e Antonio De Rensis, si dichiarano tranquilli riguardo alla questione dell’intervista, ritenendo che sia stata ampiamente chiarita dal carcere di Bollate e dal Tribunale di Sorveglianza. Sostengono che, in caso di violazione delle prescrizioni, si sarebbe dovuto revocare il lavoro esterno, già concesso a Stasi, piuttosto che negare la semilibertà.

Il Tribunale di Sorveglianza, composto dai giudici Maria Paola Caffarena, Federica Gentile, Francesca Trussoni e Elia Diana, aveva motivato la concessione della semilibertà sottolineando il percorso di reinserimento sociale intrapreso da Stasi. I giudici avevano evidenziato le relazioni positive dell’equipe del carcere e il comportamento di Stasi, ritenuto in linea con l’accettazione della condanna e con la manifestazione di empatia verso la vittima.

Le Dichiarazioni di Stasi nell’Intervista

Nell’intervista rilasciata a “Le Iene”, Alberto Stasi ha espresso fiducia nella giustizia e ha ribadito la sua innocenza. Ha paragonato la sua condanna a una grave malattia, affermando di affrontarla con la leggerezza della coscienza. Stasi ha inoltre sollevato dubbi sulla gestione del suo computer da parte dei Carabinieri, sostenendo che l’alterazione dei file temporanei della sua tesi aveva compromesso il suo alibi.

Le sue parole hanno suscitato reazioni contrastanti, riaprendo il dibattito su un caso che ha profondamente segnato l’opinione pubblica. La Cassazione dovrà ora valutare se l’intervista rilasciata da Stasi costituisca una violazione delle prescrizioni tali da giustificare la revoca della semilibertà.

Riflessioni Conclusive: Tra Diritto e Reinserimento Sociale

La vicenda di Alberto Stasi solleva interrogativi complessi sul rapporto tra diritto, reinserimento sociale e libertà di espressione dei detenuti. *La decisione della Cassazione avrà un impatto significativo non solo sul futuro di Stasi, ma anche sulla giurisprudenza relativa alla concessione dei benefici penitenziari. È fondamentale che la giustizia sappia bilanciare le esigenze di sicurezza pubblica con il diritto alla riabilitazione dei condannati, garantendo al contempo il rispetto delle vittime e dei loro familiari.*

Amici lettori, riflettiamo insieme su questo caso. Immaginate di essere nei panni di Alberto Stasi, condannato ma convinto della propria innocenza. Come vi comportereste? E se foste i familiari di Chiara Poggi, come vivreste questa nuova fase del processo?

Dal punto di vista legale, è interessante notare come il diritto alla libertà di espressione, sancito dall’articolo 21 della Costituzione Italiana, possa entrare in conflitto con le restrizioni imposte ai detenuti in regime di semilibertà. Una nozione legale avanzata applicabile è quella del “bilanciamento degli interessi costituzionali”, che impone di valutare caso per caso quale diritto debba prevalere, tenendo conto delle circostanze specifiche e dei valori in gioco.

Un’ulteriore riflessione riguarda il ruolo del diritto penitenziario, che mira alla rieducazione del condannato e al suo reinserimento nella società. La concessione di benefici come il lavoro esterno e la semilibertà è subordinata alla valutazione positiva del percorso intrapreso dal detenuto, ma può essere messa in discussione da comportamenti ritenuti non conformi alle prescrizioni imposte.

Questo caso ci invita a interrogarci sul significato della giustizia e sulla sua capacità di conciliare punizione e riabilitazione, verità processuale e verità sostanziale. Un tema complesso e delicato, che merita di essere affrontato con sensibilità e consapevolezza.