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Equo compenso: L’Avvocatura UE dà ragione all’Italia, cosa cambia ora?

La decisione dell'Avvocatura Generale della Corte di Giustizia dell'UE potrebbe segnare una svolta nel rapporto tra editori e piattaforme digitali, garantendo una remunerazione più equa per i contenuti giornalistici online.
  • Agcom obbliga Meta a versare circa 10 milioni di euro a Gedi.
  • Nel 2022 Agcom ha chiarito la situazione in Italia.
  • La cifra supera i 730 mila euro stabiliti per Microsoft.

Il tema riguardante l’equo compenso per i contenuti giornalistici veicolati su internet sta suscitando un vivace dibattito nel contesto legale europeo. Un pronunciamento recente emesso dall’*Avvocatura Generale della Corte di Giustizia dell’UE pare avallare la validità delle legislazioni nazionali, inclusa quella italiana, tese a garantire una remunerazione equa ai publisher per l’impiego delle loro opere da parte dei giganti digitali. Questa dichiarazione si manifesta in un periodo decisivo, caratterizzato dalla pressione esercitata sulla struttura economica dell’editoria dai cambiamenti indotti dal digitale e dall’ascesa impetuosa dei social media quali emergenti canali d’informazione.

Il Contesto della Disputa

Il fulcro della discussione si concentra sul diritto d’autore e sulla sua implementazione nell’attuale era digitale. Da un lato, gli editori affermano che le loro opere devono restare tutelate dalla legge e non possono circolare liberamente sulle piattaforme online senza ricevere un giusto compenso, specie se si considerano i proventi pubblicitari generati da tali opere stesse. Dall’altra parte delle barriere ci sono le piattaforme digitali che sostengono di offrire maggiore visibilità agli editori; queste ultime rivendicano quindi un contributo indiretto ai profitti degli stessi fornitori di contenuti. La situazione in Italia è stata chiarita dal regolamento Agcom nel 2022; questo documento normativo obbliga le piattaforme a trattare la corresponsione di una somma equa agli editori derivante dai guadagni pubblicitari ottenuti tramite l’uso delle loro creazioni intellettuali. In risposta a ciò,
Meta — l’azienda guidata da Zuckerberg — ha impugnato tale norma sostenendo fosse incompatibile sia con le leggi europee riguardanti il diritto d’autore sia coi principi della libertà imprenditoriale.
Questa controversia giuridica è finita all’esame del TAR del Lazio: inizialmente venne sospeso il decreto per poi essere reintegrato dal Consiglio di Stato,
il quale infine ha trasferito il tema alla Corte di Giustizia europea per ulteriori chiarimenti legali.

Cosa ne pensi?
  • Finalmente una decisione che tutela il lavoro dei giornalisti... 👏...
  • Ma l'equo compenso non rischia di danneggiare la libertà di informazione... 🤔...
  • E se invece di concentrarci sull'equo compenso, ripensassimo il modello di business... 💡...

Il Parere dell’Avvocatura Generale

L’Avvocato Generale Maciej Szpunar ha espresso un parere favorevole alla posizione italiana, affermando che gli Stati membri hanno il diritto di adottare misure a tutela del diritto d’autore, anche in caso di “ripubblicazione” di contenuti su piattaforme online. Secondo Szpunar, tali misure non limitano la libertà di stampa, ma anzi la rafforzano, promuovendo la sostenibilità economica dell’editoria, un pilastro fondamentale della democrazia. Il parere dell’Avvocato Generale ha inoltre evidenziato che l’imposizione alle piattaforme di avviare negoziazioni, fornire dati e non diminuire la visibilità dei contenuti editoriali durante queste trattative non entra in conflitto con la direttiva UE, a patto che non implichi un obbligo di siglare un accordo o di effettuare un versamento in assenza di un impiego effettivo o previsto.

