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E-mail private dei dipendenti: fino a che punto può spingersi il controllo aziendale?

La sentenza della Cassazione 24204/2025 riafferma la protezione delle e-mail personali dei lavoratori, anche su dispositivi aziendali. Scopri i limiti al controllo del datore di lavoro e le implicazioni legali.
  • Cassazione: E-mail private protette anche su dispositivi aziendali (sentenza 24204/2025).
  • Vietata sorveglianza generalizzata: serve informativa chiara ai lavoratori.
  • Manager a processo per spionaggio e-mail ex dipendente dal maggio 2023.

Nell’odierna era digitale, la salvaguardia della riservatezza dei dipendenti è diventata una problematica sempre più sensibile e complessa. La Corte Suprema di Cassazione, con la sentenza numero 24204/2025, ha riaffermato un principio cardine: le e-mail personali dei lavoratori rimangono sacrosante, anche qualora utilizzino dispositivi aziendali. Tale decisione rappresenta una svolta cruciale nel bilanciamento tra la facoltà del datore di lavoro di supervisionare l’attività lavorativa e il diritto alla privacy dei dipendenti.

La Sentenza Chiave della Cassazione

La pronuncia numero 24204 del 29 agosto 2025, emanata dalla Sezione Lavoro del sommo organo giurisdizionale, ha stabilito che le comunicazioni private dei dipendenti godono di protezione, perfino quando transitano o vengono archiviate su server e apparecchi di proprietà dell’impresa. Tale orientamento si fonda sull’articolo 8 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo, che tutela il diritto al rispetto della vita privata e della corrispondenza. La fattispecie concreta riguardava un’azienda che aveva adoperato e-mail private di ex dipendenti, scovate nei sistemi informatici aziendali, per provare presunti comportamenti di concorrenza sleale. La Cassazione ha giudicato inammissibile l’impiego di tali prove, in quanto acquisite in violazione dei principi sulla protezione della privacy. La Corte ha posto l’accento sul fatto che qualunque forma di controllo delle comunicazioni dei dipendenti debba attenersi a requisiti di legittimità e proporzionalità. Il controllo può essere giustificato solo da motivazioni gravi e specifiche, deve essere attuato con modalità meno invasive possibili e deve essere preceduto da un’informativa chiara e preventiva ai lavoratori.

Cosa ne pensi?
  • Finalmente una sentenza che tutela i lavoratori! 👍 Ma......
  • Controllo necessario vs privacy: un confine labile... ⚖️ Riflessioni......
  • E se il dipendente usasse la mail aziendale per attività illecite? 🤔 Allora......

I Limiti al Controllo del Datore di Lavoro

La sentenza della Cassazione fissa dei confini molto precisi al potere di controllo del datore di lavoro. Non sono ammesse attività di sorveglianza generalizzata, né accertamenti preventivi slegati da concrete esigenze difensive. L’assenza di norme interne precise e di informative adeguate rende illegittima ogni operazione di monitoraggio. La giurisprudenza di legittimità ha ripetutamente escluso la possibilità di raccogliere e ordinare dati personali relativi alla navigazione web, all’utilizzo della posta elettronica o delle utenze telefoniche trascurando le disposizioni dello Statuto dei Lavoratori (art. 4) e del Codice della privacy. L’intrusione illecita in un account e-mail protetto da password configura non solo la violazione di corrispondenza (art. 616 del c.p.), *ma anche illecito penale di accesso non autorizzato a sistemi informatici, ai sensi dell’articolo 615 ter del codice penale.*

Il Caso del Manager Sotto Processo

Un caso emblematico di violazione della privacy è quello di un manager di un’azienda del settore energetico, finito sotto processo per aver spiato la mail di un ex dipendente. Secondo la Procura di Perugia, la manager, una 52enne, si sarebbe introdotta illegalmente, tra maggio e settembre 2023, nella casella di posta elettronica aziendale di un agente di commercio che era stato licenziato il 5 maggio 2023. L’ex collaboratore aveva scoperto l’accaduto poiché, visitando un vecchio cliente, era venuto a conoscenza di conferme di lettura di messaggi e-mail indirizzati al suo precedente account aziendale dopo la cessazione del rapporto di lavoro. Le investigazioni avevano associato gli accessi all’indirizzo IP aziendale della ditta e, nello specifico, alla postazione lavorativa della dirigente. La dirigente aveva riconosciuto di aver gestito le relazioni con i clienti dell’ex agente per ragioni amministrative, ma aveva negato di aver avuto “consapevolmente” un accesso diretto alla sua corrispondenza elettronica. L’accusa sostiene che tali intrusioni, reiterate nel tempo, siano avvenute senza autorizzazione e abbiano permesso alla dirigente di leggere non solo le comunicazioni inerenti ai clienti, ma anche di accedere, tramite collegamenti e credenziali recuperate dalla posta, al portale di fatturazione elettronica dell’agente, prendendo visione anche di documenti riservati.

Privacy Aziendale: Un Equilibrio Delicato tra Controllo e Rispetto

La sentenza della Cassazione e il caso del manager sotto processo evidenziano la necessità di un equilibrio delicato tra il diritto del datore di lavoro di controllare l’attività lavorativa e il diritto alla privacy dei dipendenti. Le aziende devono adottare policy interne chiare e trasparenti, che definiscano i limiti del controllo e informino i lavoratori sui loro diritti. La violazione della privacy dei dipendenti può comportare conseguenze legali e reputazionali significative per le aziende.


Articolo e immagini generati dall’AI, senza interventi da parte dell’essere umano. Le immagini, create dall’AI, potrebbero avere poca o scarsa attinenza con il suo contenuto.(scopri di più)
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