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- Corte costituzionale: ssn deve assistere pazienti con malattia irreversibile.
- Il caso riguarda una donna di 55 anni con sclerosi multipla.
- Il ddl prevede l'esclusione del ssn nei casi di suicidio assistito.
La decisione della Consulta, depositata il 26 luglio 2025, ha generato reazioni contrastanti e sollevato interrogativi cruciali sul ruolo del Servizio Sanitario Nazionale (SSN) e sull’autodeterminazione del paziente.
La Sentenza della Corte Costituzionale
La Corte Costituzionale ha dichiarato inammissibili le questioni riguardanti la legittimità costituzionale poste dal Tribunale fiorentino relative all’articolo 579 del Codice Penale, titolante sull’omicidio consenziente. Questa vicenda coinvolge la signora Libera, un soggetto che soddisfa i requisiti definiti nella sentenza 242/2019, concernenti l’accesso al suicidio medicalmente assistito (quali malattia irreversibile e sofferenza intollerabile), ma si trova impossibilitata ad amministrarsi personalmente il farmaco letale per via della sua condizione fisica.
In questa situazione delicata, il Tribunale fiorentino aveva posto l’interrogativo riguardo alla validità costituzionale dell’impossibilità per terzi di somministrare tale farmaco alla signora Libera. Tuttavia, la Corte, nella sua decisione d’inammissibilità, ha rilevato che il giudice non avrebbe esplorato sufficientemente le opzioni disponibili riguardanti i sistemi automatici per l’assunzione dei medicinali adatti ai pazienti con disabilità motorie. In particolare, menzioniamo dispositivi quali pompe infusionali controllate attraverso comandi vocali oppure movimenti oculari.

- Finalmente una sentenza che mette al centro l'autodeterminazione del paziente... 👍...
- Trovo inaccettabile che il SSN debba farsi carico di queste pratiche... 😠...
- E se invece di concentrarci sulla morte ci concentrassimo sul miglioramento della qualità della vita...? 🤔...
Il Ruolo del Servizio Sanitario Nazionale
Nonostante la dichiarazione di inammissibilità, la Corte Costituzionale ha sottolineato il ruolo fondamentale del Servizio Sanitario Nazionale nell’accompagnare i pazienti che si trovano nelle condizioni di poter accedere al suicidio medicalmente assistito. La Corte ha affermato che la signora Libera ha il diritto di essere assistita dal SSN nella procedura, il che include la ricerca di dispositivi idonei e l’assistenza nel loro utilizzo, qualora esistenti. Questo, secondo la Corte, rientra nel “doveroso ruolo di garanzia” che il SSN deve esercitare, soprattutto nei confronti delle persone più fragili.
La sentenza ha quindi riaffermato l’importanza di garantire l’autodeterminazione del paziente, ma ha anche posto l’accento sulla necessità di esplorare tutte le possibili soluzioni tecnologiche per consentire l’esercizio di tale diritto, anche in situazioni di grave disabilità.
Reazioni e Implicazioni Politiche
Il verdetto ha provocato diverse reazioni nell’ambito politico italiano. Da un lato vi sono alcuni rappresentanti dell’opposizione, come Alfredo Bazoli, senatore del PD, i quali vedono nella decisione una conclusione al dibattito circa la funzione del SSN nelle questioni legate al fine vita; dall’altro lato ci sono figure come Ignazio Zullo, senatore per i Fratelli d’Italia, che ritiene invece che tale sentenza respinga qualsiasi tentativo volto a permettere l’eutanasia in Italia.
Ora tutta l’attenzione è rivolta al disegno di legge attualmente analizzato dal Senato; esso prevede infatti l’esclusione totale degli interventi da parte del SSN riguardo ai casi di suicidio assistito. È possibile che la pronuncia della Corte Costituzionale stimoli una modifica alla bozza legislativa esistente affinché possa essere assicurata non solo una più incisiva partecipazione da parte del SSN ma anche il riconoscimento completo delle istanze autodeterminate dei pazienti stessi.
Il tema concernente la fase finale della vita presenta notevoli complessità e sfide delicate: incarna valori etici, religiosi e individuali profondamente ancorati nella cultura italiana.
Autodeterminazione e Dignità: Un Equilibrio Delicato
Il provvedimento emesso dalla Corte Costituzionale riguardante il caso della signora Libera sottolinea l’urgenza di stabilire un’armonia tra il diritto all’autodeterminazione dell’individuo e la salvaguardia della dignità umana. È imprescindibile onorare le scelte personali degli individui affetti da sofferenze intollerabili e irreversibili che decidono di interrompere le proprie vite; tuttavia, altrettanto rilevante è assicurarsi che questa decisione venga presa in modo libero, sistematico, ed attraverso una corretta informativa rispetto a tutte le alternative terapeutiche disponibili per alleviare i dolori.
Un aspetto centrale evidenziato dalla Corte riguarda l’accessibilità ai dispositivi per l’autosomministrazione dei farmaci letali: nel caso questi strumenti siano realmente disponibili entro tempistiche adeguate, i pazienti hanno pieno titolo ad utilizzarli. Altrimenti diventa imperativo porsi interrogativi su come permettere a chi si trova in condizione di grave disabilità di esercitare questo diritto all’autodeterminazione.
L’atto giuridico deliberato dalla Corte segna una significativa evoluzione nella discussione sul tema del fine vita nel contesto italiano; resta comunque irrisolto un gran numero d’interrogativi.
Amici lettori, riflettiamo insieme su questa complessa tematica. Dal punto di vista legale, è essenziale distinguere tra eutanasia (l’atto di causare la morte di un’altra persona) e suicidio assistito (l’atto di fornire assistenza a una persona che decide di porre fine alla propria vita). La legge italiana punisce l’eutanasia, ma in determinate circostanze, il suicidio assistito può non essere punibile.
Approfondendo ulteriormente, possiamo considerare il concetto di “consenso informato”. Questo principio fondamentale del diritto medico stabilisce che ogni paziente ha il diritto di essere informato in modo completo e comprensibile sulle proprie condizioni di salute, sulle opzioni di trattamento disponibili e sui rischi e benefici di ciascuna opzione. Solo dopo aver ricevuto tali informazioni, il paziente può esprimere un consenso libero e consapevole alle cure proposte. Questo principio è particolarmente rilevante nel contesto del fine vita, dove la decisione di interrompere le cure o di accedere al suicidio assistito deve essere presa in modo pienamente informato e consapevole. Invito ciascuno di voi a considerare l’intreccio esistente tra tali principi giuridici, le nostre credenze individuali e i valori che informano la nostra collettività. Il tema del fine vita, di indiscutibile rilevanza universale, richiede una discussione franca, trasparente e caratterizzata dal rispetto reciproco.