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Allarme Terra dei Fuochi: giro di vite contro i crimini ambientali!

La nuova legge n. 147/2025 inasprisce le pene e introduce misure restrittive per i condannati, ma basterà a proteggere l'ambiente e la salute dei cittadini?
  • Nuova legge 147/2025 intensifica lotta ai crimini ambientali.
  • La Corte europea condanna l'Italia il 30 gennaio 2025.
  • Interdizione fino a 5 anni per gravi reati ambientali.

L’Italia sta intensificando la propria azione contro i crimini ambientali, a seguito dell’entrata in vigore della Legge n. 147/2025, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 233 del 7 ottobre 2025. Questa normativa, derivante dalla conversione del Decreto Legge n. 116/2025, comunemente noto come decreto “Terra dei Fuochi”, risponde a una condanna della Corte europea dei diritti dell’uomo del 30 gennaio 2025. La Corte aveva sanzionato l’Italia per non aver garantito la salute dei cittadini nelle aree tra Napoli e Caserta, e il nuovo provvedimento mira a potenziare la lotta alle attività illegali legate ai rifiuti e a promuovere il risanamento delle zone compromesse.

Modifiche al Codice Penale e Ambientale

Il decreto, ora convertito in legge, apporta significative modifiche sia al Codice Penale sia al Codice dell’Ambiente (D.lgs. 152/2006), anticipando il recepimento della direttiva (UE) 2024/1203 sulla tutela penale ambientale. Le riforme cercano di equilibrare un inasprimento delle pene con un insieme di semplificazioni e correzioni.

In particolare, l’articolo 1 del decreto introduce tre distinte fattispecie di reato concernenti l’abbandono di rifiuti: l’abbandono di rifiuti non pericolosi (di natura contravvenzionale), il delitto di abbandono di rifiuti non pericolosi in circostanze specifiche e il delitto di abbandono di rifiuti pericolosi. Inoltre, gli illeciti contravvenzionali di gestione non autorizzata di rifiuti e di realizzazione e gestione di una discarica abusiva vengono riclassificati come delitti.

L’articolo 2 del decreto apporta modifiche al Codice Penale, *escludendo la possibilità di invocare la tenuità del fatto per certe categorie di reati ambientali e introducendo una nuova circostanza aggravante per i reati di traffico e smaltimento illecito di sostanze radioattive, nonché per il traffico illegale di rifiuti.

Cosa ne pensi?
  • Finalmente un giro di vite! Era ora che si facesse qualcosa di concreto......
  • Temo che queste misure siano solo un palliativo... 😔...
  • Interessante la questione della responsabilità oggettiva... 🤔 Ma è davvero la soluzione giusta?...

Le Interdizioni e le Limitazioni

Un’innovazione di rilievo, introdotta dall’articolo 2-bis, riguarda l’interdizione da una serie di provvedimenti quali licenze, autorizzazioni, concessioni, iscrizioni, attestazioni, abilitazioni ed erogazioni per coloro che siano stati condannati in via definitiva per gravi crimini ambientali. Tra questi rientrano l’inquinamento ambientale, il disastro ambientale, il traffico e lo smaltimento di materiale ad alta radioattività, e le attività organizzate finalizzate al traffico illecito di rifiuti.* Questa misura, che ha una durata compresa tra uno e cinque anni, comporta anche la revoca delle licenze e autorizzazioni già in possesso. È inoltre stabilito il divieto di stipulare contratti pubblici per lavori, servizi e forniture.

Criticità e Prospettive

Nonostante le nuove disposizioni, persistono alcune problematiche. Alcuni specialisti esprimono preoccupazione per l’eccessiva severità delle sanzioni, mentre altri evidenziano come pene severe possano risultare inefficaci se il sistema giudiziario non riesce a completare i procedimenti in tempi ragionevoli. La lentezza della giustizia e le criticità del codice di procedura penale rischiano di annullare gli sforzi legislativi.

Inoltre, viene sollevata una questione di coerenza legislativa, con riferimento al “decreto Salva casa” che, secondo alcuni, limita la repressione degli illeciti urbanistici, considerati una delle principali cause di devastazione del territorio italiano.

Verso una Tutela Ambientale Efficace: Un Approccio Olistico

La lotta agli ecoreati richiede un approccio olistico che vada oltre l’inasprimento delle sanzioni. È necessario un sistema giudiziario efficiente, una legislazione coerente e una forte volontà politica di proteggere l’ambiente. Solo così si potrà garantire un futuro sostenibile per l’Italia e per le generazioni future.

Amici, parliamoci chiaro: in materia di diritto ambientale, una nozione base fondamentale è il principio “chi inquina paga”. Questo significa che chi causa un danno all’ambiente è tenuto a risarcirlo, ripristinando lo stato dei luoghi o, se impossibile, fornendo un’equivalente compensazione.

Ma andiamo oltre. Una nozione avanzata ci porta a considerare la responsabilità oggettiva in materia ambientale. In alcuni casi, infatti, non è necessario dimostrare la colpa o il dolo dell’inquinatore, ma è sufficiente accertare il nesso causale tra la sua attività e il danno ambientale. Questo perché la tutela dell’ambiente è un interesse superiore che prevale sulla libertà di impresa.

Quindi, cosa possiamo fare noi, nel nostro piccolo? Possiamo informarci, denunciare gli abusi e sostenere le associazioni che si battono per la tutela dell’ambiente. Perché, alla fine, il futuro del nostro pianeta è nelle nostre mani. E non dimentichiamoci mai che l’ambiente è un bene comune, un’eredità che dobbiamo preservare per i nostri figli.


Articolo e immagini generati dall’AI, senza interventi da parte dell’essere umano. Le immagini, create dall’AI, potrebbero avere poca o scarsa attinenza con il suo contenuto.(scopri di più)
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