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Assenza per malattia: cosa cambia con le nuove sentenze della cassazione

Tre recenti sentenze della Cassazione (aprile-maggio 2025) ridefiniscono i confini tra diritti del lavoratore e doveri del datore di lavoro in caso di malattia. Ecco cosa sapere per evitare sanzioni.
  • Ritardo certificato: licenziamento possibile per rottura vincolo fiduciario.
  • Attività incompatibili: vietato compromettere la guarigione, ordinanza n. 11154.
  • Comporto: non si può aggirare il periodo con ferie.
  • Obbligo del lavoratore: tempestiva comunicazione dell'assenza.
  • Datore di lavoro: deve agire con correttezza e buona fede.
  • Il principio di proporzionalità è fondamentale nelle sanzioni.
  • Ordinanza n. 14157: datore non responsabile se assenza si prolunga.

L’era digitale e le trasformazioni del mondo del lavoro portano con sé nuove sfide legali e interpretazioni giurisprudenziali. Tre recenti sentenze della Corte di Cassazione, datate tra aprile e maggio 2025, offrono uno spaccato significativo sulle dinamiche tra obblighi del lavoratore, diritti del datore di lavoro e tutele della salute.

Ritardo nella presentazione del certificato medico: una “dimenticanza” che costa il posto

Il 22 maggio 2025, la Corte di Cassazione ha ribadito un principio cardine: la tempestiva comunicazione dell’assenza per malattia è un dovere imprescindibile del lavoratore. Il mancato rispetto di tale obbligo, concretizzatosi nel ritardo nella presentazione del certificato medico, può legittimare il licenziamento per giusta causa. Nel caso specifico, una dipendente, assente per cinque giorni, aveva comunicato il suo stato di malattia in ritardo, portando l’azienda a interrompere il rapporto di lavoro per la rottura del vincolo fiduciario. La lavoratrice, ritenendo la sanzione eccessiva per una mera dimenticanza, aveva adito le vie legali, ottenendo inizialmente un risarcimento. Tuttavia, la Cassazione ha ribaltato la decisione, sottolineando l’importanza della tempestività nella comunicazione dell’assenza. Questo caso evidenzia come anche una presunta “dimenticanza” possa avere conseguenze drastiche nel mondo del lavoro.

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Attività incompatibili con la malattia: quando il riposo diventa un rischio

L’ordinanza n. 11154 del 28 aprile 2025 affronta un tema delicato: il comportamento del dipendente durante il periodo di malattia. La Corte di Cassazione ha ribadito che il lavoratore, pur assente per motivi di salute, è tenuto a mantenere una condotta conforme ai principi di correttezza, diligenza e buona fede. In particolare, è vietato intraprendere attività che possano compromettere o ritardare il processo di guarigione. Il caso specifico riguardava un dipendente, in malattia per un problema al braccio e con prescrizione di riposo assoluto, sorpreso a guidare uno scooter per recarsi in spiaggia. La Cassazione ha ritenuto legittimo il licenziamento, non tanto per l’effettivo peggioramento della salute, quanto per la violazione dei doveri contrattuali. La Corte ha precisato che non esiste un divieto assoluto di svolgere attività durante la malattia, ma queste devono essere compatibili con la cura e non devono interferire con il recupero. A tal proposito, è stato citato un caso emblematico in cui un lavoratore affetto da depressione era stato autorizzato a esibirsi come cantante in un piano bar, in quanto tale attività aveva effetti benefici sul suo percorso terapeutico.

Superamento del periodo di comporto: quando la malattia diventa un limite

L’ordinanza n. 14157 del 27 maggio 2025 affronta la questione del superamento del periodo di comporto, ovvero il periodo massimo di assenza per malattia consentito dalla legge o dal contratto collettivo. La Cassazione ha stabilito che il datore di lavoro non è responsabile se il lavoratore prolunga l’assenza dal servizio, utilizzando sistematicamente periodi di ferie e aspettativa, senza che ciò produca un miglioramento dello stato di salute. In altre parole, il lavoratore non può “aggirare” il periodo di comporto, prolungando l’assenza con altri strumenti, senza che ciò incida positivamente sulla sua guarigione. Questa sentenza sottolinea la necessità di un equilibrio tra il diritto alla salute del lavoratore e l’interesse del datore di lavoro a garantire la continuità dell’attività produttiva.

Verso un nuovo equilibrio tra diritti e doveri nel mondo del lavoro

Le tre sentenze della Corte di Cassazione delineano un quadro complesso e articolato, in cui i diritti del lavoratore e i doveri del datore di lavoro si intersecano e si bilanciano. È fondamentale che il lavoratore sia consapevole dei propri obblighi, come la tempestiva comunicazione dell’assenza per malattia e il mantenimento di una condotta compatibile con la guarigione. Allo stesso tempo, il datore di lavoro deve agire nel rispetto dei principi di correttezza e buona fede, valutando attentamente le circostanze del caso concreto prima di adottare provvedimenti disciplinari.

In questo contesto, è utile ricordare una nozione base di diritto del lavoro: il principio di proporzionalità. Questo principio impone che la sanzione disciplinare sia proporzionata alla gravità della violazione commessa dal lavoratore. Nel caso del ritardo nella presentazione del certificato medico, ad esempio, il giudice dovrà valutare se il licenziamento sia una sanzione eccessiva rispetto alla “dimenticanza” del lavoratore.
Una nozione più avanzata riguarda invece l’onere della prova. In caso di contestazione del licenziamento, spetta al datore di lavoro dimostrare la legittimità del provvedimento, fornendo elementi concreti a sostegno delle proprie ragioni. Nel caso delle attività incompatibili con la malattia, ad esempio, il datore di lavoro dovrà dimostrare che il comportamento del lavoratore ha effettivamente compromesso o ritardato il processo di guarigione.

Queste sentenze ci invitano a riflettere sul ruolo del lavoro nella nostra società e sulla necessità di trovare un equilibrio tra le esigenze produttive e la tutela della salute e della dignità del lavoratore. Il diritto del lavoro è uno strumento fondamentale per garantire questo equilibrio, ma è necessario che sia interpretato e applicato in modo consapevole e responsabile, tenendo conto delle specificità di ogni singolo caso.


Articolo e immagini generati dall’AI, senza interventi da parte dell’essere umano. Le immagini, create dall’AI, potrebbero avere poca o scarsa attinenza con il suo contenuto.(scopri di più)
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