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- Cassazione condanna ASL per demansionamento di 3 infermieri.
- Indennizzo del 6% della retribuzione per declassamento.
- Mansioni OSS considerate non marginali ma costanti.
L’Azienda Sanitaria Locale (ASL) dell’Aquila è stata condannata in Cassazione per demansionamento di tre infermieri, una vicenda che ha sollevato un ampio dibattito sulla dignità professionale e sui diritti dei lavoratori nel settore sanitario. La sentenza, che riconosce la violazione della dignità professionale degli infermieri, ha visto l’esultanza del sindacato FIALS, che ha sostenuto i lavoratori nella loro battaglia legale.
## Il Caso e la Sentenza della Cassazione
La vicenda trae origine dall’assegnazione a tre infermieri di mansioni ritenute inferiori e non coerenti con il loro profilo professionale. La FIALS, con il supporto degli avvocati Deborah Di Pasquale e Stefano Lopardi, ha intrapreso una lunga battaglia legale, culminata con la sentenza della Cassazione. La Cassazione ha sancito un principio cruciale: non è consentito imporre in modo categorico agli infermieri compiti totalmente esterni al loro ambito professionale, né richiedere mansioni di rango inferiore o puramente manuali, salvo eccezioni motivate da necessità oggettive e purché tali compiti siano secondari rispetto alle loro funzioni principali.
La Suprema Corte ha respinto il ricorso presentato dall’ASL abruzzese, la quale era già stata condannata dalla Corte d’Appello di L’Aquila a versare un indennizzo pari al 6% della retribuzione a un proprio dipendente per l’intero periodo in cui era stato impiegato in compiti di minor livello. La Corte territoriale aveva argomentato la sua decisione evidenziando il carattere prevalentemente manuale delle attività assegnate all’infermiere, in netto contrasto con la natura intellettuale e le competenze richieste dalla sua professione, un declassamento peraltro avvenuto sotto gli occhi dei pazienti.

## I Dettagli del Demansionamento
Le mansioni contestate, che hanno portato alla condanna per demansionamento, includevano attività tipiche degli Operatori Socio Sanitari (OSS), come il trasporto dei malati, il riordino dei letti, il rispondere ai campanelli, la cura dell’igiene personale dei pazienti, il cambio dei pannoloni, il portare e svuotare padelle e pappagalli. La Corte ha definito queste attività tutt’altro che marginali e sporadiche, bensì costanti e sistematiche.
La FIALS ha posto l’accento sul fatto che le azioni legali ebbero inizio quando i vertici dell’azienda erano occupati da un diverso direttore generale e un differente responsabile dell’ufficio legale. Il sindacato ha sostenuto che l’ASL avesse contravvenuto all’obbligo del datore di lavoro di impiegare i dipendenti nelle mansioni per le quali erano stati assunti o in quelle equivalenti in base alla classificazione professionale stabilita dal contratto collettivo di riferimento.
## Le Implicazioni della Sentenza
La sentenza della Cassazione ha importanti implicazioni per il settore sanitario. Essa conferma che l’assegnazione regolare, non saltuaria, a compiti tipici degli OSS non è legittima e configura un declassamento che giustifica un risarcimento adeguato per il danno subito. La Corte ha specificato che tali attività non devono implicare contenuti professionali completamente estranei ai compiti propri dell’infermiere e, soprattutto, la richiesta deve derivare da una necessità effettiva e non da decisioni improvvisate o dalla pretesa di svolgere lavori di livello inferiore quando è disponibile personale OSS.
La decisione potrebbe avere effetti significativi sulle modalità di gestione del personale sanitario e sulla protezione dei diritti degli infermieri in Italia. Essa rafforza il principio che la professione infermieristica, caratterizzata da un elevato grado di specializzazione e intellettualità, non può essere sminuita con incarichi non conformi alla formazione e al ruolo.
## Un Nuovo Capitolo per la Dignità Professionale
La condanna dell’ASL dell’Aquila rappresenta una pietra miliare nella tutela dei diritti degli infermieri. La sentenza non solo riconosce il danno subito dai tre professionisti, ma stabilisce un precedente importante per tutti i lavoratori del settore sanitario. È un monito per le aziende sanitarie a rispettare la dignità professionale dei propri dipendenti e a garantire che siano adibiti a mansioni coerenti con la loro formazione e il loro ruolo. La FIALS ha manifestato il proprio orgoglio per aver supportato i lavoratori che hanno avuto il coraggio di opporsi a umiliazioni sistematiche ed essere riuscita a far riconoscere loro il diritto a “essere infermieri” e un indennizzo per il danno subito pari al 6% della retribuzione per ciascun anno di declassamento, circa 15.000 euro per ciascun lavoratore che ha avviato l’azione legale.
Amici lettori, questa vicenda ci ricorda quanto sia importante conoscere i propri diritti e non aver paura di farli valere. Nel mondo del lavoro, purtroppo, situazioni di demansionamento possono capitare, ma è fondamentale sapere che la legge ci tutela.
Una nozione base di diritto del lavoro che si applica in questo caso è l’articolo 2103 del Codice Civile, che stabilisce che il lavoratore deve essere adibito alle mansioni per le quali è stato assunto o a mansioni equivalenti. Il demansionamento, quindi, è una violazione di questo articolo.
Un concetto più avanzato è quello del “danno da demansionamento”, che può essere sia patrimoniale (perdita di opportunità di carriera, riduzione dello stipendio) che non patrimoniale (danno alla dignità professionale, stress psicologico). Per ottenere il risarcimento di questo danno, è necessario fornire prove concrete del pregiudizio subito.
Vi invito a riflettere su quanto sia importante difendere la propria professionalità e a non accettare passivamente situazioni che la sminuiscono. Il lavoro è una parte fondamentale della nostra identità e merita di essere svolto con dignità e rispetto.