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- La tragedia di Sarno causò la morte di 160 persone.
- Oltre 140 frane colpirono Sarno, Quindici e San Felice a Cancello.
- Roberto Robustelli rimase intrappolato per 72 ore e fu salvato.
- Realizzate oltre dieci vasche di laminazione per la sicurezza del territorio.
La Sentenza della Cassazione e la Reazione del Sindaco di Sarno
La Corte di Cassazione ha emesso una sentenza che impone al Comune di Sarno il pagamento dei danni relativi all’alluvione del 1998, una tragedia che costò la vita a 160 persone, di cui 137 solo a Sarno. La decisione ha suscitato forti reazioni da parte del sindaco Francesco Squillante, che ha definito la sentenza “assurda” e ha annunciato l’intenzione di presentare ricorso in sede europea. Secondo il sindaco, la sentenza sembra deresponsabilizzare lo Stato, che dovrebbe tutelare i cittadini e, soprattutto, coloro che hanno perso la vita. La Suprema Corte, dopo aver accolto l’istanza presentata dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri e dal Ministero dell’Interno, ha stabilito che la responsabilità primaria dell’evento calamitoso ricade sull’amministrazione comunale.
Il Ricordo della Tragedia e l’Impegno per il Futuro
L’alluvione di Sarno, avvenuta tra il 5 e il 6 maggio 1998, rappresenta una delle più gravi crisi idrogeologiche della storia italiana recente. Oltre alle vittime, si registrarono oltre 140 frane e più di due milioni di metri cubi di materiale travolsero i comuni di Sarno, Quindici, e San Felice a Cancello. A 27 anni di distanza, la comunità di Sarno continua a ricordare le vittime e a onorare chi è rimasto, ringraziando coloro che hanno prestato soccorso. Il sindaco Squillante ha sottolineato l’importanza di trasmettere alle nuove generazioni il senso di quel vincolo umano indissolubile nato dalla tragedia. Ogni anno, il 5 maggio è un giorno di ricordo e commemorazione, con eventi come la “partita del ricordo” tra la Nazionale italiana Attori e una rappresentativa sarnese, il cui incasso è devoluto ad associazioni locali e al reparto di Medicina dell’ospedale Martiri del Villa Malta.

Le Storie di Eroi e Sopravvissuti
Tra le storie simbolo di quella tragedia, spicca quella di Roberto Robustelli, il ragazzo che rimase intrappolato per 72 ore sottoterra e fu salvato dai vigili del fuoco. Il vigile del fuoco Mario Salatiello, con coraggio, si calò per raggiungerlo, pronunciando parole di speranza e determinazione. Un’altra figura eroica è quella del vigile del fuoco Marco Mattiucci, che, nonostante il peggiorare delle condizioni, continuò a soccorrere la popolazione fino a quando fu travolto da una frana, ricevendo postumo la Medaglia d’Oro al Valor Civile. La tragedia ha lasciato un segno indelebile nella comunità, con migliaia di persone sfollate e centinaia di abitazioni distrutte o danneggiate.
Giustizia, Memoria e Prevenzione: Un Trinomio Indissolubile
La sentenza della Cassazione riapre una ferita ancora viva, sollevando interrogativi sulla responsabilità e sulla prevenzione dei rischi idrogeologici. Mentre le famiglie delle vittime attendono ancora giustizia e i lavori di mitigazione del rischio idrogeologico sono incompleti, il ricordo della tragedia rimane un monito costante. Il sindaco Squillante ha evidenziato gli sforzi compiuti per la messa in sicurezza del territorio, con la realizzazione di oltre dieci vasche di laminazione e l’ottenimento di finanziamenti regionali per la manutenzione delle infrastrutture. Tuttavia, la strada verso una piena sicurezza e giustizia appare ancora lunga e complessa.
Riflessioni Legali e Personali sulla Tragedia di Sarno
Amici lettori, di fronte a eventi catastrofici come l’alluvione di Sarno, è fondamentale comprendere le implicazioni legali e le responsabilità che ne derivano. Una nozione base di diritto amministrativo ci insegna che la pubblica amministrazione ha il dovere di agire con diligenza e prudenza nella gestione del territorio, valutando i rischi e adottando le misure necessarie per proteggere la popolazione. Nel caso di Sarno, la sentenza della Cassazione sembra evidenziare una carenza in questo senso, attribuendo al Comune una responsabilità diretta per il disastro.
A un livello più avanzato, il principio di “causalità adeguata” assume un ruolo cruciale. Questo principio, cardine del diritto civile, stabilisce che un soggetto è responsabile solo per le conseguenze dirette e prevedibili della propria condotta. Nel contesto dell’alluvione, si tratta di valutare se le omissioni del Comune abbiano effettivamente contribuito in modo determinante al verificarsi della tragedia e se tali conseguenze fossero ragionevolmente prevedibili.
Ma al di là delle questioni legali, la tragedia di Sarno ci invita a una riflessione più profonda. Come società, siamo chiamati a interrogarci sul nostro rapporto con il territorio, sulla nostra capacità di prevenire i disastri e sulla nostra solidarietà verso chi ha subito perdite irreparabili. La memoria delle vittime deve essere un monito costante, un invito a non dimenticare e a impegnarci per un futuro più sicuro e giusto.