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- Cassazione respinge ricorso Stellantis, caso iniziato nel 2017.
- Operaio costretto a cambiarsi in corridoio, risarcimento di 5.000 euro.
- Articolo 2087 del codice civile: tutela dignità del lavoratore.
La Corte di Cassazione ha pronunciato un verdetto di rilievo a beneficio di un dipendente, ponendo termine a un contenzioso legale protrattosi a lungo, avviato nel febbraio 2017. La questione verteva su un operaio dell’ex Sevel-Fca, ora Stellantis, a cui era stato impedito di accedere ai servizi igienici durante l’orario di servizio. L’episodio, che ha visto il lavoratore trovarsi costretto a espletare bisogni fisiologici involontariamente e in seguito privato della possibilità di cambiarsi d’abito, ha suscitato vasta indignazione e ha comportato l’intervento della magistratura.
La Sentenza della Cassazione
*La Corte di Cassazione ha respinto, dichiarandolo non ricevibile, il ricorso presentato da Stellantis avverso la decisione della Corte d’Appello dell’Aquila, ratificando così quanto statuito dal Tribunale di Lanciano. I giudici hanno riconosciuto che il dipendente ha patito “una lesione alla dignità personale verificatasi sul luogo di lavoro“, contravvenendo a quanto disposto dall’articolo 2087 del codice civile. Tale norma impone al datore di lavoro l’adozione di ogni misura necessaria a salvaguardare l’integrità fisica e la personalità morale della forza lavoro. In aggiunta, la Suprema Corte ha imposto a Stellantis il rimborso delle spese legali e ha ordinato che, in caso di diffusione dell’ordinanza, i dati identificativi del lavoratore vengano resi anonimi, in ossequio al decreto legislativo 196/03.
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Dettagli dell’Incidente e Reazioni
Il singolo episodio ha visto il lavoratore, durante il suo turno, nell’impossibilità di utilizzare i servizi igienici a causa di una rigida policy aziendale che subordinava l’accesso all’autorizzazione del team leader. Malgrado i ripetuti sforzi per segnalare l’impellente necessità, anche tramite il pulsante di emergenza, e le richieste ad altri responsabili, il permesso è stato negato. Pressato dalla necessità, il dipendente ha abbandonato la postazione, ma non ha potuto evitare l’incidente. Anche la successiva domanda di potersi cambiare nell’infermeria è stata respinta, obbligandolo a vestirsi in un corridoio, sotto gli occhi dei colleghi.
La vicenda ha innescato una forte reazione da parte dell’Unione Sindacale di Base (Usb), che ha immediatamente indetto uno sciopero e offerto sostegno legale al dipendente. Il sindacato ha espresso viva soddisfazione per il pronunciamento, definendolo un atto di giustizia che restituisce dignità al lavoratore.

Implicazioni Legali e Responsabilità Datoriale
La decisione della Cassazione riafferma un principio cardine: il datore di lavoro ha il dovere di assicurare condizioni lavorative decorose e di salvaguardare la salute psicofisica dei dipendenti. L’articolo 2087 del codice civile non si limita a prescrivere l’adozione di misure preventive, ma impone un obbligo di protezione che si estende alla sfera della dignità individuale. La Corte ha messo in risalto che la responsabilità del datore di lavoro non si esaurisce nella mera osservanza di norme astratte, ma richiede una struttura organizzativa concreta ed efficace, capace di far fronte anche ai bisogni fisiologici del personale. La disposizione che obbliga l’azienda a versare al dipendente strong 5.000 euro a titolo di risarcimento per il danno morale subito evidenzia le ripercussioni finanziarie e legali derivanti dall’inosservanza di tali obblighi.
Una Vittoria per la Dignità del Lavoro
Questo verdetto rappresenta un traguardo significativo per i diritti dei lavoratori e un monito per le imprese. Sottovalutare l’importanza della dignità sul luogo di lavoro può avere ripercussioni non solo etiche, ma anche legali ed economiche. La vicenda, avviatasi nel 2017 e conclusasi nel 2025, dimostra che la giustizia può intervenire, sebbene dopo un lungo percorso, a tutela dei diritti fondamentali dei lavoratori. La vicenda ha visto anche il coinvolgimento di Fabio Cocco, coordinatore regionale di Usb lavoro privato, denunciato per diffamazione e successivamente archiviato nel 2020*.
Riflessioni Conclusive: Dignità, Organizzazione e Responsabilità
La storia che abbiamo analizzato ci offre spunti di riflessione profondi sul rapporto tra lavoratore e datore di lavoro, e sulla centralità della dignità umana nel contesto lavorativo.
Nozione legale base: L’articolo 2087 del codice civile, pilastro della tutela del lavoratore, impone al datore di lavoro di adottare tutte le misure necessarie per preservare l’integrità fisica e morale dei propri dipendenti. Questo non significa solo prevenire infortuni, ma anche garantire un ambiente di lavoro rispettoso della dignità umana.
Nozione legale avanzata: Il concetto di “organizzazione del lavoro” assume un ruolo cruciale. Non basta rispettare formalmente le norme, ma è necessario che l’azienda adotti un modello organizzativo che tenga conto delle esigenze concrete dei lavoratori, inclusi i bisogni fisiologici. L’omissione di tale organizzazione può configurare una responsabilità contrattuale del datore di lavoro, con conseguenze risarcitorie.
Questa storia ci ricorda che il lavoro non è solo un mezzo per guadagnarsi da vivere, ma anche un luogo in cui la dignità di ogni persona deve essere rispettata e tutelata. Un’azienda che non è in grado di garantire un ambiente di lavoro dignitoso, non solo viola la legge, ma tradisce anche i valori fondamentali della nostra società. La sentenza della Cassazione, in questo senso, è un faro che illumina il cammino verso un mondo del lavoro più giusto e umano.