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- La Cassazione ribadisce la responsabilità del datore per omessa formazione.
- Un tubo di cemento di 40 kg causa infortunio a un dipendente.
- Il 90% degli incidenti è legato a carenze organizzative.
Un’analisi approfondita
La sicurezza sul lavoro rappresenta un pilastro fondamentale nel panorama giuridico italiano ed europeo. La recente sentenza della Cassazione penale n. 15697, emessa il 23 aprile 2025, riafferma con forza l’importanza della formazione e della prevenzione degli infortuni sul lavoro, delineando in modo chiaro le responsabilità del datore di lavoro. Questa sentenza si inserisce in un contesto in cui gli infortuni sul lavoro continuano a rappresentare una grave problematica, con conseguenze devastanti per i lavoratori, le imprese e la società nel suo complesso. L’Agenzia Europea per la Sicurezza e la Salute sul Lavoro stima che circa il 90% degli incidenti sia riconducibile all’errore umano, spesso derivante da carenze organizzative e formazione insufficiente.
Il caso specifico e la decisione della Cassazione
Il caso in esame riguarda un infortunio sul lavoro occorso a un dipendente di una Srl, il quale, durante la movimentazione di materiale, si è fratturato le dita di una mano a causa della caduta di un tubo di cemento del peso di oltre 40 kg. La Corte d’Appello di Campobasso aveva confermato la condanna del legale rappresentante della società per lesioni colpose, ai sensi dell’art. 590 c.p. Il datore di lavoro ha presentato ricorso in Cassazione, contestando la propria responsabilità penale e sostenendo che l’evento fosse imprevedibile e non evitabile. La Cassazione ha rigettato il ricorso, ribadendo che il datore di lavoro è responsabile per non aver fornito al lavoratore una formazione sufficiente e adeguata in materia di salute e sicurezza, con particolare riferimento al posto di lavoro e alle mansioni svolte. La Corte ha sottolineato che l’omessa formazione può essere considerata causa dell’infortunio, in quanto determina la mancata consapevolezza da parte del lavoratore dei rischi connessi alla lavorazione e delle modalità per evitarli.

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Obblighi del datore di lavoro e importanza della formazione
La sentenza della Cassazione ribadisce che la tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro è un principio cardine dell’ordinamento, che impone al datore di lavoro obblighi inderogabili di prevenzione e tutela dei propri dipendenti. Il D. Lgs. 81/2008, noto come Testo Unico sulla Sicurezza, definisce in modo preciso gli obblighi del datore di lavoro in materia di valutazione dei rischi, prevenzione e protezione dei lavoratori. In particolare, l’art. 37 del D. Lgs. 81/2008 disciplina i contenuti e le modalità della formazione e dell’informazione, stabilendo che queste debbano avvenire in occasione della costituzione del rapporto di lavoro, del trasferimento o cambiamento di mansioni, dell’introduzione di nuove attrezzature o tecnologie, e dell’utilizzo di nuove sostanze pericolose. La formazione, l’informazione e l’addestramento sono elementi essenziali per garantire la sicurezza dei lavoratori e prevenire gli infortuni sul lavoro. La Cassazione ha ricordato che l’obbligo di fornire adeguata formazione ai lavoratori è uno dei principali gravanti sul datore di lavoro, e in generale sui soggetti preposti alla sicurezza del lavoro. Il datore di lavoro risponde pertanto dell’infortunio occorso al lavoratore in caso di violazione degli obblighi relativi alla valutazione dei rischi e alla formazione dei lavoratori.
Conseguenze dell’omessa formazione e responsabilità del datore di lavoro
La responsabilità penale del datore di lavoro: un’analisi conclusiva
La sentenza della Cassazione chiarisce che la responsabilità penale del datore di lavoro non viene meno in caso di condotta imprudente del lavoratore, a meno che il comportamento del lavoratore sia qualificabile come abnorme, ossia del tutto estraneo alle mansioni affidate, imprevedibile e non riconducibile al ciclo produttivo. La pronuncia ribadisce la funzione essenzialmente preventiva della normativa antinfortunistica, che impone al datore di adottare ogni misura idonea a impedire comportamenti pericolosi, anche se posti in essere dagli stessi lavoratori. In definitiva, la sentenza della Cassazione rappresenta un importante monito per i datori di lavoro, che sono chiamati a investire nella formazione e nella prevenzione degli infortuni sul lavoro, al fine di garantire la sicurezza e la salute dei propri dipendenti e di evitare gravi conseguenze legali ed economiche.
La Corte di Cassazione ha evidenziato che il dovere di erogare una preparazione idonea ai dipendenti rappresenta una delle responsabilità maggiori che gravano sul datore di lavoro e, in generale, su chi si occupa della sicurezza professionale. L’Agenzia Europea per la Sicurezza e la Salute sul Lavoro calcola che all’incirca il 90% degli eventi dannosi può essere collegato a disattenzioni umane, frequentemente scaturite da deficienze strutturali e da istruzione carente.
La sentenza della Cassazione consolida che la protezione della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro è un principio fondamentale dell’ordinamento, che vincola il datore di lavoro a doveri irrinunciabili di salvaguardia e protezione dei suoi subordinati. La decisione sottolinea il ruolo eminentemente cautelativo delle leggi contro gli infortuni, che impone al datore di adottare ogni azione atta a prevenire atteggiamenti rischiosi, persino quando messi in atto dai dipendenti stessi. Secondo la Cassazione, l’obbligo di impartire un’istruzione adeguata ai dipendenti costituisce uno dei fardelli principali che incombono sul datore di lavoro e, più in generale, su tutti i soggetti responsabili della sicurezza professionale.
La Suprema Corte ha rimarcato che l’onere di assicurare una formazione appropriata ai lavoratori rappresenta uno degli impegni più significativi in capo al datore di lavoro e, in senso lato, a tutti i responsabili della sicurezza aziendale.
Il pronunciamento riafferma l’obiettivo primario di tutela che contraddistingue le norme in materia di prevenzione infortuni, imponendo al datore di lavoro di attuare ogni provvedimento adeguato a scongiurare azioni pericolose, persino se compiute dagli stessi dipendenti.
La decisione ribadisce la finalità eminentemente protettiva delle leggi relative alla sicurezza sul lavoro, vincolando il datore ad adottare ogni misura atta a prevenire condotte imprudenti, anche qualora siano poste in essere dai lavoratori stessi.
Amici, riflettiamo un attimo su questa sentenza. Nel diritto del lavoro, un concetto fondamentale è la “culpa in vigilando”, ovvero la colpa per mancata vigilanza. Questo significa che il datore di lavoro ha il dovere di vigilare sull’operato dei propri dipendenti, assicurandosi che rispettino le norme di sicurezza e che utilizzino correttamente le attrezzature. Un concetto più avanzato è quello della “responsabilità oggettiva”, che in alcuni casi può essere attribuita al datore di lavoro anche in assenza di una sua colpa specifica, se l’infortunio è riconducibile a un rischio intrinseco all’attività lavorativa. Questa sentenza ci invita a riflettere sulla complessità del rapporto tra datore di lavoro e lavoratore, e sulla necessità di un impegno costante per la tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro.