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Legal tech: come l’IA sta cambiando il lavoro dell’avvocato

Scopri come la legge 132/2025 e l'evoluzione del legal tech stanno trasformando la professione legale, tra opportunità di automazione e nuove sfide etiche e formative.
  • La legge 132/2025 disciplina l'uso dell'ia affiancandosi all'ai act europeo.
  • Il mercato legal tech italiano ha raggiunto circa 35 milioni di euro nel 2022.
  • Goodwin registra una diminuzione dei tempi di lavorazione tra il 30% e il 50%.

Questo cambiamento, spinto dall’innovazione tecnologica, pone nuove sfide e opportunità, richiedendo un approccio proattivo e una visione strategica per affrontare le complessità emergenti. In questo contesto, la recente approvazione della *Legge n. 132/2025, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale il 25 settembre 2025 e in vigore dal 10 ottobre 2025, segna un punto di svolta significativo. Questa legge, la prima nel suo genere in Italia, mira a disciplinare l’uso dell’IA in modo organico, affiancandosi al Regolamento UE 2024/1689 (AI Act), e promuovendo un approccio antropocentrico che pone al centro la persona umana, la trasparenza dei sistemi, la non discriminazione, la protezione dei dati personali e la responsabilità degli operatori.

La legge italiana sull’intelligenza artificiale introduce principi e limiti per l’uso dell’IA nelle professioni intellettuali, compresa quella forense. L’utilizzo di sistemi di intelligenza artificiale deve essere confinato a ruoli di mero strumento e ausilio, assicurando che l'”essenza” della prestazione rimanga saldamente ancorata alla capacità di giudizio e al pensiero critico dell’essere umano. Ciò significa che i legali possono avvalersi dell’IA per accelerare o perfezionare specifiche mansioni, come la ricerca di precedenti legali o l’esame di documenti, ma non possono delegare ad essa la valutazione giuridica sostanziale e l’abilità argomentativa del professionista. Questo principio fondamentale mira a preservare il rapporto fiduciario tra avvocato e cliente, richiedendo una trasparenza operativa nell’uso dell’IA e informando il cliente sull’eventuale utilizzo di sistemi automatizzati. L’introduzione dell’IA all’interno degli studi legali deve essere attuata con prudenza e specificità contrattuale, salvaguardando la preminenza del ruolo dell’avvocato e garantendo la massima chiarezza all’assistito.

La legge interviene anche nell’ambito giudiziario, fissando limiti all’utilizzo dell’IA nei tribunali. L’articolo 15 stabilisce che tutte le decisioni sostanziali restano riservate al magistrato, escludendo qualsiasi forma di “giustizia predittiva” automatizzata. L’IA può essere utilizzata solo in funzioni ausiliarie e organizzative, come la gestione amministrativa dei procedimenti o l’analisi statistica dei dati processuali. La normativa stabilisce nuove garanzie, promuovendo la trasparenza e un rigoroso controllo sull’applicazione degli algoritmi in ambito forense. Si richiede che i provvedimenti giuridici evidenzino chiaramente qualsiasi contributo proveniente dai sistemi d’intelligenza artificiale. A livello strutturale, compete al Ministero della Giustizia la regolamentazione delle modalità con cui si può impiegare l’IA al fine sia dell’organizzazione dei servizi giudiziari che della razionalizzazione delle attività lavorative. È inoltre previsto un piano formativo specifico indirizzato a magistrati e personale amministrativo, mirato a potenziare le loro competenze digitali elevate, nonché ad accrescere la consapevolezza riguardo ai vantaggi ma anche ai potenziali pericoli associati all’utilizzo delle tecnologie emergenti.

Vantaggi e strumenti dell’ia nel settore legale

I vantaggi offerti dall’intelligenza artificiale nel campo giuridico sono notevoli: essa è in grado di automatizzare attività ripetitive, ottimizzando il flusso lavorativo e contribuendo a una sensibile riduzione delle spese. Attraverso strumenti sviluppati con tecnologia IA si ha la possibilità di esaminare ingenti volumi di informazioni legali in un tempo decisamente ristretto; così facendo emergono tendenze significative, precedenti giurisprudenziali ed elementi pertinenti, talvolta trascurati dalla vista umana. Di conseguenza, i professionisti del diritto possono elaborare decisioni meglio informate e fornire consultazioni più precise alle loro clientele.
Nel 2024 il valore complessivo del mercato mondiale relativo ai servizi legali è stato quantificato in circa
1.026,44 miliardi di dollari. L’integrazione della tecnologia IA sta trasformando profondamente questo ambito operativo, aprendo nuovi orizzonti per ciò che concerne l’analisi quantitativa delle informazioni, la previsione degli sviluppi processuali e lo svolgimento automatico delle mansioni abitualmente ripetitive. D’altro canto però, questa evoluzione presenta non poche difficoltà, quali: problematiche etiche e la fondamentale necessità di assicurare riservatezza sui dati personali della clientela, oltre a una certa opposizione al cambiamento manifestata da alcuni operatori del settore. La capacità trasformativa dell’intelligenza artificiale emerge indiscutibilmente: stiamo assistendo a una radicale revisione della pratica giuridica tradizionale grazie a questa sinergia tra tecnologia e conoscenza professionale. Un cambiamento che anticipa un domani caratterizzato da servizi legali dotati non solo d’efficienza ma anche accessibilità e accuratezza senza precedenti.

In Italia, il panorama del legal tech sta vivendo una veloce metamorfosi; molteplici startup e aziende d’avanguardia stanno innovando nella fruizione dei servizi giuridici. Le statistiche presentate nell’Italian Legal Tech Report 2024 rivelano come questo mercato abbia conosciuto uno sviluppo notevole negli ultimi anni, fino a toccare la soglia approssimativa dei 35 milioni di euro nel 2022. Questo andamento favorevole è attestato dal crescente numero delle startup appena costituite nel campo legal tech; le loro soluzioni variano dall’automatizzazione delle operazioni routinarie fino alla previsione riguardante i risultati nei procedimenti giuridici. Ciononostante, emergono ostacoli significativi: si richiede infatti una migliore integrazione tra capacità tecnologiche avanzate e conoscenze giuridiche consolidate; altrettanto importante è definire normative capaci non solo di incentivare innovazioni ma anche di garantirne livelli eccellenti riguardo alla sicurezza e al rispetto della privacy.

Sfide e opportunità per la professione legale

L’integrazione dell’intelligenza artificiale nel panorama legale presenta una serie articolata di difficoltà sia sul piano tecnico che su quello organizzativo. Data l’intricata complessità della sfera giuridica – definita da un sistema legislativo stratificato e interconnesso – è imperativo disporre di modelli altamente avanzati per l’elaborazione del linguaggio naturale; solo così si può garantire una corretta interpretazione delle norme in questione. Le caratteristiche distintive del linguaggio giuridico comportano non poche difficoltà nella creazione degli strumenti necessari ed efficienti. A ciò si aggiunge l’urgenza dell’aggiornamento continuo delle normative vigenti che rende essenziali sistemi flessibili in grado tanto di ristrutturare quanto aggiornare i collegamenti fra varie fonti normative senza compromettere la coerenza interpretativa negli anni.

Diverse problematiche tecnico-operative emergono dal fabbisogno qualitativo dei dati fino ai timori riguardanti possibili malfunzionamenti o “allucinazioni”. In concomitanza con queste questioni vi sono gli ostacoli organizzativi derivanti dalla resistenza ai cambiamenti, oltre alla domanda urgente per una formazione duratura a lungo termine dei professionisti coinvolti. Pertanto, l’approccio ottimale potrebbe consistere nell’adottare una strategia progressiva: identificando casi d’uso concreti e quantificabili attraverso progetti pilota limitati prima dell’estensione delle implementazioni su vasta scala. Analizzando il ritorno sugli investimenti (ROI), le informazioni fornite da Goodwin risultano molto promettenti: registriamo una diminuzione dei tempi necessari per le lavorazioni compresa tra il 30% e il 50%, un incremento nell’accuratezza superiore al 90%, assieme a crescite della produttività oscillante tra il 40% e il 60%. L’autentica sfida futura consiste nel promuovere un’integrazione sempre più profonda dell’intelligenza artificiale all’interno dei flussi operativi attuali; è essenziale creare risposte personalizzate per la professione legale prestando particolare cura ai principi dell’explainable AI.
In tale scenario si rende indispensabile la trasformazione della figura del professionista legale. Egli deve acquisire competenze ibride in grado di coniugare conoscenza giuridica con capacità tecniche. In questo modo, per gli studi giuridici e i reparti dedicati alla conformità normativa, l’inserimento dell’IA non rappresenta semplicemente un’opzione; è diventato un imperativo strategico. Coloro che saranno capaci di approfittare appieno delle opportunità derivanti da questa transizione investendo nella tecnologia moderna, nell’istruzione continua e nella gestione innovativa delle modifiche si troveranno avvantaggiati nel mercato competitivo.

