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- La Corte Costituzionale con la sentenza 76 ridefinisce i diritti nel TSO.
- Ora il TSO va comunicato all'interessato o al suo legale.
- Il TSO è misura estrema, nel rispetto del minore sacrificio.
Una svolta epocale nei Trattamenti Sanitari Obbligatori
La Corte Costituzionale ha emesso una sentenza storica, la numero 76, che ridefinisce i diritti delle persone sottoposte a Trattamento Sanitario Obbligatorio (TSO). Questa decisione, depositata il 31 maggio 2025, rappresenta un passo avanti significativo verso l’adeguamento della legislazione italiana agli standard internazionali in materia di diritti umani. La sentenza nasce da un’ordinanza della Corte di Cassazione, la numero 24124 del 9 settembre 2024, che aveva sollevato dubbi di legittimità costituzionale sull’articolo 35 della legge 833/1978, ritenendo insufficienti le garanzie offerte alle persone soggette a TSO.
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Il diritto alla comunicazione e all’audizione
La Corte Costituzionale ha dichiarato incostituzionale la norma nella parte in cui non prevede che il provvedimento di TSO venga comunicato alla persona interessata o al suo legale rappresentante. Inoltre, ha stabilito che la persona debba avere la possibilità di far valere le proprie ragioni in un contraddittorio davanti al giudice tutelare prima della convalida del trattamento, eventualmente assistita da un avvocato. Infine, il decreto di convalida deve essere notificato all’interessato. Questa decisione è motivata dalla necessità di tutelare i diritti fondamentali sanciti dagli articoli 13, 24 e 111 della Costituzione, in particolare la libertà personale, il diritto di difesa e il diritto al giusto processo. La Corte ha sottolineato che queste garanzie sono imprescindibili anche in considerazione della condizione di possibile incapacità naturale in cui si può trovare il destinatario del trattamento.

Le implicazioni della sentenza
La sentenza della Corte Costituzionale ha un impatto significativo sulla pratica dei TSO in Italia. Le norme attualmente in vigore concernenti il TSO non sono più applicabili nella loro formulazione presente, in attesa che il Parlamento provveda a modificarle per renderle coerenti con i dettami della Corte Costituzionale. Questo significa che le autorità sanitarie e i sindaci dovranno adottare procedure che garantiscano il rispetto dei diritti delle persone sottoposte a TSO, informandole adeguatamente del provvedimento e consentendo loro di partecipare al procedimento di convalida. La Corte ha chiarito che il TSO deve essere considerato una misura estrema, da adottare solo nel rispetto del principio del minore sacrificio necessario. Il trattamento sanitario coattivo, infatti, incide direttamente sulla libertà personale e deve essere giustificato da una reale necessità di proteggere la salute della persona stessa o di terzi.
Verso un futuro più rispettoso dei diritti
La decisione della Corte Costituzionale rappresenta un importante passo avanti verso un sistema di cura della salute mentale più rispettoso dei diritti fondamentali. È fondamentale che il Parlamento intervenga tempestivamente per adeguare la legislazione alle indicazioni della Corte, garantendo che le persone sottoposte a TSO siano trattate con dignità e nel pieno rispetto dei loro diritti. Questa sentenza è il risultato di un cambiamento culturale in atto nel Paese, promosso dalle associazioni di tutela dei diritti umani e da una crescente consapevolezza dell’importanza di proteggere la libertà personale e il diritto alla difesa anche in situazioni di vulnerabilità. È essenziale che la società civile continui a vigilare affinché questa sentenza non venga vanificata da pressioni di interessi particolari e che si promuova un approccio alla salute mentale basato sul rispetto, la partecipazione e l’autodeterminazione.
Un faro di civiltà: la tutela della dignità umana nel TSO
Questa sentenza della Corte Costituzionale non è solo una questione di diritto, ma un profondo atto di civiltà. Essa ci ricorda che anche nei momenti di maggiore fragilità, quando la mente vacilla e la libertà sembra compromessa, la dignità umana deve essere inviolabile. La possibilità di essere informati, di essere ascoltati, di far valere le proprie ragioni: sono questi i pilastri di una società che si prende cura dei suoi membri più vulnerabili.
Ora, per comprendere meglio l’importanza di questa sentenza, è utile richiamare un concetto base del diritto: il principio di legalità. Questo principio, sancito dall’articolo 25 della Costituzione, stabilisce che nessuno può essere punito se non in forza di una legge entrata in vigore prima del fatto commesso. Nel contesto del TSO, questo significa che ogni limitazione della libertà personale deve essere prevista e disciplinata dalla legge, garantendo la certezza del diritto e la tutela dei diritti fondamentali. Ma c’è anche una nozione più avanzata che merita di essere considerata: il principio di proporzionalità. Questo principio, di derivazione europea, impone che ogni intervento limitativo dei diritti fondamentali debba essere proporzionato allo scopo perseguito. Nel caso del TSO, ciò significa che la misura deve essere necessaria, adeguata e non eccessiva rispetto alla tutela della salute della persona e della collettività.
Questa sentenza ci invita a una riflessione profonda: come possiamo bilanciare la necessità di curare e proteggere con il rispetto della libertà e dell’autodeterminazione? Come possiamo garantire che il TSO sia davvero l’ultima risorsa, un intervento eccezionale e non una pratica routinaria? La risposta a queste domande non è semplice, ma è fondamentale per costruire una società più giusta e inclusiva, dove la salute mentale sia considerata un diritto e non un motivo di esclusione.