La Decisione di Agcom e l’Impatto Economico

Recentemente l’Agcom ha adottato una deliberazione che obbliga Meta a versare all’incirca 10 milioni di euro a Gedi in relazione all’impiego degli articoli provenienti da Repubblica e dalle altre riviste associate nel corso del 2022 su Facebook. Questo provvedimento costituisce la seconda iniziativa legislativa riguardante il tema dell’equo compenso dopo quella già intrapresa nei confronti di Microsoft con Bing ed emerge come un’importante pietra miliare nel contesto editoriale contemporaneo. La cifra richiesta è notevolmente superiore rispetto ai 730 mila euro stabiliti in favore della causa legata a Microsoft nell’arco temporale biennale; essa tiene conto dell’impatto considerevole generato dal traffico su Facebook nonché dalla diffusione delle notizie attraverso tale mezzo digitale. Il sistema normativo delineato dall’Agcom adotta modalità piuttosto intricate per calcolare questo equo compenso: si basa sull’analisi della disparità esistente tra le entrate pubblicitarie generate dalla piattaforma mediante l’impiego dei contenuti editoriali e i proventi attribuibili agli editori dai flussi informativi prodotti da tali testi giornalistici. In aggiunta, si valutano elementi quali il numero totale degli utenti attivi online, la significatività delle varie testate coinvolte nella questione legata all’informazione (informative news), il personale redazionale disponibile (giornalisti) e infine gli investimenti necessari in tecnologia e infrastrutture oltre alla tradizione storica che ogni singola pubblicazione possiede. La disponibilità dei dati forniti dalle piattaforme si rivela essere cruciale per effettuare tale calcolo; tuttavia, frequentemente questa necessità genera conflitti con le stesse.

Verso un Nuovo Equilibrio? Riflessioni Conclusive

Il tema relativo all’equo compenso costituisce una questione articolata e multifaccettata che esige un attento bilanciamento fra tutela del diritto d’autore, libertà d’impresa e diritto all’informazione. Le osservazioni espresse dall’Avvocatura Generale della Corte di Giustizia dell’UE assieme alle determinazioni emerse dall’Agcom denotano chiaramente una maggiore attenzione verso l’esigenza fondamentale di assicurare ai singoli editori un’equa retribuzione per i loro sforzi creativi nell’attuale panorama digitale in incessante metamorfosi.
L’Equo Compenso: Un Diritto in Evoluzione
Carissimi lettori, affrontiamo ora la problematica legata all’equo compenso; si tratta indubbiamente di un argomento cruciale per noi tutti poiché influisce direttamente sul domani del panorama informativo oltre alla sostenibilità stessa del settore giornalistico. Pensate solo alla figura dei produttori editoriali impegnati profondamente nelle proprie creazioni—quali sarebbero le sensazioni provate nel constatare l’utilizzo delle loro opere da parte altrui privo degli adeguati riconoscimenti economici? Una situazione davvero demoralizzante! Questo è precisamente lo scopo dello strumento denominato equo compenso: salvaguardare coloro i quali forniscono notizie dignitose affinché possano continuare serenamente nelle loro attività senza subire le pressioni opprimenti imposte dai colossi digitali.
Approfondimento Giuridico: Il quindicesimo articolo della Direttiva Europea 2019/790, riguardante il diritto d’autore nel mercato unico digitale, stabilisce un
diritto connesso a vantaggio degli editori di periodici per l’uso telematico delle loro pubblicazioni da parte dei fornitori di servizi digitali. Questo diritto si propone di rafforzare la posizione contrattuale degli editori nei confronti delle piattaforme online e di garantire una giusta compensazione per l’utilizzo dei loro contenuti.

Riflessione Personale: Ma cosa significa tutto questo per noi, lettori? Significa che dobbiamo essere consapevoli del valore dell’informazione e sostenere un modello di giornalismo sostenibile, che possa continuare a fornirci notizie accurate, approfondite e indipendenti. È fondamentale interrogarsi sulla disponibilità a sostenere economicamente l’informazione di alta qualità, oppure se si preferisce ripiegare su materiali gratuiti, frequentemente banali e non molto credibili*. Tale riflessione sarà cruciale nel definire l’andamento futuro del panorama informativo e la funzione che esso avrà all’interno della nostra comunità.


Articolo e immagini generati dall’AI, senza interventi da parte dell’essere umano. Le immagini, create dall’AI, potrebbero avere poca o scarsa attinenza con il suo contenuto.(scopri di più)
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