Il futuro dell’avvocato nell’era dell’ia

Il futuro della professione legale nell’era dell’intelligenza artificiale si preannuncia ricco di trasformazioni significative. L’avvento di strumenti basati sull’IA non implica una sostituzione dei professionisti del diritto, bensì una profonda evoluzione del loro ruolo. Gli avvocati del futuro dovranno integrare le proprie competenze giuridiche tradizionali con una solida conoscenza tecnologica, diventando dei veri e propri “legal technologist”. Questo significa essere in grado di comprendere il funzionamento degli algoritmi, valutare criticamente i risultati prodotti dall’IA e utilizzare questi strumenti in modo strategico per migliorare l’efficienza e l’accuratezza del proprio lavoro.

La formazione continua assume un’importanza cruciale in questo scenario. Gli avvocati dovranno investire in programmi di aggiornamento professionale che li aiutino a sviluppare le competenze necessarie per affrontare le nuove sfide poste dall’IA. Questo include l’apprendimento di linguaggi di programmazione, la comprensione dei principi di machine learning e la capacità di gestire grandi quantità di dati. È imprescindibile pertanto creare una robusta etica professionale, capace di orientare un uso consapevole dell’intelligenza artificiale nell’ambito giuridico.

L’impiego dell’IA modificherà radicalmente il modus operandi degli avvocati così come le prestazioni fornite alla clientela. Si anticipa infatti che nel prossimo futuro gli avvocati sapranno offrire consulenze giuridiche maggiormente su misura, rendendo tali servizi più facilmente accessibili grazie all’impiego delle tecnologie avanzate basate su intelligenza artificiale, le quali eseguono analisi dettagliate sui dati dei clienti per individuare le risposte più idonee alle diverse necessità individuali. Allo stesso tempo, questa tecnologia potrà svolgere un ruolo fondamentale nella semplificazione del processo burocratico attraverso l’automazione nella preparazione dei documenti legali, permettendo così non solo una diminuzione delle spese ma anche una notevole accelerazione nei procedimenti giudiziari.

La recente legislazione italiana riguardante l’intelligenza artificiale segna dunque un significativo progresso verso una regolamentazione adeguata per un settore in veloce evoluzione. Essa introduce elementi cardine quali l’importanza della persona umana al centro del sistema tecnologico stesso, insieme alla richiesta di maggiore trasparenza nell’utilizzo degli algoritmi e alla definizione chiara delle responsabilità a carico degli operatori del campo. Nonostante ciò però appare evidente la necessità di vigilanza continuativa ed eventuale adattamento normativo affinché si possa garantire un utilizzo eticamente corretto dell’intelligenza artificiale nelle pratiche giuridiche quotidiane.

Prospettive legali e riflessioni conclusive

Nell’attuale contesto giuridico contemporaneo emerge una realtà intrigante legata alla progressione dell’intelligenza artificiale. Un aspetto cruciale da esaminare riguarda il principio di responsabilità. In termini legali si pone una questione fondamentale: chi deve essere ritenuto responsabile nel caso in cui un algoritmo commetta un errore capace di generare danno? Non esiste una risposta immediata; al contrario, implica una valutazione meticolosa delle varie figure implicate: dal programmatore al fornitore del software fino all’utente finale.

In aggiunta a ciò risalta la questione dell’algoritmic accountability*, ossia l’urgenza di assicurare trasparenza agli algoritmi affinché sia possibile identificare bias o malfunzionamenti potenziali. Ciò implica un insieme eterogeneo di competenze provenienti tanto dal campo giuridico quanto dall’informatica stessa ed espone a nuove sfide professionali nel settore.

Tale metamorfosi induce a considerazioni più ampie sul ruolo della legge all’interno della dimensione digitale odierna. In quale maniera possiamo assicurarci che l’intelligenza artificiale venga impiegata come mezzo per favorire giustizia ed equità invece che contribuire ad amplificare le disparità esistenti? Non esiste una sola risposta a questo interrogativo; piuttosto, esso implica la necessità di uno sforzo congiunto tra diverse categorie professionali come i giuristi, gli informatici, i politici e la popolazione stessa. È solo tramite una comunicazione trasparente e uno scopo comune che possiamo progettare un avvenire nel quale l’intelligenza artificiale possa fungere da supporto per il bene dell’umanità.


Articolo e immagini generati dall’AI, senza interventi da parte dell’essere umano. Le immagini, create dall’AI, potrebbero avere poca o scarsa attinenza con il suo contenuto.(scopri di più)
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